Qualche giorno fa ci ha lasciato Marietta Cristallo, 98 anni, una donna che rappresenta per me e penso per la tutta nostra comunità una icona di un mondo agricolo pastorale in graduale scomparsa. Una grande lavoratrice, sempre pronta a rimboccarsi le maniche e a fare di tutto: vendemmiare, mietere, raccogliere frutta così come anche lavare panni, cucinare, pulire, aggiustare, abile in tutto, svelta, instancabile a dispetto della sua statura piccola e del suo aspetto esile. Utile nella vita come nella morte, era abilissima a “vestire i morti” Ho avuto modo di vederla all’opera quando diversi anni fa è venuta a vestire mia nonna: si rivolgeva a lei con delicatezza, chiamandola per nome, massaggiandole il volto senza alcun timore. Non temeva i morti Marietta, attribuiva loro una funzione sacra e protettiva. ”Più dei vivi che dei morti, devi temere “ era solita dire a me che continuavo a fissarla, basita. Ha cresciuto i suoi figli ma ha badato anche a tanti figli di altri, ad Altamura in molti la ricordano presente nelle loro case, sempre sorridente, confortevole e servizievole. Non facilmente definibile il mio rapporto con lei, non si tratta di parentela ma è stata una relazione di affetto profondo durato una intera vita, era il vicinato di una volta, in pochissimi oggi riuscirebbero a capire. La ricordo a Carnevale preparare accuratamente il fantoccio “Ciccio” seduto dietro il tavolino di legno, la “capretta” con sopra l’immancabile ruzzulo del vino da una parte, quaderno imbrattato di scarabocchi al centro, penna e calamaio. La ricordo preparare con gran cura la cupa cupa, tirar fuori dal cascione i meravigliosi stracci che usavamo per mascherarci prima di fare il nostro chiassoso e festoso corteo di “Catarinella rinnuccia rinnà”.
Quando poi per le svariate circostanze della mia vita, mi sono resa conto di quanto prezioso fosse tutto ciò, ho iniziato con lei a tessere le maglie della memoria, a “cernere” e a scavare nei ricordi molto spesso accompagnando il solo chiacchierare con un qualcosa di utile da fare, per esempio d’estate, sedute fuori sull’uscio di casa, avevamo cazzafève e uattetùre e mentre si inanellavano le chiacchiere, si schiacciavano anche le fave, altro che carta e penna!!! Siamo riusciti ad andare anche alla RAI regionale così come alle TV locali dell’epoca (TELE APPULA) e negli anni ottanta abbiamo fatto con Otello Profazio delle rilevazioni che attualmente sono nell’Archivio Sonoro di Puglia come Fondo Profazio, Altamura. Abbiamo anche una ripresa utilizzata da Geo&Geo Piccole cose ma intense e significative. Marietta è stata negli anni una delle fonti più rigogliose della mia ricerca sul campo. Non sapeva leggere e scrivere, forse proprio questa è stata la ragione di una memoria a dir poco sorprendente, tutto il suo sapere affidato all’oralità le conferiva autorevolezza e magia cosa che nel nostro mondo fatto di segni e di scrittura sembra incredibile. Con lei scompare un anello di congiunzione con quel mondo contadino, un riferimento insostituibile, una delle ultime depositarie della cultura orale autentica. Mi hanno detto che fino alla fine lei ha riascoltato i canti, sempre canticchiando con me scandendo parole. Spero questo sia stato per lei occasione di gioia e serenità. Grande emozione il nostro ultimo incontro a maggio quando quasi demolendo le barriere del tempo con convinzione ed enfasi sottolineava che avevamo cantato insieme il giorno prima e non me ne ricordavo? Perché stupirmi? Non aveva forse ragione? Nel canto rivive in qualche modo la memoria di chi lo ha generato, a lei che oggi è aria spero le giunga il mio infinito grazie.
Maria Moramarco
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riposa in pace nonna carissima ❤️