C’era una volta il 1° Maggio
C’era una volta il 1° Maggio,
Frutto di incontri, di accesi confronti,
di chi per difendere il lavoro ha buttato sangue e coraggio.
Ecco dove siam finiti! Ma forse così doveva andare?
Per un “briciolo” di visibilità,
non sappiamo a chi far presentare?
Una che ha iniziato, prima che a camminar, a sgambettar?
Convinta che l’effimero “Non è la Rai”,
ma un “biscione” che su questo sa guadagnar?
Poi le affianchiamo, per parità, un “compagno” di merende,
“zedeF” a cui di certo il denaro non gli manca,
e del lavoro forse non sa nulla, poiché a lui piace viver di prebende.
Ma il paladin, del popolo oscuro della rete,
non contento, “monta” ad arte,
una polemica dal sapor poco cortese.
Sbraita di pressioni, di telefonate, di censura,
sul palco si sfoga, con un testo forse scritto da altri,
per difender una legge che ancor nella sua mente è oscura.
Cita frasi di cui non sa il significato e con boria,
convinto che con la comicità di una società che gioca all’esclusione,
si può anche dir : “Qui si fa la Storia”!
Esti son frutto di una bieca industria “culturale”,
ed eletti a “vendicatori”, di chi al potere le può cantare.
E così si mette in scena l’Italietta, con una faccia mefitica e infernale.
Sapendo che tutto questo frutterà milioni!
Alla faccia dei contribuenti e dei qualunquisti,
che come followers, tra beni di consumo e canzoni, si berranno un sacco di “palloni”.
Non ci volevano certo loro a dire che l’omofobia fa schifo,
e che c’è una politica di così basso profilo
capace, come la rete, di rigurgitar violenza come il peggior tifo.
La cosa più triste è che sembra che “tutti”, senza misura,
non han esitato ad allinearsi, senza riflession,
gli è bastato sentir la parola “censura”.
E’ facile cavalcar il senso di ripulsa,
strumentalizzar senza ritegno,
intorbidendo ad arte una cosa che si è fatta convulsa.
Il dubbio sorge da chi veicola certi modelli “culturali”,
insieme ad una compagna che anche i figli mette in mostra,
e che son più devastanti, più subdoli di quelli tradizionali.
Nessun compromesso con questa gente,
che sulle nostre spalle si arricchisce,
e a lungo andare obnubila la mente.
Facciamo che certe battaglie siano lotte collettive,
senza delegar a fantocci creati a tavolino,
la possibilità di “riuscire”.
E salviamo sto paese, ricominciamo con la nostra testa a pensar!
Mettiamo da parte il culto dell’immagine e la ostentata e continua esibizione,
torniamo a confrontarci con parole dette-bene e parlar,
e a far meno, qualche volta, anche della televisione.