Anzitutto è bene presentare l’autore del Libro “La Prelatura Nullius nella storia di Altamura del 1900 con i suoi 65 preti nella Gloria del Cielo. Si tratta di un ennesimo libro scritto dal Prof. Vincenzo Basile, già insegnante fra gli altri del Liceo Scientifico “Federico II di Svevia” di Altamura, e autore di diversi articoli editi da altre riviste locali. Licenziato in Teologia Ecumenica, specializzato in Dottorato di ricerca in Ecumenismo e Storia delle chiese locali, laureato in Lettere e Filosofia presso la Università di Bari. Una lunga attività di ricerca, studio e composizione di diversissimi trattati di storia che gli hanno meritato anche una Medaglia d’Oro conferitagli dall’ Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura.
Presentare in poche righe il suo ultimo lavoro è una impresa molto ardua, perché è una inesauribile miniera di date, eventi e personaggi che hanno caratterizzato la nostra storia locale, sullo sfondo delle vicende nazionali che ci hanno interessato dal 1900 fino ai giorni nostri.
Il libro dal suo titolo, parte dalla istituzione della Prelatura Nullius, la istituzione voluta del Fondatore di Altamura, Federico II di Svevia che, è risaputo, volle in questo luogo nel 1232 una grande Chiesa “libera ed esente da ogni autorità ecclesiastica, ma solo assoggettata alla madre Chiesa di Roma”, retta da un Prelato di nomina imperiale, ed indipendente da qualsiasi diocesi (dal latino nullius dioecesos). Questa situazione comunque altalenante fra autonomia e affiancamenti ad altre diocesi locali è durata sino al 30 settembre 1986 quando venne istituita la Diocesi Altamura-Gravina -Acquaviva delle Fonti, con 170.000 abitanti, dei sei comuni Altamura, Gravina, Acquaviva, Santeramo, Poggiorsini, Spinazzola, e 40 parrocchie. Sede della Curia Altamura, concattedrali negli altri paesi meno popolosi. L’accorpamento alla diocesi di Gravina, esistente già dal IX secolo, fu origine di non poche contese, anche a motivo di caratteristiche socio-culturali e politiche diverse dei propri abitanti: i contadini gravinesi più inclini alla protesta anche anarchica, il contadino altamurano più agiato perché in possesso di un più vasto territorio assegnatogli dallo stesso Federico.
Il libro si compone di due parti ben definite, la prima che illustra, come ho accennato, le vicende storiche locali, sullo sfondo dei grandi eventi nazionali, fino ad arrivare ai giorni nostri. La seconda parte presenta 65 sacerdoti, appartenuti al popolo altamurano, partendo dal primo parroco dell’unica parrocchia, la Cattedrale, e ormai tutti volati in cielo. Fra i sessantacinque troviamo notizie di parroci, missionari, eremiti, zelanti operatori di carità, teologi, curatori della pietà e delle tradizioni popolari, professori, poeti in vernacolo; mi è gradito menzionare don Ciccio Stasolla e don Diego Carlucci, autori di vivaci ed interessanti componimenti dialettali. Don Ciccio Stasolla si autodefinisce così: “viva lu prèvete don Ciccio Stasolla, latte d’amènele e pasta frolla, ca che la sciòchele t’allisce e ponge, na volte pizzeche e na volte jònge! Beh! Che lu scùpele e è bèlle e fatte, de stù z’prèvete l’autoretratte” (viva il prete don Ciccio Stasolla, latte di mandorle e pasta frolla, che con il gioco t’alliscia e punge, una volta pizzica e una volta unge! Beh! Con lo scopino e ben fatto, di questo zio prete l’autoritratto). Interessante è anche la descrizione dell’amicizia fra don Ciccio Stasolla e Tommaso Fiore, insieme in seminario, politicamente un po’ distanti dapprima, ma rimasti sempre molto amici, attraverso la fase di passaggio dal fascismo ai movimenti politici di origine cattolica. Tutti i sacerdoti sono meritevoli di menzione, ma non vorrei distogliervi dalla curiosità di leggerne i loro profili direttamente dal libro del Basile. A me particolarmente cari sono le figure di don Vincenzo Dileo, il povero e semplice Curato D’Ars altamurano, parroco della mia infanzia e fanciullezza, l’eloquente don Donato Zaccaria, popolarmente chiamato don Denatìne, forbito predicatore, don Paolo Tafuni, primo curatore della devozione popolare della Madonna del Buoncammino poichè egli stesso beneficato da un miracolo attribuito a Maria, e per finire l’energico innovatore don Venturino Lorusso, prima parroco, poi vicario generale del Vescovo e ad un passo dalla sua ordinazione episcopale, e infine Oblato Benedettino presso il santuario di Picciano. Il libro, in cui si possono leggere le descrizioni delle parrocchie e delle diverse devozioni popolari, termina con la figura di don Michele Castoro, Arcivescovo di Manfredonia, che a detta dello stesso autore, è stato colui che lo ha incitato a pubblicare questo suo ricco lavoro.
Grazie quindi al prof. Basile per quanto ci offre, e invito quindi tutti a dotarvi di una copia del libro e a farlo vostro: vi troverete molti volti luoghi ed episodi a voi noti. Buona lettura.
Lillino Calia