Tra le attrattive dell’intensa programmazione dei Suoni della Murgia 2024, l’evento del 13 luglio presso la dimora Cagnazzi resterà un momento non solo altamente culturale ma profondamente emozionante per il bellissimo omaggio a Mimmo Rayola recentemente scomparso.
Questa estate infuocata, questa “ stagione dai densi climi” come recita il poeta Cardarelli, ricerca insistentemente oasi serali, riparo dall’arsura, dalla noia, dalla pesante apatia del giorno. Diversi gli spettacoli che Altamura offre ai cittadini ma gli appuntamenti della rassegna musicale “SUONI DELLA MURGIA” hanno un quid particolare, un coinvolgimento, ritmo singolari e poi la magica visione internazionale dell’arte. E ci siamo ritrovati in tanti, amici e fedeli spettatori ad affollare le gradinate del nostro anfiteatro privato, un luogo singolarmente suggestivo. Ed è qui che “Suoni e parole dal campo” ha visto il suo emozionale svolgersi, lo spettacolo della vita ha fatto il suo corso in tutta la sua bellezza nell’intreccio di ritmi, testi, fotogrammi, storie del Campo 65, echi ed ombre di guerra che ancora primeggiano nelle cronache dei nostri giorni. Una scenografia che ha fatto bene agli occhi ma soprattutto al cuore quella fusione di chitarra classica tra le dita esperte del musicista Luigi Bolognese, ritmo travolgente le percussioni etniche per la maestria di Francesco Marcello Sette, voce profonda e oserei dire sensuale quella di Angelo Michele Di Donna con le sue narrazioni.
A dominare la scena come sempre con bravura e umiltà la magica voce di Maria Moramarco che ha incarnato , attraverso testi di indiscussa bellezza , il dolore delle donne durante i conflitti mondiali, le guerre che ci riportano alle vicende del Campo 65, quel dolore riscontrabile purtroppo in tutte le guerre e le atrocità contemporanee ne sono un terribile esempio. L’eccellente interpretazione della nostra amata artista ha toccato profondamente le nostre corde emotive, il dolore delle madri, mogli, sorelle, figlie abbraccia ogni epoca perché in ogni tempo “la guerra è guerra e la guerra ti sotterra” come recita tristemente il ritornello di una canzone in un emozionante duetto con il piccolo Samuele. In un crescendo di emozioni, compresa l’inaspettata presenza del musicista francese Sandro Joyeux che ci ha allietati con un sound africano ed altro compiendo virtuosismi con la chitarra, la proiezione del docufilm “Il grano, il cielo, il filo spinato” per l’ennesima volta ha messo in evidenza il valore asoluto delle memorie, le storie del Campo 65 con il loro substrato di sofferenza raccolte da chi ha fatto di questo impegno sociale una “mission”.
Quando abbiamo ascoltato la tenera testimonianza di Mary, 104 anni , ultima testimone in vita, compagna di un prigioniero del Campo, è stato facile commuoversi e ringraziare di cuore l’ associazione Campo 65 e in particolare il suo presidente Domenico Bolognese per la costante dedizione al recupero storico di questo sito. Dal discorso del presidente è emersa una nota di compiacimento per una notizia che mi piace divulgare, per la prima volta si parla di messa in sicurezza del Campo e il sindaco Petronella ha promesso di ottemperare a questo impegno. Abbiamo già scritto in altra sede e ribadisco che registi, fotografi, archeologi, filmaker, parlano all’unanimità di un’area che evoca grandi emozioni e non da meno si è rivelato il discorso del regista del suddetto docufilm, Gianfranco Pannone il quale ha anche sottolineato la profonda amicizia con i fratelli Bolognese e Maria Moramarco e non ha sottaciuto il suo sentito cordoglio per l’improvvisa dipartita di Mimmo Rajola, un’assenza pesante per tutti noi presenti nella sua casa.
Una serata intensa che merita solo aggettivi al superlativo per le tematiche e le persone che si sono avvicendate nella bellezza di un luogo che in due ore si è trasformato in un crocevia di memorie di un passato remoto, prossimo e di un presente che fa memoria di una persona generosa, di una singolare apertura intellettuale, colto ed umile da cui dovrebbero imparare tutti coloro che si professano appartenere ad una certa cultura. Tutta la bellezza di cui ho parlato ha visto come incipit un sentito e condivisibile omaggio al grande assente della serata Mimmo Rajola , un padrone di casa di cui già sentiamo il vuoto e come non condividere le bellissime parole della prof.ssa Annalisa Divincenzo che si è fatta portavoce di un memoriale commovente in cui ci siamo tutti ritrovati e di cui regalo pochi frammenti “il trascorrere del tempo permetterà di avvolgere la sua persona nella giusta luce, addolcirà il dolore, infervorerà parenti e amici per i suoi progetti. Tutti siamo stati folgorati dalle sue passioni, l’elegante gentilezza della sua accoglienza è presente qui. La vita di Mimmo permea la sua dimora in ogni anfratto, in questo luogo dove gli artisti sono stati sempre i benvenuti”.
Nel sentirmi vicina alla famiglia Rajola e in particolare alla signora Adriana per la dolorosa perdita, esprimo nel contempo il mio compiacimento per aver permesso che gli eventi si realizzassero così come stabilito. Un grande gesto di nobiltà d’animo, voglia di perpetuare le antiche volontà, di non interrompere un sogno in cui si è creduto, voglia di abbracciare quella vita a cui la morte fa sempre lo sgambetto. Grazie di cuore a tutti per questo spettacolo meraviglioso in cui ho voluto fortemente intravedere la vita oltre la morte, la pace oltre la guerra,i sogni oltre la dura realtà, la gioia oltre il pianto, il rispetto oltre la violenza. Crediamoci!
Grazia Lorusso