INTERVISTA A PIERO CASTORO DEL CENTRO STUDI TORRE DI NEBBIA.
Come nasce e con quale obiettivo la “La Guida ai 13 paesi del Parco”?
La Guida ai paesi si inserisce nell’ambito più generale di quelle attività che il Centro Studi Torre di Nebbia svolge dal 1987, con lo specifico obiettivo di promuovere e far conoscere, ad un pubblico sempre più vasto, il patrimonio naturale, storico e artistico del territorio dell’Alta Murgia, nel tentativo di contribuire così a innescare processi di sensibilizzazione culturale tesi alla conoscenza, salvaguardia e valorizzazione dell’area ricadente nel Parco nazionale dell’Alta Murgia. Tra le attività di ricerca e di documentazione vanno contemplati numerosi progetti editoriali. Si tratta di materiali diversificati, curati con perizia sia redazionale che grafica. Il catalogo delle pubblicazioni del Centro Studi Torre di Nebbia, infatti, risulta essere, attualmente, il più vasto e ricco riguardante l’Alta Murgia (www.altramurgia.it).
Il progetto è un vecchio progetto del “Centro Studi Torre di Nebbia” in parte realizzato per alcune città. Da chi è stato supportato e finanziato?
In effetti la Guida ai paesi nasce alla fine degli anni Novanta. Il progetto editoriale comprendeva due volumi dedicati al territorio e due ai paesi, oltre ad una mostra fotografica relativa ai due ambiti che allora fu esposta in quasi tutti i paesi dell’Alta Murgia. I primi, una monografia e un libro fotografico, furono pubblicati nel 1997 e poi rieditati nel 2005, mentre il primo volume sui paesi fu pubblicato nel 2002 e che comprendeva solo i sei comuni murgiani della ex Comunità Montana di nord-ovest. La Guida ai paesi pubblicata da qualche mese, invece, riguarda tutti i tredici comuni dell’Alta Murgia. Il progetto è stato solo in parte finanziato dalla regione Puglia, ai sensi della L.R. n.6/2004 e del “Programma Straordinario 2020 in materia di Cultura e Spettacolo” e patrocinato dall’Ente parco dell’Alta Murgia con l’acquisto di trecento cofanetti della Guida completa.
Com’è strutturata la Guida?
Il numero di pagine della Guida è di 640, perciò, per rendere più agile la consultazione, l’edizione si presenta divisa in 13 opuscoli, uno per ogni comune del Parco, in un unico cofanetto, anche se è possibile acquistare un singolo volume che comprende: un apparato fotografico d’autori; segnalazione e descrizione delle opere architettoniche e delle emergenze ambientali e naturalistiche più importanti; due 2 cartografie appositamente elaborate, la prima riguardante il centro abitato e la seconda relativa all’intero territorio comunale con la segnalazione di tutte le masserie e gli jazzi, le strade panoramiche,le emergenze storico-archeologico-architettoniche e ambientali tra cui i Geositi. L’economia agro pastorale è riuscita a preservare il patrimonio storico architettonico delle città
del Parco. “La modernità” ha fatto perdere il legame con la storia dei luoghi, aggredendo anche il
paesaggio. È possibile tutelare questo patrimonio e come?
La questione di fondo, come al solito, è politica ma, soprattutto, culturale. Forse la transizione ecologica “vera” non è quella della così detta ‘green economy’, che è totalmente organica e interna alle vecchie logiche del profitto e della crescita del PIL, ma è prima di tutto quella, mentale e culturale, basata su un nuovo modo di pensare e di guardare ai luoghi che abitiamo, al territorio, al mondo. II paesaggio è percezione, è elaborazione culturale che l’uomo fa dell’ambiente che lo circonda, e non è mai puro e semplice sostrato fisico-chimico-biologico. Occorre perciò, in generale, un profondo ripensamento della scala dei valori, con l’abbandono delle pratiche basate sulla mera quantità, sul consumo fine a sé stesso e del falso slogan contraddittorio dello “sviluppo sostenibile”, nella ricerca di un equilibrio stabile e duraturo. Siamo passati, senza quasi mediazione, dal mulo al suv, alla post-modernità, perciò le nostre periferie mal costruite si sono coniugate alle pratiche dissennate di consumo del suolo e di distruzione del paesaggio (spietramenti, invasi artificiali, ecc).
La vera transizione ecologica è probabilmente quella tesa (anche e non solo) al recupero di antiche sapienze ambientali, quella che porta i giovani a tornare alla terra, non quella che usa la terra per togliere l’agricoltura e mettere i pannelli solari per alimentare il business dell’auto elettrica. Ma questa visione sembra essere completamente al di fuori della portata del comune pensiero politico attuale…
Michele Lospalluto