“Era una persona sempre pronta a dare. Al momento della necessità c’era sempre. Era donatrice e fino alla fine ha dato agli altri”. Annunziata Adorante, 70 anni, è morta il 14 luglio all’ospedale “Di Venere” di Bari per un male improvviso e ora rivive nelle parole di una figlia e nel respiro di altre persone che hanno ricevuto i suoi organi. Una manifestazione di volontà convintamente fatta molti anni fa.
E’ andata via per un’emorragia cerebrale. Quando la morte arriva così, inattesa, l’elaborazione del dolore è più lunga e difficile. Il vuoto si apre all’improvviso, senza un paracadute. Sono giorni difficili per il marito Salvatore Nicoletti, rimasto vedovo a 72 anni, per i figli Maria Rosaria, Giuseppe e Annarita, e per i quattro nipotini che ricambiavano il grande affetto per l’amata nonna Nunzia.
Ma in questo buio l’estremo gesto di generosità riesce probabilmente a dare una ragione, un motivo in più per essere certi che non tutto sia stato perso. Quel giorno, con il coordinamento del centro trapianti pugliese, i medici hanno prelevato reni, cornee e fegato. La famiglia non sa nulla di quanti trapianti siano stati fatti. L’unica notizia riguarda il trapianto di fegato per un paziente in lista d’attesa dell’Emilia Romagna. In questo momento, però, il “chi” non è il primo pensiero.
“Il dolore è tanto forte – si apre la figlia Maria Rosaria – e si avverte soprattutto l’assenza. La sofferenza non è ancora alleviata ma sapere che la donazione degli organi abbia aiutato altre persone a tornare a vivere una vita normale può essere la risposta alla logica che stiamo cercando e che adesso non troviamo.
“Mia madre – racconta – era donatrice anche se non apparteneva a nessuna associazione. Diede il suo consenso molto tempo fa, firmando un documento in tredici copie. Sentiva che era giusto farlo. Non ne parlavamo spesso ma sapevamo di questa volontà. Nei giorni bui in cui è andata via, in un modo così improvviso che non ce lo aspettavamo, ci siamo ricordati di questa sua scelta. I medici hanno trovato la sua dichiarazione di volontà, così è stata fatta la donazione degli organi. Se ci si mette dall’altra parte, di chi soffre, delle tante persone che aspettano anche da anni di avere una vita normale, ci si rende conto che questo gesto è molto importante. Il vuoto è enorme ma questo pensiero è l’unico a poter dare un senso a tutto”.
Dopo la morte di Annunziata Adorante, la famiglia ha contattato l’Aido (associazione italiana donatori di organi), con l’intento di sostenerne le attività. Tra queste il concorso nelle scuole “Racconti…Amo il dono della vita” (quest’anno rinviato).
“Di fronte alla morte dovrebbe regnare solo il silenzio – dice Nicola Disabato dell’Aido – è cosi lacerante il dolore provocato dalla perdita di una persona cara. La perdita di Nunziatina ha lasciato una ferita profonda per la famiglia, per parenti e amici. La sua vita è stata tutta una testimonianza di amore ed amore per la vita. Nel momento più difficile ha fatto di più, molto di più, donando i suoi organi.
“Con questo gesto – aggiunge Disabato – ha saputo trasformare il buio della notte nella luce e nella gioia di quanti beneficiano dei suoi organi, e a nome di queste persone sofferenti, rivolgo a lei un grazie infinito. Ringrazio i suoi familiari per aver voluto in questa occasione dare una contributo economico alle iniziative dell’Aido, associazione impegnata da anni, soprattutto nelle scuole, nella promozione della donazione, educando i giovani alla vita, alla solidarietà e all’amore”. Onofrio Bruno ( Pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno dell’1 agosto 2020)
Donazione di organi: una testimonianza di vita
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