“La proprietà privata non è un diritto inalienabile se genera disuguaglianza”. Questa affermazione è contenuta nel messaggio che papa Francesco ha rivolto ai giudici di Africa e America che si occupano di diritti sociali; ha anche avuto un’eco immediata sui mezzi della comunicazione sociale suscitando commenti e critiche verso papa BERGOGLIO, accusato di fare propaganda comunista. Nell’enciclica “Fratelli tutti” papa Francesco scrive:” La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto e intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata” (n.120). Non dice nulla di nuovo il Papa, ma riprende quanto già afferma da sempre la Dottrina sociale della Chiesa. Nel Compendio del “Catechismo della Chiesa Cattolica” al n.504 viene definito:” Il diritto alla proprietà privata esiste purché sia acquisita o ricevuta in modo giusto e purché resti primaria la destinazione universale dei beni alla soddisfazione delle necessità fondamentali di tutti gli uomini”. Considerare la proprietà privata un diritto naturale secondario, non assoluto e intoccabile, rientra nel progetto di solidarietà sociale ed economica che accomuna la famiglia umana, perché i beni sono a servizio di tutti. La stessa considerazione è valida anche per tutti gli italiani, compresi quelli di formazione laica o laicista, perché la Costituzione all’articolo 42, comma 2 così definisce:” La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Ognuno di noi sa che è possibile l’espropriazione per motivi di pubblica utilità, dopo adeguato indennizzo, indipendentemente dalla volontà del proprietario. Se riflettiamo sulla organizzazione della nostra economia moderna, ci rendiamo conto che anch’essa è basata sulla destinazione sociale dei beni e delle proprietà: il risparmio individuale, depositato nelle banche, viene destinato per finanziare gli investimenti di imprese e famiglie e non nascosto sotto il materasso; molti si affidano alle banche etiche che finanziano le imprese che danno dignità al lavoro, promuovono il reinserimento sociale, rispettano l’ambiente e non producono armi; sulle autostrade abbiamo lunghi rettilinei e non percorsi tortuosi; altro aspetto oggi importante e evidente a tutti è l’accesso e la connessione alla rete e alle banche dati. La destinazione universale dei beni e la funzione sociale assegnata alla proprietà privata non sono affatto un limite, ma un’opportunità, soprattutto adesso nella contingenza della pandemia, che ci ha indotto a capire che nessuno si salva da solo e che niente potrà essere come prima. Non possiamo più affidarci alle due dimensioni del rischio e del profitto che guidano il mercato globale, ma dobbiamo valutare anche l’impatto sociale e ambientale per dare ricchezza di senso alla nostra vita.
LA FUNZIONE SOCIALE DELLA PROPRIETA’
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