Il tre novembre scorso nell’ultima riunione del “Comitato Salviamo il Parco degli Ulivi”, il resto dei ricorrenti al TAR, alcuni l’avevano fatto alcuni giorni prima, hanno ritirato la firma dal ricorso. Si sono sentiti abbandonati, delusi, traditi dallla sindaca Melodia e da tutti gli esponenti del “Comitato” che sono diventati consiglieri e assessori. Dopo sette anni di battaglie, con volantini, dibattiti e iniziative pubbliche, raccolta firme e ricorso al TAR i suoi componenti si aspettavano dal nuovo governo della città guidato dalla sindaca Melodia esponente di spicco del “Comitato”, un cambio di marcia, un impegno per fare tutti i tentativi per salvare il restante pezzo di quel Parco. In tre anni e mezzo di governo della città, l’unico intervento che è stato fatto, non riuscito, riguarda un tentativo di accordo, non ufficializzato con un atto, con la ditta SEGECO per salvare quel pezzo di suolo. Quel pezzo di suolo era uno degli ultimi spazi in piena città che poteva essere trasformato in Parco Verde. La nostra città, ha una percentuale di verde per abitante, che è tra le più basse d’Italia: una sola mattonella di verde da 70 cm, compreso il cimitero, a fronte dei 9 metri previsti dalla legge.
Proprio su questi obiettivi si è mosso in questi anni il “Comitato”, chiedendo prima al Governo Stacca che per prima ha deliberato nel 2013 il via libera alla costruzione e poi al governo Forte che l’ha confermata. Un complesso la cui volumetria è pari a circa 26 mila metri cubi, due piani interrati e tre in superficie, per farci un fantomatico “centro servizi sociale-culturale”, che secondo il “Comitato” ha “di fatto autorizzato una grande e malcelata speculazione edilizia”. Infatti quello spazio era destinato dal Piano Regolatore Generale alla realizzazione di servizi pubblici di interesse generale (zona F1: scuola superiore, caserma dei vigili del fuoco e deposito ferrovie) e rappresenta una delle aree superstiti di quell’anello destinato a verde e a servizi che nell’originario e lungimirante progetto Quaroni (P.R.G. 1974)avrebbe dovuto proteggere le Mura Megalitiche dall’edilizia residenziale e commerciale e rappresentare una cerniera tra campagna e città. Durante gli scavi nel 2016 viene scoperto un insediamento archeologico con tomba di epoca Peuceta, collegato al primo manufatto ormai in stato di avanzamento. La richiesta da parte del “Comitato” di sospensione dei lavori viene respinta dal TAR, anzi successivamente la Sovrintendenza accoglie la richiesta di autorizzazione a costruire da parte della SEGECO, con la prescrizione di sopraelevarla dal piano per permettere il passaggio ai visitatori nel sito archeologico. Dopo tre anni di silenzio del Governo Melodia, sul quale il “Comitato” aveva riposto grandi speranze, dopo un’autoconvocazione dello stesso il 13 luglio scorso, nella quale si indicano due punti essenziali per dare speranza al blocco dei lavori, il primo il ritiro da parte del Comune del ricorso al TAR contro il “Comitato”, il secondo la richiesta ufficiale con atto deliberativo di un incontro con l’impresa SEGECO per trovare un accordo risolutorio.
Il 27 luglio il “Comitato” viene convocato dalla sindaca alla presenza della giunta e dopo una serie di giustificazioni sulla sua assenza dal problema e dopo aver scaricato la responsabilità, per inattività prima su alcuni funzionari ai quali si era affidata e poi sullo stesso “Comitato”, non accoglie le due proposte, prioritarie per continuare la battaglia e mette definitivamente sopra “Il Parco degli Ulivi” una pietra tombale. In quell’incontro aveva parlato di una ipotesi di costruzione di una scuola, richiesta dal preside dell’Istituto Professionale che a sua volta le aveva inviato una informativa con richiesta di permesso di costruzione, pare dopo l’autorizzazione dell’ex Provincia, della quale ipotesi il “Comitato” non era stato messo a conoscenza Ma il peggio sta nel fatto che la pietra tombale sul Parco era stata messa qualche giorno prima in una riunione di giunta, ma il “Comitato” non è stato mai informato di quella decisione. La fine della storia: il ritiro delle firme dal ricorso al TAR con la peggiore sconfitta rappresentata dal tradimento della sindaca e dei suoi alleati.
Michele Lospalluto