“GUERRA”: solo a pronunciarla nella mente si addensano oscuri presagi. La comunicazione di massa ci sbatte in faccia quotidianamente scenari di morte e più ne vediamo più prendiamo distanza e la nostra indignazione si esaurisce con la stessa velocità con cui si passa da una notizia all’altra. Parafrasando Baudrillard esiste un grado xerox della realtà dove il disgusto, la violenza nel momento in cui è nella sua massima produzione svanisce, si dimentica nel giro di pochi secondi. Siamo nell’era dell’informazione, nell’incanto allucinante della de-formazione.
Abbiamo l’impellenza ora più che mai di “osare la pace” in ogni luogo, in ogni contesto. Anche se dovessimo subire qualsivoglia tipo di ostracismo.
Le ragioni della pace e della nonviolenza sono al momento quell’utopia da realizzare, non nei cortei o nelle tavole ‘rotonde’ dei talkshow ma come diceva Don Tonino Bello “negli innumerevoli laboratori dove si smaschera la radice ultima di ogni guerra e quella ultimissima del suo archetipo di sangue: il potere del denaro!”
Abbiamo bisogno di conoscere senza troppi infingimenti e senza ricercare fakenews che sostengano le nostre tesi, per poter apprendere la complessità di ciò che sta accadendo, senza schierarsi da un lato o dall’altro delle fazioni. Schierarsi: non è la parola giusta per mettere in luce la verità, è una parola che divide mentre abbiamo bisogno di unire.
Oggi, per quanto le ragioni di una guerra risultino forti ed incontestabili, parlare di pace è assolutamente non solo possibile ma necessario. La parola ‘umanità’ sembra scomparsa dai radar anche della diplomazia internazionale. La cattiva infinità della vendetta, come quella della rappresaglia, sembra l’unico semantema sensato da proferire e preferito. Abbiamo bisogno di un altro tipo di coraggio senza necessariamente essere eroi. La consapevolezza che sia un cammino in salita non deve scoraggiare coloro che percepiscono che ogni guerra è assurda e assolutamente non necessaria, né giusta. Abbiamo bisogno di occupare spazi dove organizzare sperimentare laboratori che facciano comprendere ed educhino a forme di resistenza nonviolenta poiché possano diventare gli “eserciti” del domani.
Da cristiani non basta limitarsi a chiedere la pace, e poi non muovere un dito per denunciare la corsa alle armi. La corsa agli armamenti e l’aumento delle spese militari possono essere contrastati anche individualmente. Obiettiamo su tante cose, quindi possiamo fare anche obiezione di coscienza alle spese militari. Certo, non sarà una novità, e per quanto sia un piccolo segno, una piccola goccia, provate ad immaginare ad essere in tanti.
Don Tonino Bello diceva: “…le cose cambieranno se i poveri lo vorranno”. Ebbene, da tutto questo, ne usciremo sicuramente tutti più poveri. Allora cosa aspettiamo? ‘OSIAMO LA PACE’!
Marcello Vitale