“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Che Natale potremo vivere se tante persone sono nel dolore, nella speranza, nello smarrimento, nell’angoscia, nella precarietà…?
Dio, assumendo la carne dell’uomo, ha scelto la nostra condizione debole e fragile, per farsi vicino ad ogni persona. Dio desidera prendere posto in noi. Non si è vergognato della nostra condizione e non ha temuto di sporcarsi dentro la carne. Dio, facendosi uomo, ha legato il miracolo della sua presenza alla ferialità dei nostri giorni. Il Figlio di Dio non ha scelto di restare in alto, nella dimora divina, porgendo soltanto una mano attraverso l’azione dei profeti, ma ha voluto “sporcarsi” dentro il fango della nostra corruttibilità.
Dio in Gesù Bambino continua a stupirci per riconoscere che il Natale è la festa degli esclusi, perché anche Lui ha conosciuto l’esclusione e si è per sempre legato a tutti i poveri della terra che lo hanno accolto.
Papa Francesco ci ha ricordato che “siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda” (27 03 2020). Sicuramente questo tempo di pandemia ci invita a metterci in ascolto per vivere un Natale più vero, più silenzioso e più profondo, come ha scritto P. Javier Lopez, sacerdote di Pamplona, “un Natale più simile al primo, quando è nato Gesù, senza tante luci sulla terra, ma con la stella di Betlemme… abbiamo bisogno di questa luce divina in mezzo a tante tenebre…”.
Il nostro Vescovo Giovanni ha scritto: “Apriamo le porte e le finestre delle nostre case, perché entri la luce, ci riempia di aria fresca e rigenerante di rapporti e relazioni, capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange”.
Gianni Rodari ci ha lasciato tante luci nel campo dell’educazione, tra cui ha composto: “Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza, vorrei mettermi a vendere sai cosa? La speranza”. Abbiamo bisogno della luce della speranza, come ci insegna Papa Francesco che è “audace, sa guardare l’oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa (Enciclica Fratelli tutti, n. 55). Tanti sono i percorsi di speranza scritti quotidianamente da medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasformatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose,,.. hanno capito che nessuno si salva da solo (Cf. ivi, n. 54).
Se la luce di Gesù Bambino ha vinto il buio, così un raggio di luce e di speranza possa spuntare nel cuore di chi si sente solo, abbandonato, incompreso, ferito, addolorato. Tocca a noi raccontare che il Signore Gesù illumina ogni istante della nostra vita con il calore del suo amore.
Don Peppino CREANZA