A causa del covid le liste di attesa si allungano ancora e sono mesi che l’attivita’ programmata in puglia è saltata. All’ospedale della murgia si bloccano gli interventi chirurgici per ristrutturazione degli ambienti.
Dall’emergenza covid-19 abbiamo appreso tantissimo. Il valore della prevenzione collettiva, la necessità di portare in primo piano il territorio(i servizi di medicina generale e specialistica che devono fare da filtro) con le cure primarie e il sistema di welfare per la dignità delle persone fragili e dei loro familiari. Insomma un servizio pubblico centralizzato, che superi le disuguaglianze tra le varie regioni con l’istituzione del Servizio Sanitario Regionale(SSR) e che garantisca veramente il diritto di accesso alle cure a tutti e quindi la tutela della salute. Tutto questo avrebbe dovuto, in verità, essere garantito a prescindere dalla pandemia, ma quest’ultima ha accelerato ed evidenziato i limiti del nostro sistema sanitario. La politica sarà capace di fare quello che avrebbe dovuto già fare prima del corona virus? O con l’autonomia differenziata, richiesta da diverse regioni e prevista dalla modifica del titolo V della nostra Costituzione, le disuguaglianze tra Nord e Sud si allargheranno? Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi. Una cosa è certa, che c’è bisogno di aumentare le risorse per la sanità, dopo dieci anni di tagli(oltre 30 miliardi); ma ancora: il servizio sanitario necessita di una grande riforma che parta dalla medicina di base e dei servizi, dando centralità ai territori, dove nasce la malattia, per arrivare ad una organizzazione e gestione dei servizi, dagli ospedali in primis, non più in mano ad un uomo solo(chiamato manager)che gestisce con parametri simili alle industrie(la salute non è una merce, ma una risorsa per un paese), ma ad un collegio in condizioni di “democrazia gestionale”. Il concetto di aziendalizzazione e di managerialità è il vero fallimento del nostro sistema sanitario. Fin tanto che la politica non lo capirà, nulla cambierà. Cosa succede nella nostra Regione e nel nostro territorio. Le liste di attesa si allungano sempre di più, tutto inspiegabilmente è condizionato dal covid-19, come se si morisse solo di covid. Le prenotazioni per visite specialistiche sono saltate, si accede ad esse solo se il medico di famiglia sulla ricetta rossa, segnale visata urgente o breve. Tutte le visite o esami per screening tumorali sono stati bloccati, non si sa fino a quando. Come sono saltati inspiegabilmente tutti gli interventi chirurgici programmati, ma solo nel pubblico, perché nelle cliniche private accreditate, tutto continua come prima, fanno il test sierologico ai pazienti, poi se è il caso il tampone e se tutto è negativo, ricoverano per l’intervento programmato. C’è qualche medico di famiglia che si rifiuta di visitare pazienti con patologie abbastanza gravi solo perché ha febbre. In verità alcuni medici di base non visitano quasi mai e tutto è deciso telefonicamente o con messaggi. Sarebbe questa la nuova medicina quella moderna e tecnologica del terzo millennio, quella a distanza? La medicina a distanza, la sua tecnologia, deve essere strumento di supporto, non può sostituire il rapporto medico-paziente, perché alla base di questo rapporto, prima della diagnosi e cura, c’è il rapporto umano. E’ paradossale che uno degli strumenti tecnologici utili, quello di inviare il codice di prescrizione dei farmaci, nella farmacia indicata dal paziente, senza fare la fila e senza la prescrizione cartacea (quando partirà il progetto prescrizione cartacea zero?), utilizzato durante il blocco per la pandemia, è stato soppresso. All’ospedale della Murgia, già a partire da luglio la chirurgia ha bloccato gli interventi e anche le consulenze, da alcuni giorni sono stati bloccati tutti gli interventi chirurgici, probabilmente fino a fine mese, per rifacimento del pavimento delle sale operatorie, rimane aperta una sola sala, per l’urgenza, quella per l’emodinamica, fino ad ora mai utilizzata. Ma è possibile che un ospedale funzionante da appena sei anni, debba essere sottoposto a ristrutturazione e nelle aree più a rischio? Chiediamo ai vertici della ASLBA, all’assessore alla sanità Emiliano, che si faccia piana luce sui responsabili di questo scempio e che non debba pagare, come al solito il cittadino.
Michele LOSPALLUTO
Tutta colpa di COVID-19?
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