Tante le emozioni durante la “Festa del dono” nei giorni 15-16-17 ottobre, ma quando il dolore dell’ Ucraina si è rivelato forte e chiaro attraverso le parole di don Mykhaylo in collegamento da Kiev, l’atrio del Liceo Cagnazzi era tutto un brivido.
“Dono genera dono”, è stato semplicemente emozionante in un fine settimana ottobrino, veder confluire verso un unico intento associazioni, appassionati di scrittura, di teatro che si sono avvicendati presso l’atrio del Liceo Cagnazzi con la gioia di condividere un pezzo di sé. Una profonda riflessione di don Giuseppe Loizzo sul valore del dono durante un momento altamente emotivo di un pomeriggio domenicale, mette in evidenza che “il dono passa innanzitutto dal dono di sé stessi e poi da quello che si ha “. Mi sono ritrovata in quell’affermazione consapevole di aver donato un po’ di me , della mia passione poetica ma soprattutto nel tempo donato all’ascolto di un’esperienza drammatica dalla voce in diretta di don Mykhaylo ( don Michele)in collegamento da Kiev, tutto il dolore di una terra martoriata attraverso le parole coinvolgenti di un sacerdote, espressione di una Chiesa che vive il tempo forte della sua missione. Conoscere don Mykhaylo e i suoi diari di guerra è stato arricchente per le pagine del nostro giornale e non finiremo mai di ringraziare il nostro amico e collega Nicola Corrado Salati per questo filo diretto con l’ Ucraina. Una domenica pomeriggio quella del 16 ottobre in cui il valore del dono è diventato tangibile attraverso il dialogo, l’abbraccio, il sostegno reciproco di due sacerdoti don Giuseppe Loizzo e don Mykhaylo, due espressioni diverse di un’unica Chiesa che tende sempre a costruire dinamiche di pace. Un plauso speciale va a don Giuseppe Loizzo per l’intreccio di domande interessanti e commenti correlati, d’altronde la sua fama di comunicatore e la sua simpatia sono note a tutti. Don Mykhaylo che ha avuto la possibilità di studiare in Italia, con un linguaggio chiaro e determinato ci ha trasmesso tutta la fatica, la paura, il coraggio, la vicinanza al dolore che un giovane sacerdote come lui vive quotidianamente sulla sua pelle abbracciando le sofferenze di un intero popolo. Il suo racconto è andato oltre le immagini mediatiche già di per sé raccapriccianti, narrare la guerra concreta con le devastazioni sotto i propri piedi e nell’anima non è come leggerla sui libri di storia. Eppure il popolo ucraino vive, nella nebbia della paura, il suo quotidiano, lavorando, pregando, seppellendo i suoi morti, guardando alla Chiesa come un rifugio fisico e spirituale. La testimonianza intima del nostro amico sacerdote, i suoi contatti ravvicinati con la sofferenza, mettono in risalto una Chesa vicina alla gente, che sfama, che trova lavoro, che consola e non solo una Chiesa che fa omelie. Mi ha colpito particolarmente una sua frase “la Chiesa è diventata una piattaforma, ho imparato ad essere un prete concreto, non devo parlare io con i fedeli anche perché il più delle volte non so cosa dire, il mio compito è di portare le persone a Dio, è con lui che devono parlare. Strano a dirsi ma stiamo assistendo a tante conversioni”. Le macerie fisiche e psicologiche sono un macigno nel cuore dell’uomo , ascoltare don Mykhaylo mi ha dato un senso di fiducia, di leggerezza, desiderio di una presenza che ti sollevi dall’abisso, in pratica la consapevolezza che esiste un’armonica relazione degli uni con e per gli altri. Una Chiesa che non scappa è una Chiesa attenta a tutte le esigenze che si mette in cammino verso l’altro in un dinamismo di dono del proprio tempo nonostante il pericolo costante dei bombardamenti.
All’incalzare di domande specifiche di don Giuseppe sul valore delle parole da declinare con il termine “dono” , il sacerdote ucraino non esita a dire “perdono e pace”, infatti non c’è pace senza perdono e viceversa. La pace tanto auspicata è un dono e la si ottiene solo con il dialogo. Difficilmente andrà nell’oblio questa testimonianza, voce della Chiesa e soprattutto voce di un popolo che urla alla pace. Grazie a questi nostri amici che ci hanno coinvolto e commosso, don Giuseppe Loizzo per la sua profonda sensibilità e il caro don Mykhaylo per il coraggio e la grande fede che trasmette ad un popolo in guerra. A loro e a tutti noi l’augurio di una imminente pace , quella pace come dice don Tonino Bello “che non si coniuga sempre con le marce , al di là delle veglie, dovremmo prendere atto che la pace si costruisce e cresce nelle pieghe sotterranee dell’esistenza”. Grazia LORUSSO