Il saggio «Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta continua» di Guido Viale per Interno 4 Edizioni
Il 12 maggio 2023 si è tenuta alle ore 19.00, presso la Sala Conferenze dell’ex Conservatorio Santa Croce di Altamura, la presentazione del libro di Guido Viale “Niente da dimenticare, Verità e menzogne su Lotta Continua”, edito da Interno 4 edizioni, promossa dalle le associazioni Movimento culturale Spiragli e Il Circolo delle Formiche. Ha introdotto l’incontro Michele Lospalluto e hanno interloquito con l’autore Bortolomeo Smaldone e Giuseppe Dambrosio.
Folta la partecipazione del pubblico presente e molto animato il dibattito che ne è seguito. Non un incontro di reduci ma un’occasione, per giovani e meno giovani, per approfondire i movimenti degli studenti e degli operai che hanno attraversato gli anni sessanta e settanta e l’azione incisiva e unica svolta da Lotta Continua. Guido Viale, protagonista di quella stagione, ha ridato dignità a quel periodo che comunemente e spregiativamente è considerato come gli “anni di piombo”.
Lotta Continua, nata nel ’69 con le lotte operaie alla Fiat Mirafiori e scioltasi nel 1976 con il Congresso di Rimini, a detta di molti è stata l’organizzazione più rappresentativa della sinistra extraparlamentare degli anni settanta, di stampo rivoluzionario ma meno legata, come altre organizzazioni, alla tradizione del movimento operaio. Era diffusa in modo capillare in tutta Italia, ad Altamura era presente fin dai primi anni settanta, una delle prime sezioni del meridione.
Di Lotta Continua Guido Viale è stato dirigente fino alla fine, prima ancora era stato esponente di punta del movimento studentesco torinese partecipando all’occupazione di Palazzo Campana del 1967 che accese la miccia del movimento studentesco del ’68 in Italia.
Di quella esperienza, lontana nel tempo ma ancora viva in chi l’ha vissuta, parla Guido Viale nel libro. Un saggio agevole e problematico che mette insieme scritti, analisi e riflessioni già pubblicati nei decenni precedenti. Non una sistematica storia dell’organizzazione ma un mosaico di ricordi, annotazioni, considerazioni, spunti di riflessione.
Le menzogne a cui fa riferimento Viale sono per lo più legate al lunghissimo processo celebrato contro Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi per l’uccisione del commissario Calabresi, conclusosi con una condanna “imposta con la menzogna per un delitto che non avevano mai commesso”. Pagine in cui emerge lo sdegno e l’indignazione per l’approssimazione giuridica con cui si sono tenuti quei processi in cui Lotta Continua è stata identificata come una pericolosa “banda armata” e gli anni ’70 sono stati dipinti come gli “anni di piombo”.
Lotta continua, come afferma lo storico Giovanni De Luna è “…stata il contenitore in cui in maniera più significativa precipitarono gli umori, le idee, i comportamenti dei giovani di allora, un luogo di transito, un crocevia in grado di intercettare tutti i flussi di quel mondo magmatico e inafferrabile che sostituì l’humus di una irrepetibile stagione politica”.
Ciò che unisce il movimento studentesco del ‘68 e le lotte operaie esplose nel ’69, durate un decennio, è la spinta antiautoritaria, la presa della parola come affermazione della propria soggettività in un contesto in cui “interrogarsi e mettere in discussione la propria esistenza”, la possibilità di comunicare contro le regole di un sistema che, in fabbrica e fuori, era pensato per rendere quella comunicazione impossibile.
Esemplificativa della “parabola della vita della Lotta Continua” è la figura di Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia perché aveva messo le mani sul traffico di armi in cui erano implicati anche i servizi segreti, Gladio e P2. Da vivo è stato accusato di essere uno dei mandanti dell’omicidio Calabresi. A differenza di altri delitti di mafia (Falcone, Borsellino, Chinnici, La Torre) a Rostagno per molti anni non fu dato questo riconoscimento e addirittura si era arrivato ad ipotizzare che il suo assassinio fosse stata opera dei suoi ex compagni di militanza. Stessa sorte toccò a Peppino Impastato (anch’egli militante dell’organizzazione), ucciso barbaramente dalla mafia per le denunce che quotidianamente lanciava da radio Out contro i boss locali e vittima di pilotate indagini dei carabinieri, complici dei mafiosi, che accreditarono la tesi dell’attentato stragista che lui stesso stava architettando rimanendone ucciso. Questo “misconoscimento” è da ricercare nel passato politico dei due nella sinistra rivoluzionaria.
Viale fa i conti, senza reticenze, con il problema della violenza e ammette che quelli che fecero la scelta delle armi «avevano ricevuto il loro battesimo politico, la loro prima formazione, e forse anche gran parte delle motivazioni per fare il salto verso la clandestinità e la decisione di uccidere all’interno di pratiche quotidiane di cui ciascuno di noi era stato parte». Nello contempo sostiene, con convinzione, la tesi della violenza diffusa dell’estrema sinistra come conseguenza delle stragi e della strategia della tensione.
L’organizzazione si scioglie nel 1976 anche sotto la spinta del movimento delle donne che aveva sollevato la questione del “maschilismo”. La storia di quegli anni è ancora tutta da scrivere, ma una cosa appare chiara all’autore: «Quello che aveva formato e tenuto insieme Lotta Continua per sette anni, ma anche ciò che aveva fatto precipitare la sua dissoluzione in sette giorni, non è stata una teoria o un’ideologia, ma una pratica, contrassegnata da un comune sentimento».
Guido Viale, è nato a Tokio, sociologo autorevole, scrittore, giornalista e consulente. Tra le principali opere: Il Sessantotto tra Rivoluzione e Restaurazione, Un mondo usa e getta, Tutti in taxi, A casa, Governare i rifiuti, Vita e morte dell’automobile, Slessico familiare, Prove di un mondo diverso, La conversione ecologica, Si può fare e rifondare l’Europa insieme a profughi e migranti.
di Giuseppe Dambrosio