Ci siamo recati, poi, presso la Scuola Primaria don Milani chiedendo pareri sulla DAD (Didattica a distanza) che ha cambiato la scuola e la vita di molti alunni, genitori e docenti. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi? Queste le risposte da coloro che per primi vivono questa esperienza.
Sabina Piscopo, Dirigente scolastico del VI Circolo Don Milani
In un tempo sospeso, in cui la pandemia ha fatto vacillare molte delle nostre certezze e ha stravolto le nostre abitudini, la didattica a distanza è stata più che altro una necessità, non una scelta. La dimensione dell’uomo è fatta soprattutto di relazioni, e certamente ciò è ancor più importante quando parliamo di bambini e di adolescenti. Però è anche vero che non bisogna né esaltare e né demonizzare la tecnologia, in quanto essa va considerata per ciò che è, ovvero uno strumento. In sé, la tecnologia non è né buona né cattiva. Tutto dipende dall’uso che ne viene fatto. Come la macchina. Se io utilizzo l’automobile come mezzo di trasporto vuol dire che sto facendo buon uso dello strumento, mentre se la uso per correre, vuol dire che la sto utilizzando per uno scopo sbagliato. Da questo punto di vista, l’utilizzo degli strumenti tecnologici nella didattica, di per sé, non è negativo, in quanto abitua i giovani a servirsi degli strumenti tecnologici per un tempo limitato e come strumento di studio, non come elemento fine a sé stesso. In un momento difficile come quello che stiamo vivendo, quando le dimensioni della socialità sono ridotte non per volontà di qualcuno ma perché bisogna mettere in atto delle misure di contenimento del contagio, il fatto che ci sia la possibilità di svolgere lezione a distanza non va guardato come il male assoluto, come un elemento di per sé negativo. Al contrario, va guardata come una preziosa opportunità. E’ chiaro, però, che adesso è anche il momento di ricostruire quelle relazioni dirette che per troppo tempo siamo stati costretti a mettere da parte, e quindi, sempre nel rispetto della sicurezza, è importante anche pensare a valorizzare la scuola in presenza, che senza dubbio è la modalità da preferire, quando ci sono le condizioni, perché è quella che ci arricchisce di più, in quanto è fatta anche di sguardi, di suoni, di colori e di sensazioni che mai nessuno strumento riuscirà a trasmettere.
Annunziata Iacovone, docente scuola Primaria
Per me, il bilancio è positivo: come insegnante ho imparato tanto. Ho dovuto rivedere la mia figura professionale, reinventarmi come maestra e diventare una maestra 5.0. Cambiamento avvenuto violentemente, dalla sera alla mattina, tra tante ansie. La mia scuola si è organizzata in pochissimo tempo, dal giovedì al lunedì, e la settimana dal 9 marzo 2020 è cominciata con classroom.
Se me lo avessero preannunciato un mese prima, non ci avrei mai creduto. Ho imparato ad usare le piattaforme, a condividere schermi, lavagne on-line, spegnere microfoni, accendere microfoni, condividere schermi, a imparare ad imparare… e nello stesso tempo ho istruito i miei alunni ad usare la tecnologia per uno scopo pratico, quello didattico.
Loro sono stati incredibili, hanno ascoltato, hanno sperimentato, hanno seguito le lezioni, da autentici nativi digitali e, elemento fondamentale, hanno imparato.
Davanti allo schermo, ogni mattina, avevamo un appuntamento:ci siamo aspettati, ci siamo raccontati, ci siamo fatti compagnia. Abbiamo anche arricchito il nostro vocabolario di nuovi acronimi, DAD, DIP, DDI, e di nuovi verbi come caricare, scaricare, restituire compiti etc… e, insieme, abbiamo imparato che dalle difficoltà, si può ripartire e rilanciare, senza perdere l’entusiasmo e la passione, con la speranza di uscire indenni da questo periodo e di ritrovare presto la normalità, comunque arricchiti da un’esperienza che ha messo tutti a dura prova, ma che allo stesso tempo ha fatto riflettere su molti aspetti della vita quotidiana.
Ora confidiamo in un rapido ritorno alla normalità della didattica in classe.
Anche Gaia, un’alunna che frequenta la prima classe della scuola primaria, vuole dire la sua.
Alla domanda “Cosa ne pensi tu della DAD, che cos’è la DAD?”, Gaia risponde
prontamente che è “una specie di lezione attraverso il computer”.
Per Gaia, la DAD “è ottima, funziona bene“, perché attraverso la didattica a distanza “si
può capire”, cioè s’impara. Spiega che la maestra “ci metteva una specie di magia, uno schermo condiviso”, e, attraverso questo mezzo, lei ha potuto imparare alcune letterine dell’alfabeto. Ritiene che con la DAD si impara di più.
Quando le si chiede, poi, “ Cosa c’è di bello nella DAD” , Gaia risponde ancora, con la
spensieratezza e la vivacità tipica dei bambini della sua età:- “Vedere gli amichetti da una
distanza un pò longuccia, una scuola fatta a casa, come se la scuola venisse a casa tua.
Vedo gli amichetti e imparo. Così un bambino che non può andare a scuola, prende un
computer, si collega e …URRA’”.
Le viene richiesto, infine, di dare un voto alla DAD e lei, senza esitazione, dice: 10!
Non si poteva, però, non chiedere alla piccola cosa le mancasse della scuola in presenza e
lei ha risposto che le mancavano le attività all’aperto, dalle lezioni di scienze e storia alla
ricreazione.
Francesco Fiore, genitore, Presidente del Consiglio di Circolo del VI Circolo “Don Milani”
“Questa pandemia ci ha colti tutti di sorpresa, costringendoci a cambiare molte delle nostre abitudini di vita quotidiana in termini di contenuti, programmi, ritmi, facendo saltare tutti gli schemi e le organizzazioni, soprattutto a livello familiare; tutto questo soprattutto dopo la ripresa post lockdown. Così come sono saltati molto spesso i nostri nervi.
Questo nuovo modo di vivere ha suscitato inizialmente sensazioni di smarrimento e tanta incertezza. A livello scolastico, sicuramente si è avuta una immediata reazione, naturalmente con tantissime difficoltà organizzative e strutturali (connessioni poco potenti e pochi strumenti informatici), però devo ammettere che mi ha sorpreso l’impegno profuso dall’organizzazione scolastica nell’attivare in breve tempo la DAD cercando di rallentare il meno possibile la didattica e garantendo una quotidianità formativa ai nostri figli senza trascurare niente e nessuno.
In tutto questo, fondamentale è stato anche il ruolo delle famiglie, che con tanto impegno e sacrificio hanno affiancato le scuole nel superare soprattutto i primi periodi di DAD.
Da questo stato di emergenza ho appreso l’importanza della costante e stretta collaborazione tra scuola e famiglia, necessaria per raggiungere buoni risultati formativi non solo didattici ma soprattutto sociali, nel formare alunni/cittadini colti e responsabili delle proprie azioni”.
LA DIDATTICA A DISTANZA: SOLO NECESSITA’
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