L’amore per la nostra terra si traduce in impegno sociale e culturale
È da una bellissima storia di una lunga e profonda amicizia che nasce il progetto dell’associazione “Cara Altamura” volto a diffondere e divulgare usi, costumi, tradizioni della Cultura Popolare Altamurana e dell’Area Murgiana, attraverso iniziative di vario genere. È una bellissima pagina di un racconto in continuo divenire quella scritta e vissuta sabato 19 Marzo in una sala dell’Hotel Fuori le Mura messa a disposizione dal Gruppo Simone, dove è stato presentato il libro: “Storie popolari di Altamura raccontate agli altamurani …e non solo”. Autore Piero Tubito da sempre scrupoloso e curioso collezionista, attento e appassionato cultore di tutto ciò che appartiene al territorio e che ha il sapore della tradizione. L’opera, come ha argomentato il suo ideatore, è una raccolta di racconti popolari, di quelle storie tramandate oralmente dai nostri avi che dipingono nella loro semplicità le abitudini di vita, le consuetudini, le curiosità, la cultura di un mondo remoto. A ispirare la realizzazione non a caso sono stati dei “nonni speciali” con la loro saggezza tessuta di vissuto, con i loro valori, con i loro ricordi che sembrano rivivere attraverso dei minuscoli tasselli specchio del passato. A questi narratori dunque, papà dei componenti dell’associazione, la dedica della copertina che riporta i loro volti. Le storie si presentano come piccole perle di saggezza che vanno a spiegare un modo di dire o aneddoti, curiosità tramandate nel tempo o proverbi della cultura agro-pastorale assunti spesso come titoli degli stessi racconti. Un lavoro curato nella grafica da Carmela e Andrea Moramarco (GIANOstudio) e impreziosito dalle illustrazioni di Giuseppe Grimaldi il quale, con i colori caldi ed intensi dei suoi acquerelli, ha saputo far rivivere attraverso le immagini, gli intrecci e i punti più salienti delle vicende narrate.
La serata è stata coordinata dal presidente dell’associazione Roberto Loiudice che, con la solarità tipica della “Campania Felix” in cui vive da tempo, si fa portavoce, un po’ “paladino” del patrimonio culturale di Altamura e fucina insieme all’autore e agli altri collaboratori di brillanti iniziative. Accanto a lui il giornalista Onofrio Bruno a cui il compito di moderatore dei vari momenti in cui si è articolata questa festa del vernacolo e della tradizione. Presente in rappresentanza della amministrazione comunale l’assessore alla cultura Margherita Fiore che ha espresso ammirazione e plauso per gli obiettivi e l’attività di questa associazione. Il tema filo conduttore della serata su cui i relatori hanno ampiamente parlato, è stato quello della necessità di non disperdere il patrimonio tradizionale, ma rinvigorire la sua essenza. Si è sottolineata l’importanza del dialetto, una “lingua del cuore” da salvaguardare attraverso un lavoro anche di codificazione dei segni e delle regole fonetiche.
A strappare sorrisi la rappresentazione scenica rigorosamente in vernacolo tratta da una delle storie narrate nel libro e interpretata da Giacinto Bolognese, Rosa Moramarco, Nicola Panaro, Caterina Pellegrino, Lucia Perrucci e Antonella Ventricelli, componenti del gruppo teatrale “Life”. L’associazione infatti si fa promotrice anche di iniziative teatrali di cui ha dato cenno Lorenzo Cicirelli in rappresentanza del gruppo.
La trama di questo racconto si è impreziosita e rivestita di solidarietà con un progetto di inclusione voluto dalla associazione e supportato da PrimeLab (azienda di forniture chimiche per laboratori di Angri- Sa) concretizzatosi, dopo la prima edizione del libro di poesie in vernacolo “Quant’è belle Jaltamure – U puène cu suche” di Lillino Calia, stampata e presentata lo scorso 30 settembre nella cornice del Museo Nazionale, con la ristampa in Braille, regalata in un numero consistente di copie alla UICI, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti della sezione di Altamura, Gravina e Poggiorsini. Presenti il dirigente dell’UICI prof. Antonio Giampietro e il responsabile locale Vitantonio Incampo. Un momento di grande e intensa emozione i versi in vernacolo tratti dalla poesia “la Gnostre” (Il claustro) letti in Braille da Giampietro accompagnato, in un formidabile duetto, dalla voce dell’autore Lillino Calia. I componimenti contenuti in questo libro, tra la ritmicità delle rime e la sonorità del dialetto, custodiscono un mondo di sentimenti, di legami e di radici; percorrono un viaggio attraverso i luoghi intrecciandosi ai paesaggi rurali, ai quadri di vita contadina, ai colori, ai profumi, alle consuetudini del passato.
“Cara Altamura” con queste due pubblicazioni suggella l’amore per la propria terra e la finalità di mantenere viva la memoria che è essa stessa storia e patrimonio da valorizzare.
Antonella Sallicano