Il motto “I care” di don Lorenzo MILANI, il priore di Barbiana, è stato fatto proprio dalla Presidente Ursula von der Leyen non solo come assunzione di responsabilità personale, ma anche come lo spirito che deve guidare la politica dell’Unione Europea. Ha preso un solenne impegno la Presidente della Commissione europea, perché il motto di don Lorenzo spinge ad agire non perché se ne ricava un vantaggio, ma perché non si tollera la sofferenza, l’ingiustizia, la disuguaglianza, l’umiliazione, il sopruso, il latrocinio, a chiunque sia inflitto. Questo impegno può trovare un’applicazione concreta e immediata per la sospensione dei brevetti dei vaccini anti-Covid 19, giacché anche il Presidente USA, J. BIDEN, si è espresso in tal senso: i vaccini, senza il fardello dei costi imposti dalle case farmaceutiche, sarebbero prodotti per tutti perché insieme e globalmente si esce dalla pandemia. Altra applicazione concreta potrebbe essere quella di affrontare il problema dei migranti: trovare una soluzione che non sia a favore dei cittadini europei o dei singoli stati dell’Ue, ma di persone che scappano da zone di guerra e dalla fame, che non possono essere respinte o aggredite alle frontiere dell’Ue o lasciate annegare in mare. L’Europa che ha deciso di finanziare la ripresa sociale e la transizione ecologica insieme a quella energetica, deve orientare queste risorse verso i cittadini europei meno protetti, che sono soprattutto i giovani e le donne, coloro che hanno perso il lavoro, quelli che hanno bisogno di cure mediche, tutti quelli che sono stati privati della scuola e della formazione. Non dovrà accadere però che il debito fatto in nome del suo “I care”, l’Europa lo debba riversare in futuro sulle stesse categorie che oggi vengono aiutate: ritornare all’austerità, al pareggio del bilancio significherebbe far nuovamente prosperare le banche, gli istituti finanziari, gli speculatori, danneggiando lavoratori e imprese. Sarebbe opportuno rivedere i Trattati e in particolare quelli che riguardano il funzionamento della Banca Centrale Europea, affinché l’euro sia gestito per incrementare l’occupazione, per promuovere i servizi pubblici e per tutelare la natura e l’ambiente. Tutto ciò acquista un valore supplementare per l’Italia perché una bella fetta del finanziamento europeo è destinato al nostro stato. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) presentato dal governo italiano sarà approvato dall’Europa se verrà accompagnato dalle riforme della giustizia, del fisco e della pubblica amministrazione. L’attuazione di tali riforme intaccherà i privilegi consolidati di gruppi ben organizzati, perciò sarà necessaria una forte volontà politica di tutti i partiti presenti in Parlamento. Sarà indispensabile una capacità di visione del futuro e una creatività progettuale per realizzare le opere strutturali di cui ha bisogno l’Italia, ma soprattutto il Sud. La classe dirigente delle regioni meridionali dovrà dimostrare di essere all’altezza di tale sfida. Rimanere invischiati nelle strettoie della burocrazia o, peggio, cadere nelle maglie della corruzione o della criminalità organizzata, ci farebbe perdere
quest’ultima opportunità per ridurre il divario di sviluppo con il centro-nord e per creare nuovi posti di lavoro.
EUROPA: “I CARE” (m’importa, ho a cuore)
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