E’ in atto una grande trasformazione strutturale e organizzativa della nostra società e del mondo produttivo. Nei prossimi anni di quello che produciamo, non ci sarà più un’evoluzione lenta, ma dei grandi cambiamenti, perché dobbiamo adattarci al cambiamento climatico, quindi rapidamente bisogna consumare meno fossili. A questi cambiamenti, non si deve assistere passivamente, ma bisogna governarli, partendo dal territorio, con un confronto sereno, leale e trasparente tra esperti, cittadini e associazioni. Quella democrazia del territorio, sempre evocata e mai realizzata, o meglio, quello che il padre della legge 180 sulla psichiatria, Franco Basaglia, chiamava “processo di democratizzazione del territorio”. Gli eventi “Dialoghi Altamurani” realizzati con il contributo delle associazioni “Argomenti 200”, Confconsumatori, Amlet e Altamura in Dialogo giornale cartaceo e online, hanno questo obiettivo ambizioso. Il primo evento ha avuto come tema le “Comunità Energetiche” con interventi di Pietro Ninivaggi presidente della società Agrilucana Energy, Enzo Colonna prof. presso l’Università di Foggia e l’avv. Loretta Moramarco assegnista di ricerca presso l’Università di Bari, ha moderato Michele Micunco presidente della Confconsumatori di Altamura. Dopo l’introduzione di Gennaro Clemente direttore del periodico cartaceo e online “Altamura in Dialogo” che ha presentato il progetto e i temi di attualità degli eventi, è intervenuto il prof Enzo Colonna, già consigliere della Regione Puglia. Ha parlato di “autoconsumo diffuso” i cui obiettivi sono:ambientali autosufficienza energetica, riduzione dei costi, individuazione di strumenti per affrontare la povertà energetica con la povertà in generale.
Tutte le energie rinnovabili fanno riferimento al regolamento europeo e viene considerato di “Interesse pubblico di tipo prevalente”, in particolare per la sanità e la sicurezza pubblica e nei casi in cui confligge con altri interessi è preminente. Il decreto di riferimento è il 199 del 2021 che si occupa dell’individuazione dei criteri attraverso cui le Regioni devono addivenire alla individuazione delle aree idonee nelle quali è previsto un regime molto semplificato per autorizzare la realizzazione di impianti per energie rinnovabili. Distribuisce fra tutte le Regioni il “carico condiviso”, per raggiungere gli obiettivi di produzione, definisce la ripartizione regionale di potenza minima per anno espressa per MW, stabilendola anno per anno fini al 2030, poi fino al 2050, anno di azzeramento delle emissioni nocive. Nella conferenza Stato, Regioni, Enti Locali è stato stabilito che la Puglia deve raggiungere 687 MW nel 2023 fino all’obiettivo di 7284 MW che cumulato con altre Regioni raggiungono un obiettivo di 80 giga, ovvero 80 mila MW di potenza installata, che è la capacità che può esprimere l’impianto. La Puglia produce 7284 MW, superata dalla Sicilia a poco più di 10 mila MW con la Lombardia che produce 40 mila MW.
La Puglia è leader nazionale per potenza installata, produce ¼ dell’eolico nazionale, il 12-13% del fotovoltaico. Il prof. Colonna difronte a questi dati, sottolinea che spesso sente dire che la Puglia ha già dato, affermazione che non condivide, perché ogni Regione deve dare quello per cui è vocata. Certo che ogni Regione deve dare quello per cui è portata, ma il problema è legato a chi decide sulla testa dei territori e senza i minimi canoni di democrazia. L’avvocato Loretta Moramarco ha sottolineato la necessità di superare le energie fossili, per la tutela della salute e dell’ambiente, ha ricordato come l’Italia è stata più volte bastonata dalla UE e c’è stata anche una sentenza di condanna per la quantità di presenza di ossido di carbonio nell’aria in molte Regioni del nostro paese. Si è posta la domanda sul perché la Puglia nonostante produca di più energie rinnovabili della Lombardia, non abbia avuto lo stesso sviluppo economico, forse ha ripetuto per ragioni storiche, o per mancanza di opportunità da parte degli imprenditori. L’altro interrogativo si riferisce a quanto abbia inciso la pressione UE per raggiungere gli obiettivi di produzione delle rinnovabili sull’aumento dei costi dell’energia, che ha fortemente toccato i redditi più bassi, che oggi trovano difficoltà o non sono in grado di pagarsi la bolletta. E’ l’ARERA (Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente) che è l’ente incaricato di regolamentare il mercato dell’energia elettrica e del gas in Italia, anche sui rifiuti detta una serie di regole per i piani economici e finanziari, incide sulla vita di tutti noi. Per le disposizioni economiche provvede con decreti il MASE(Ministero ambiente e sicurezza energeteica.
Le C.E. stanno nella Costituzione, nell’art. 43 il costituente riserva ad enti pubblici, comunità e utenti, categorie di imprese con servizi e fonti di energia, che ipotizzo dice Moramarco, siano quelle rinnovabili. Negli anni 60 sono nate le prime Comunità, che si chiamavano cooperative elettriche, nate in zone rurali nell’arco alpino e che hanno gestito la rete elettrica fuori da quella nazionale che non esisteva. Il decreto del 2019 ha stabilito cosa sono le C.E. Sono soggetto di diritto, non ci dice quale, dentro ci sono persone fisiche, piccole e medie imprese, che non hanno per oggetto l’attività energetica, enti territoriali, autorità locali comprese le amministrazioni comunali. Gli obiettivi: fornire benefici ambientali, economici e sociali e non profitti finanziari. La Red III direttiva europea accelera le procedure. La Moramarco ha fortemente messo in evidenza il consumo di suolo da parte del fotovoltaico a terra, detto agrivoltaico, che secondo la sua opinione non va finanziato, ma va privilegiato quello sui tetti, l’agrisolare. Il presidente della società Agrilucana Energy, essendo imprenditore del settore ha fatto un discorso pratico, legato alla sua esperienza. Rispetto al problema del consumo del suolo a proposito del fotovoltaico a terra, l’agrisolare, i dati, ha ribadito sono in forte diminuzione in quanto a consumo di suolo da qualche anno. Ha posto un’alternativa alla costruzione di impianti fotovoltaici realizzati con fondi pubblici, il cui surplus di energia deve obbligatoriamente finire nella rete nazionale che il gestore paga a pochissimi centesimi a KW e lo vende ad altri utenti a prezzi triplicati. Ha fatto l’esempio di un piccolo impianto individuale, che può essere installato al costo di 3.500 € e ammortizzato in tre anni, favorito oggi dalle nuove norme sui condomini, come ha ricordato il prof. Colonna, che non obbliga più il condomino a chiedere le autorizzazioni agli altri inquilini, ma basta una segnalazione all’amministratore, con l’impegno a non fare modifiche all’immobile.
Michele Lospalluto.