Intervista ad ANNUNZIATA CIRROTTOLA Assessora alle Politiche Sociali Comune di Altamura.
Una vasta letteratura in tempo di pandemia ha trattato la crisi economica e quindi il crollo occupazionale che, senza ombra di dubbio, ha visto le donne primeggiare in una crisi lavorativa che ha amplificato le già presenti disuguaglianze sociali .Roberta Carlini, giornalista e scrittrice,ha spiegato che comunque la si guardi questa crisi ha sovrarappresentato le donne su vari fronti: quello delle persone che hanno perso il lavoro, quello dei lavori maggiormente esposti a contagio e quello del lavoro in casa aumentato nelle sue difficoltà. Sarebbe interessante scoprire come questa crisi abbia inciso a livello locale e soprattutto gli ambiti maggiormente colpiti. Per farlo in maniera più approfondita ho rivolto alcune domande all’Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Altamura Annunziata Cirrottola che si è dimostrata sensibilissima e disponibile in un aggiornamento cittadino che la vede protagonista in campo di situazioni disagiate. A lei i più vivi ringraziamenti e un proficuo proseguimento di lavoro.
Assessora Cirrottola lo scorso febbraio l’ISTAT ha pubblicato dei dati riguardo l’occupazione in piena crisi pandemica, a dicembre del 2020 si parla di 101 mila persone in meno rispetto a novembre e di queste 99mila sono donne. Quali le cause di questo divario?
L’emergenza sta facendo emergere un sistema socio-economico che si regge su basi molto fragili e il mondo appare disuguale più che mai. Alle fragilità preesistenti che risultano più accentuate, se ne stanno aggiungendo altre e tutte le forme di precariato, le discriminazioni e le barriere stanno facendo sentire un peso enorme sulla vita delle persone. La precarietà lavorativa precedente alla pandemia colpiva più fortemente le donne, che, quindi si sono trovate più facilmente fuori dal circuito lavorativo o perché costrette dalla mancanza di lavoro(i settori più colpiti dalla pandemia sono proprio quelli in cui sono maggiormente impiegate le donne) o perché obbligate dalla necessità di accudire i figli minori in didattica a distanza o i genitori e parenti disabili privi di assistenza. Con lo smart working, poi, il lavoro professionale e il lavoro di cura si sono sovrapposti rendendo sempre più ristretti gli spazi per le donne.
Quali settori più facilmente hanno rinunciato all’occupazione femminile dando vita a disagi di varia natura?
I settori più colpiti dalla crisi economica in seguito al Covid sono proprio quelli del turismo, del commercio, della cura alla persona che impiegano tradizionalmente in maggior numero lavoratrici. Si tratta di settori in cui c’è molto lavoro precario e stagionale e naturalmente quando il lavoro viene a mancare si inizia subito a fare a meno delle lavoratrici e dei lavoratori non stabilizzati e con meno tutele.
Le donne beneficiano meno della cassa integrazione?Perchè?
Già prima della pandemia soltanto il 50%delle donne risultava impiegata e spesso come dicevo prima con contratti meno favorevoli e a volte senza copertura assicurativa. Il fenomeno del lavoro nero colpisce fortemente il settore dei lavori di cura alla persona e quello domestico. Tutto questo spiega come mai la cassa integrazione al femminile è decisamente inferiore a quella degli uomini. Anche la maggior parte delle altre misure di sostegno al reddito hanno tutelato chi già si trovava in una condizione di protezione sociale.
Il 98% di chi ha perso il lavoro è donna, il Covid ha contribuito ad amplificare le disuguaglianze sociali?
Il Covid19 non conosce confini geografici né barriere sociali: ricchi e poveri sono entrambi alla sua mercè. Esiste forte correlazione tra condizioni economiche e condizioni di salute. Le peculiari caratteristiche di questo devastante fenomeno sono tali che, in assenza di adeguate misure di protezione sociale, molti possono trovarsi rapidamente in condizione di povertà e di deprivazione. Le donne ,vale a dire i soggetti economicamente più fragili, hanno pagato il prezzo più alto della crisi economica e i dati parlano da soli. Già prima dell’emergenza Covid il tasso di occupazione delle donne era molto più basso di quello degli uomini (50% contro 68%). Nel nostro Paese un terzo delle donne lavora part-time( contro l’8,7% degli uomini), mentre il 13,7% ha contratti a tempo determinato.
La discussione sul Recovery Plan potrebbe rappresentare un’opportunità per affrontare alcuni nodi critici sulle questioni di genere?
Lunedì 26 aprile è stato presentato e approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il Governo ha annunciato una strategia nazionale per la parità di genere prevedendo per le donne varie misure e tra le più significative la promozione di investimenti nell’imprenditoria femminile, la redazione di un piano asili nido e di estensione del tempo pieno per semplificare la gestione della cura familiare e l’occupazione femminile, azioni a favore dell’autonomia delle persone disabili e rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto.
Sappiamo quanto la mole di lavoro domestico, cura dei figli, delle persone anziane, disabili e altro gravi sulle spalle delle donne da sempre e ingigantito con la pandemia. Da dove iniziare per snellire questo peso, per contrastare il lavoro sommerso, per sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso una strategia globale?
Diventano ancora più cruciali le politiche di conciliazione vita-lavoro essenziali per ridurre il gap di genere nel mercato del lavoro per aumentare il tasso di occupazione femminile. Con l’apertura del primo asilo nido comunale l’amministrazione è partita con il piede giusto. Bisogna proseguire su questa strada aumentando i posti degli asili nido, assicurando un sistema di assistenza domiciliare sempre più ampio ed efficiente, aumentando i servizi per gli anziani, decentrando i servizi di welfare nei quartieri e migliorando il sistema del trasporto pubblico per sostenere il più possibile le famiglie.
A livello cittadino come si opera per venire incontro ai vari disagi sociali, economici derivanti dalla dilagante disoccupazione femminile contrastata da un indicibile lavoro domestico con la chiusura di scuole e asili nido e con l’aberrante fenomeno della violenza sulle donne aumentata a dismisura?
Più che mai è affidato in questo momento al sistema dei servizi sociali il ruolo di garantire forme di coesione sociale. L’amministrazione comunale fin dall’inizio di questa emergenza ha fatto il possibile per venire incontro alle fragilità di vario genere sia con contributi economici straordinari e poi provvedendo alla distribuzione degli aiuti provenienti dallo Stato centrale. Già dal 2019 l’ambito territoriale, che vede come capofila Altamura, è in convenzione con il Centro antiviolenza “Liberamente” a supporto delle donne vittime di violenza, fenomeno aumentato in pandemia. I servizi sociali monitorano quotidianamente la situazione di nuclei familiari a rischio, il nostro Comune può vantare anche l’attività di un Centro diurno ricreativo per minori e inoltre è al secondo anno di attività l’asilo nido comunale che accoglie 53 bambini da 3 a 36 mesi di vita.
DONNE E LAVORO:SULLE TRACCE DELLA PANDEMIA
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