In questi ultimi due o tre decenni ci hanno inculcato la narrazione che un SSN su base universalistica che assicuri assistenza a tutti i cittadini, basato sulla fiscalità generale non è più sostenibile. Ci hanno parlato di popolazione invecchiata e aumento dei costi per l’assistenza e per i farmaci, dell’aumento dei costi della tecnologia, della spesa sanitaria in forte aumento e che non è compatibile con la stabilità finanziaria. Ci hanno anche detto in questi anni che è necessario trovare altre fonti di finanziamento, attraverso un sistema assicurativo e i fondi sanitari integrativi. In questo modo si potrà garantire l’assistenza a chi non ha soldi per un’assicurazione, a chi è più povero. Quindi un Servizio Sanitario Pubblico solo per gli ultimi, i più diseredati. L’avanzata verso l’aziendalizzazione, (le USL si chiameranno ASL quindi Aziende e non più Unità Sanitarie)avviene con le leggi 502 del 92 e 517 nel 93, che significa che i diritti debbono essere subordinati alle disponibilità delle risorse economiche( chiaro indirizzo verso la privatizzazione), che poi si è concretizzato, come dicevo in apertura con l’attività intra ed extramoenia(attività privata) con la riforma del 1999, che permette di scavalcare le liste di attesa(ricordo che tempo fa in Toscana hanno approvato una norma che non permette di scavalcare le liste ma di scegliere solo il professionista). Il resto lo ha fatto la controriforma costituzionale del titolo V che ha assegnato alle Regioni altre competenze, come quella di organizzare e legiferare in materia sanitaria (istituendo servizi e modalità di accesso i cosiddetti Servizi Sanitari Regionali con 20 Regioni e 20 sistemi diversi di accesso e di diritti). Nel 2014 il jobs act ha apposto alla sanità pubblica il welfare aziendale, ovvero attraverso le agevolazioni fiscali, pagate con le tasse, è stata spianata la strada ai fondi e alle mutue definite attraverso i contratti di lavoro. Queste mutue integrative, che vogliono americanizzare il servizio pubblico, dai dati mostrano che non portano risparmi alla sanità pubblica, tantomeno risorse(ci sono le agevolazioni fiscali) in quanto non garantiscono l’urgenza e l’emergenza, che sono le più costose per un servizio sanitario, che rimangono a carico del SSN. Con l’autonomia differenziata delle Regioni, che secondo i sostenitori, dovrebbe permettere alle stesse di gestirsi in maniera autonoma le proprie risorse, sarà decretata l’agonia se non la morte del sud e la fine totale della questione meridionale(di quel poco che rimane). Infatti un sud con infrastrutture carenti o inesistenti, pochissime entrate per via dei tanti disoccupati e del PIL basso, perdendo il rapporto di solidarietà tra le Regioni previsto dalla nostra Costituzione, sarà lasciato al suo destino: povertà, incapacità e corruzione di chi lo governa. Aumenteranno le disuguaglianze tra le Regioni e quindi tra i cittadini e saranno le più drammatiche e disumane. Il PNRR nei fatti ha dimostrato che non è la soluzione per garantire il diritto alla salute previsto dall’art. 32 della Costituzione. Non copre i costi per le assunzioni di personale sanitario, che sono a carico delle ASL(molte senza risorse e ancora in piano di rientro), provvede solo alla costruzione di strutture e ad acquisti di attrezzature. Non sono stati risolti i problemi della carenza di medici (si continua con il numero chiuso e si limita l’accesso alle specializzazioni essenziali per l’assunzione) e degli infermieri. Mancano ad oggi oltre 40 mila medici e 65 mila infermieri, per queste carenze si calcola che nella sola città di Milano ci sono migliaia di persone senza un medico e tutto è stato coperto dal servizio privato ad un costo di 45,00 euro, ovviamente a carico del cittadino. Oggi il servizio pubblico è sempre più regressivo, offre sempre meno, ma allo Stato costa sempre di più. Una sanità sostenibile, una sanità in difesa dell’art. 32 della Costituzione, è possibile solo con una grande riforma, quella che alcuni esperti chiamano “quarta riforma”, che fino ad ora nessuno ha rivendicato. Michele Lospalluto
NEI SERVIZI SOCIO SANITARI AVANZA LA PRIVATIZZAZIONE CON LA SPESA PRIVATA DALLE TASCHE DEI CITTADINI. IL DIRITTO ALLA SALUTE SANCITO DALL’ART. 32 DELLA COSTITUZIONE RISCHIA DI SALTARE
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