Papa Francesco il 1maggio 2019 con un appello ai giovani economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo, dal titolo “Economy of Francesco”, lancia una sfida convocandoli ad Assisi per fare “un patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”. Un evento che permetta di “studiare e praticare un’economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda”. L’incontro si è tenuto in modalità digitale nello scorso novembre con la partecipazione di 2000 giovani sotto i 35 anni provenienti da 120 nazioni. Nel documento finale i giovani di Assisi, convinti dell’importanza dell’economia per la vita dei popoli e soprattutto dei poveri, chiedono in primo luogo che “le grandi potenze mondiali e le grandi istituzioni economiche-finanziarie rallentino la loro corsa per lasciare respirare la Terra”. La pandemia ci ha obbligato a rallentare senza il nostro consenso, perché di solito noi non tolleriamo la lentezza, l’attesa: quando sui nostri monitor compare lo “spinner”, quella rotellina che segnala rallentamenti nei programmi o nelle connessioni del computer, noi abbandoniamo il programma e la connessione bloccata. Oggi abbiamo bisogno di recuperare l’attesa, il rallentamento, perché non dobbiamo ripartire per ripristinare equilibri che invece devono cambiare. Non servono nuove utopie, né ricadute nella rassegnazione; serve un nuovo inizio, un nuovo equilibrio per tutti e con tutti. La strada che dobbiamo imboccare è quella della fraternità universale, che è diversa dalla solidarietà, la quale tende sostanzialmente a realizzare nella società un’organizzazione orizzontale dove tutti risultino uguali, al contrario del principio di fraternità che consente a persone uguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali di esprimere diversamente il loro contributo e impegno nell’incidere nella società. La corsa sfrenata del capitalismo di rapina, che mira solo al rendimento e al profitto, e dell’affarismo finanziario, che ha come unico obbiettivo la moltiplicazione del denaro, ha allargato sempre più le disuguaglianze e ha prodotto quell’economia dello scarto che non tiene in nessun conto la dignità delle persone, le ricadute sociali, l’impatto ambientale. Rallentare la corsa non significa rinnegare la capacità d’impresa e la creatività finanziaria, ma comporta coinvolgere gli altri, tutti gli altri, in un progetto teso a diminuire le disuguaglianze e a migliorare il mondo. Quando ognuno di noi incomincia a prendersi cura dell’altro, quando ha a cuore la sorte del prossimo, come indicava don Milani con il suo “I care”, allora ci si riconosce fratelli, perché l’azione che porta al bene comune è guidata dalla gratuità e dal dono reciproco. La fraternità francescana sin dagli inizi non è stata semplicemente elemosina e attività caritativa, perché i frati inseriti nel mondo e a contatto stretto con i poveri hanno cercato teorie e pratiche economiche per combattere la povertà e le disuguaglianze. Riproporla oggi, permetterebbe lo sviluppo di nuove proposte per uscire dalla crisi e ricostruire su basi nuove il rapporto tra economia, politica e società.
Giovanni SARDONE
ECONOMIA E FRATERNITA’
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