Papa Francesco nella lettera del 22 ottobre ’20 al cardinale Parolin, presidente Segretario di Stato, comunica il suo sogno:”Un’Europa sanamente laica, in cui Dio e Cesare siano distinti ma non contrapposti”. L’occasione dello scritto è data dal ricordo dei tre anniversari storici della Chiesa cattolica: il 40° della Commissione degli Episcopati dell’Unione Europea, il 50° delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’Unione Europea, il 50° della presenza della Santa Sede come Osservatore Permanente al Consiglio d’Europa. La lettera è una esortazione a riflettere sui valori dell’unità dei popoli europei, la cui necessità è aumentata in questo periodo di pandemia per una maggiore solidarietà. Le divisioni, paventate da nazionalismi e da populismi, distruggono l’ideale del Bene Comune. Esse suscitano nuove “incomprensioni, contrapposizioni e conflitti”. L’Unità Europea si rafforza riscoprendo i principi fondanti dei Padri che vollero costituire la fraternità delle nazioni: il francese Schuman, l’italiano De Gasperi, il belga Spaak, il tedesco Adenauer. Essi si fecero paladini di una confederazione di Stati sovrani nel 1949. Le prime sei nazioni con Olanda e Lussemburgo nel 1951, formarono il primo nucleo che firmò a Roma nel 1957 un Trattato che dava vita alla Comunità Economica Europea (CEE). Esso si è sviluppato, superando il settore economico, con un fine politico il 7 febbraio 1992 nel Trattato firmato a Maastricht in Olanda, quando si erano inseriti altri Stati nazionali. Il progetto dei fondatori gradualmente diventava realtà, rafforzata dalla creazione della Moneta unica europea ( l’euro), dagli Organismi parlamentari. Da quel tempo è regnata la pace in Europa. Considerando la crescita attuale di 27 paesi membri, dopo l’uscita dell’Inghilterra, il Papa invoca il rafforzamento dell’unità richiamando le radici culturali, che risalgono ai valori dell’antica Grecia, di Roma e della Cristianità. La filosofia greca, in particolare di Socrate, Platone e Aristotele, che hanno costituito il lessico di Sant’Agostino e di San Tommaso, per spiegare la civiltà cristiana, è alla base della cultura europea, insieme alle leggi del diritto romano, diffuso dall’Europa occidentale all’Oriente mediterraneo. Il cristianesimo ha elaborato la cultura biblica giudaica ed evangelica dei Padri della Chiesa e dei Concili, del monachesimo orientale e occidentale, di quello benedettino, per una formazione unitaria dell’Europa man mano che i popoli si convertivano alla fede cristiana. Perché dunque dimenticare le radici che hanno prodotto l’albero dell’Unità dei popoli d’Europa? I tentativi per una unione sono stati tanti da più di due mila anni, ma erano imposti dall’imperialismo di conquistatori, non dalla maturità democratica popolare. Scrive il Papa; “Europa, tu, che sei stata nei secoli fucina di ideali e ora sembri perdere il tuo slancio, non fermarti”. Ancora: “Non avere paura della tua storia millenaria che è una finestra sul futuro più che sul passato”. La laicità se è vera e sana non è contro la fede perché rispetta la libertà delle fedi, che sono aperte alla trascendenza. Il laicismo è chiusura alla libertà vera e anche alla persona umana. I cristiani devono “ridestare la coscienza dell’Europa, per animare processi che generino nuovi dinamismi nella società”. Questo impegno è stato compiuto dal nostro concittadino mons. Donato Squicciarini, quando era nunzio in Austria anche con l’incarico di rappresentante pontificio presso l’AIEA e l’ONUDI, uffici delle Nazioni Unite con sede a Vienna. Egli fu nominato pure membro permanente nell’Organizzazione europea per la Sicurezza e la Cooperazione (OCSE).
EUROPA: SII TE STESSA, RITROVA I TUOI IDEALI
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