Le liste di attesa ogni professionista le apre a scadenza di 6 mesi, o 3 mesi, senza un criterio unico in tutte le ASL della Regione. Spesso quando si chiama il numero verde, la risposta è sempre la stessa, le liste sono ancora chiuse. Ma chi decide quando e come aprire le cosiddette agende? Esiste un Responsabile unico delle liste di attesa (RULA) che dovrebbe controllare le aperture, o meglio che le liste siano sempre aperte, per garantire al cittadino una data certa per una prestazione richiesta. La risposta del CUP che le agende non sono aperte, non è una risposta ed è un abuso, una illegalità, perché come più volte ho scritto, è una non risposta. Se provate a chiamare o a inviare una mail al RULA, non si riceve risposta. Perchè fino a qualche tempo fa rispondeva e ora no? Non è dato saperlo. In queste ultime settimane ho avuto modo di appurare alcune gravi e inspiegabili disfunzioni. Un mio amico mi informa che la sua consorte dopo intervento all’utero deve fare il dovuto controllo e non trova disponibilità, perché l’agenda di questo ginecologo dell’ospedale Divenere risulta sempre non aperta. Dopo aver scritto anche all’URP (Unità rapporto con il pubblico) e al CUP, scopre che quel medico non aveva mai aperto l’agenda per i controlli e gli viene assicurato che il servizio avrebbe provveduto ad assicurargli in tempi brevi una data per la visita. Vi risparmio cosa ha risposto quel medico alla paziente quando si è presentata per la visita. A metà mese scorso(mi viene raccontato) dopo un controllo periodico presso un diabetologo, lo stesso informa la paziente di provvedere a prenotare il prossimo controllo, avendo segnalato alla direzione dal 20 giugno che dal 1° luglio avrebbe aperto l’agenda delle prenotazioni. Dalle chiamate al CUP per i primi 10 giorni di luglio l’agenda risultava ancora chiusa. Il PTA (Presidio Territoriale di Assistenza) di Gravina in quei giorni era vuoto (lo vedete dalla foto), non è certamente la prima volta, ma lo stesso vuoto si registra anche a quello di Altamura. Cosa e come controlla il RULA? Perchè gli ambulatori sono vuoti e le liste risultano sempre bloccate? Anche per gli specialisti dei PTA, i poliambulatori, vale lo stesso rapporto di lavoro tra attività istituzionale e privata, la stragrande maggioranza svolge l’attività privata nei propri studi. La domanda si fa spontanea. Per quale motivo si devono impegnare ad accorciare le liste di attesa? La risposta è ancora più spontanea e chiara. Questo sistema non cambia neanche difronte ai codici 048 che si riferisce ai pazienti affetti da tumore. Infatti a molti di questi pazienti vengono negati accessi ad esami che devono fare nei tempi stabiliti dall’oncologo per verificare l’efficacia della terapia e spesso solo a pagamento ci riescono. Anche qui i tempi si allungano, per via delle lunghe liste e salta quella priorità che è prevista per la grave patologia. Anche qui esiste la Rete Oncologica Puglia(ROP) dal 2017 che ha tra gli obiettivi: ottimizzare la prevenzione primaria e secondaria, nonché il percorso diagnostico, terapeutico ed assistenziale del paziente; superare la frammentarietà e la disomogeneità delle prestazioni sanitarie in ambito oncologico tramite condivisioni di protocolli all’interno della Rete. Perchè non è consequenziale o non lo è in molti casi? Perchè gli specialisti che prescrivono gli esami di controllo, lasciano i pazienti da soli, non li seguono fino a prenotazione avvenuta? Questa Rete dovrebbe servire a non lasciare il paziente da solo a combattere contro la malattia e contro i servizi. Perchè tutti i malati cronici che sono costretti a controlli periodici non vengono inseriti direttamente nelle liste di attesa? Questo è possibile, alcuni servizi specialistici lo fanno. Tanti i perché, ancora senza risposta. Ma vediamo le spese per i tumori. Tra le spese che gli ammalati di tumore devono sostenere di tasca propria al 1° posto sono gli esami diagnostici. Si fanno privatamente perché i tempi di attesa negli ospedali e negli ambulatori pubblici, sono incompatibili con le esigenze di terapie tempestive. Secondo le indagini promosse dalla Federazione delle Associazioni di volontariato in oncologia, la spesa che alla fine il paziente deve affrontare, tra analisi, farmaci e viaggi, è di 1.850 € l’anno, per molti non è un problema, ma lo è per molti altri, che in molti casi rinunciano a curarsi. I premi ai direttori generali della Puglia. Gli otto direttori generali in servizio nel bienni 2020-2021 hanno intascato in totale 500.000 € come premio per i risultati raggiunti.
I criteri di attribuzione non sono chiari e vengono attribuiti compensi anche in settori nei quali il sistema sanitario si è mostrato totalmente inefficiente, dagli aspetti economico- finanziari, all’assistenza ospedaliera e territoriale, fino alla medicina digitale. Pensiamo alle segnalazioni al Nirs (Nucleo ispettivo regionale sanitario) da parte di cittadini, nel 2021 sono stati 77 in tutta la Regione, per casi di disservizi e malasanità. Questo per l’assistenza ospedaliera. Gli accertamenti più frequenti hanno riguardato presunte opacità su appalti, concorsi e procedure di gestione del personale, ci sono stati anche arresti per corruzione. Sotto osservazione sono finiti anche un concorso per nove posti di tecnico della prevenzione e un operatore sanitario che avrebbe intrattenuto rapporti con la malavita. Quanto alla cosiddetta sanità digitale, nell’ospedale Vito Fazzi di Lecce i medici fanno sapere che le unità operative non sono collegate fra loro dalle reti informatiche. Eppure difronte a queste inefficienze e cattive gestioni e a fronte di un debito di oltre 400 milioni, che ha fatto scattare alla Regione il piano di rientro e a fronte pure di una spesa farmaceutica, che la pone al primo posto rispetto alle altre regioni tanto da far intervenire la Guardia di Finanza per i controlli della spesa, sono stati erogati 30.987,408 euro all’anno, quindi, 61.974,816 nei due anni (2020 – 2021). Le somme sono state liquidate dalle stesse ASL a cui ogni direttore appartiene.. I 30.987,408 euro equivalgono al 20 per cento del compenso totale annuo di ogni manager, che è di 154.937,04 euro. Inoltre, il decreto legislativo 171 del 2016 fissa tra i criteri per valutare e verificare le attività dei direttori generali, la «garanzia dei livelli essenziali di assistenza, anche attraverso la riduzione delle liste di attesa», mai raggiunta dalla sanità della nostra Puglia. Da aggiungere gli obiettivi riguardanti “l’efficienza, l’efficacia, fino alla sicurezza, all’ottimizzazione dei servizi sanitari e al rispetto degli obiettivi economico-finanziari e di bilancio concordati “. Nessuno delle ASL ha raggiunto gli obiettivi prescritti, ma tutti i direttori generali sono stati premiati e stanno ancora al loro posto.
Michele Lospalluto