In tema di sicurezza energetica, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), ha fatto delle proposte articolate e dettagliate su diverse problematiche che vanno in un’unica direzione: quella di vedere riconosciuti i Comuni nel ruolo attivo e non semplici spettatori. Il Sindaco di Lecce Carlo Salvemini, delegato dell’Associazione, qualche giorno fa ascoltato dalla “Commissione ambiente e attività produttive” alla Camera, ha sottolineato la centralità che devono vedere i Comuni e gli Enti Locali, metterli a sistema, in un ruolo strategico con la delicata fase della transizione ecologica. Lo stesso delegato non a caso, ha fatto riferimento alla Regione Puglia, la 2^ Regione in Italia per energie rinnovabili installate, nella quale manca un piano strategico che difatto annulla qualunque vantaggio per la collettività, sia in termini di risparmio per la bolletta, per imprese e famiglie, sia in termini di risarcimenti dei territori, che ineluttabilmente sono stati stravolti, a volte devastati, dalla presenza degli impianti. In Italia ha sottolineato Salvemini, manca un sistema industriale di impianti di rinnovabili, così come si attende. Gli impianti sul mare. Il piano di gestione dello spazio marittimo, che dovrebbe disciplinare tutte le attività connesse alla blue-economy, come quelle di offshore, sta determinando un affollamento di impianti sulle coste, talmente incoerente, che provoca la conseguente reazione delle popolazioni. E’ irrazionale, nonché sbagliato pensare che lo sviluppo delle energie rinnovabili, possa andare avanti senza il coinvolgimento delle comunità dei territori dove sono stati progettati gli impianti. Più volte abbiamo ribadito da queste pagine, come nella conferenza dai noi tenuta sulle “Comunità energetiche”, che non si può passare sulla testa di chi lo abita, lo vive quel territorio. Ci sono processi di “democratizzazione del territorio” (termine di F. Basaglia) che vanno attivati, come antidoto alla semplificazione( a volte eccessiva) e all’accelerazione(la fretta) dei tempi per approvare provvedimenti, che sono i veri responsabili dell’allontanamento dei cittadini dalla politica e dal voto.
I dati parlano di cinque anni, per ottenere l’approvazione di un progetto, ma sono convinto che con il coinvolgimento delle comunità, i tempi si possono dimezzare, prevenendo ricorsi e soprattutto spingendo con il contributo dei cittadini, ad abbattere il muro della burocrazia. Come è altrettanto irrazionale e quindi sbagliato, pensare che lo sviluppo delle energie rinnovabili, possa andare avanti, senza che contemporaneamente, ci sia la riduzione delle energie fossili. Ricordiamo come ultimo dato, che la Puglia da sola, ha richieste per impianti rinnovabili che realizzerebbero l’intero target nazionale di 80 giga, previsto per il 2030.
Michele Lospalluto