I conflitti con i cittadini al Pronto soccorso con la richiesta di intervento dell’esercito non sono un problema di ordine pubblico ma di carenze ed inefficienze.
Dopo oltre 30 anni di aziendalizzazione (leggi privatizzazione) con una serie di parametri per giudicare l’operato dei direttori delle ASL (Aziende come fossero fabbriche), della cui applicazione non ha mai destituito nessuno, se non in casi eccezionali. Dopo aver istituito strumenti di finanziamento per le patologie, i cosiddetti DRG (un acronimo copiato male dagli americani), ovvero ogni patologia nel rispetto di alcuni parametri viene finanziata con una cifra (per fare un esempio un intervento di ernia se rispetta i tempi di ricovero previsti ha un costo se li supera costa meno e quindi la struttura che opera introita meno, viene penalizzata). Insomma quella che chiamo una partita di giro, a maggior ragione che tutto è presumibile e che non ho mai visto fare calcoli sulle presunte entrate per patologia, è un fallimento(forse serve solo per pagare le attività delle strutture accreditate), come lo è l’aziendalizzazione con la convivenza, unico caso in Europa e forse oltre, nelle stesse strutture pubbliche, di attività istituzionale e a pagamento, con l’aggravante che i Direttori delle strutture la svolgono nei propri studi (spesso senza rilasciare ricevute fiscali) in barba alle norme che prevedono un rapporto esclusivo. Ma di questo, raramente, anzi quasi mai, ne sentite parlare dai mass media, io lo scrivo da sempre. Ora finalmente qualcuno, meno questo governo, come del resto hanno fatto i precedenti, parla di una sanità che è diventata emergenza, dopo averla massacrata con tagli in questi ultimi 30 anni, negli ultimi 10 è stata tagliata di 30 miliardi di euro e ancora oggi, come più volte ho ricordato, ha il più basso rapporto a livello europeo, in percentuale di investimento rispetto al PIL, poco più del 6%. Da mesi i pronto soccorso scoppiano, per carenza di personale, i tempi di attesa sono lunghissimi e i pazienti con i loro parenti protestano, entrano in conflitto con il personale che qualche volta si traduce in violenza. Certo il caso denunciato dalla giornalista di Telenorba, la madre con ipertensione grave e cefalea, lasciata per diverse ore sulla sedia a rotelle senza terapia, è inaccettabile. Ma per questi rari episodi, le cui responsabilità stanno in chi la sanità la governa, chiedere l’intervento dell’esercito, come ha fatto il presidente nazionale dell’ordine dei medici, è un’esagerazione non condivisibile, in quanto trasforma, carenze, inefficienze e disorganizzazione, in ordine pubblico. Se i pronto soccorso sono super affollati, non solo recentemente, ma da anni, forse in questi ultimi di più, sta alla medicina primaria, quella dei servizi, quella di famiglia, risolvere il problema. Durante la pandemia gli operatori sanitari venivano considerati degli eroi soprattutto dai politici, non solo dai cittadini, ora vengono lasciati soli, in particolare nelle aree di emergenza, i pronto soccorso, dai quali molti medici e non solo, scappano per stress da turno, si licenziano e vanno altrove, anche all’estero. La pandemia pare che non abbia insegnato nulla alla politica e ai suoi dirigenti. Bisogna investire, versare risorse per i servizi territoriali, la medicina primaria, si chiama così perché oltre a fare prevenzione primaria, che non si fa, deve fare diagnostica precoce, fare filtro, non solo per evitare che il paziente si aggravi per i ritardi, ma per ridurre i costi dovuti ai ritardi che obbligano ad esami più complessi e costosi. La carenza di personale è il punto centrale del problema sanità. Serve una legge nazionale che stabilisca una volta per tutte la “dotazione organica minima”.
Stabilire degli standard nel rapporto operatori pazienti, migliorarli significa evitare errori. Alla nostra Regione sono stati stanziati lo scorso anno 650 milioni del PNRR per costruire 121 Case di Comunità e 38 Ospedali di Comunità,da realizzare entro il 2026. I primi sono strutture in cui operano diversi specialisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, infermieri di comunità, altri specialisti della salute e assistenti sociali. Gli Ospedali di Comunità, sono strutture residenziali o semiresidenziali, che servono ad evitare il ricovero in ospedale, nei quali i parenti possono entrare quando vogliono e cucinamo per i propri congiunti. Sono strutture che avvicinano i servizi ai cittadini, evitano le lunghe liste di attesa. Sono previste ad Altamura e Gravina, ma fino ad ora non si vede muovere nulla. Il PNRR non prevede le coperture per assumere personale, gli oneri sono a carico delle Regioni. Con la nostra Regione che è in piano di rientro per un debito di 200 milioni di euro, il peggiore rischio potrebbe essere che si fanno le strutture, ma rimangono vuote per mancanza di personale. Ed è quello che sta succedendo anche in altre Regioni come la Lombardia, nella quale ci sono strutture pronte per l’apertura, ma chiuse per mancanza di personale, che non può essere assunto per i tagli fatti da questo e dai precedenti governi. Sono queste carenze, della medicina di base, dei servizi, che spingono l’utenza ai pronto soccorso ingolfandoli e causando tempi di attesa molto lunghi.
Michele Lospalluto