La vita dei giovani degli anni 50 era molto diversa da quella dei giovani di adesso. Il lavoro quotidiano era tanto duro che i ragazzi la sera non avevano altro desiderio se non quello di andare a dormire. Non esisteva il weekend per cui il sabato e, a volte, anche la domenica, si lavorava. Mentre adesso per i giovani altamurani è prassi andare nelle discoteche, pizzerie, ristoranti e sale da gioco, negli anni 50 l’unico punto di ritrovo era la cantina.
Il cantiniere era il proprietario della cantina e gestiva la sua attività servendo vino agli avventori in caraffe di terracotta smaltata da litro o mezzo litro, u ruzzulə o u ruzzuliddə. I clienti bevevano vino giocandoselo alla passatella, la fəgghjettə, un gioco nel quale i giocatori bevono o danno da bere secondo la volontà del padrone, u patrunə e sottopadrone, u sottə, scelti di volta in volta con un gioco di carte. Scopo del gioco era di non far bere, mannè all’assuttə o far ubriacare un giocatore, fé mbriaché
Queste cantine erano anche delle osterie e a volte servivano braciole, brasciolə di cavallo con ragù o involtini, gnummurerrə, molto salati che venivano accompagnati da grandi quantità di vino.
Il cantiniere vendeva vino anche al pubblico e per pubblicizzare questa attività esponeva sopra la porta un fascio di edera, la fraschə, Il vino veniva prelevato da botti di legno, la uottə, e quando si iniziava una botte di vino nuovo si mandava il banditore, u buannə, in giro per il paese il quale, al suono di una trombetta, annunciava che presso una certa cantina si offriva un certo vino ad un certo prezzo. Se qualcuno voleva assaggiarlo il banditore portava con sé una fiasca, la fiaschə o la fiascheddə, più piccola, e un bicchiere per farlo assaggiare.
La candinə la cantina
U cədderə la cantina privata
U rəzzulə la brocca per il vino, di solito di un litro; quello più piccolo si chiamava u rəzzuliddə
La uottə la botte; erano di diverse misure, c’erano quelle piccole, u wuttəciddə, e quelle molto grandi. Aveva un foro in cui si inseriva la cannella, la canneddə, da cui fuoriusciva il vino. Le botti potevano essere molto grandi, tant’è che ci volevano delle scalette per salire a grommarle, a ndartarè
La canneddə la cannella era inserita in un foro alla base della botte e serviva a spillare il vino
U uarrilə il barile; l’oggetto serviva a contenere il vino e, a volte, l’acqua
La fiaschə la fiasca era un contenitore in legno per vino. Veniva normalmente utilizzata dal contadino per trasportare vino durante gli spostamenti in campagna; era anche usata dal banditore per far assaggiare il vino alla gente e pubblicizzare il vino del cantiniere; c’era anche quella più piccola, la fiascheddə
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La daməggenə, la damigiana, di varie misure, di vetro rivestita di vimini; c’è anche quella molto piccola, di 5 litri, la daməggianeddə.
Vito Ciccimarra e Lillino Calia