Il Primo Maggio la Chiesa festeggia san Giuseppe Lavoratore, memoria stabilita da Pio XII nel 1955, legata alla primitiva festa iniziata dal beato Pio IX, che proclamò il Santo, padre adottivo di Gesù, Patrono della Chiesa cattolica, nel 1870. A solennizzare i 150 anni da quella proclamazione, Papa Francesco ha indetto un anno di santità per i fedeli che pregano san Giuseppe, sposo di Maria, madre di Gesù, dal dicembre 2020 a l’8 dicembre 2021, con l’indulgenza plenaria. Le ricorrenze del 19 marzo e del 1° maggio, il 19 di ogni mese, sono occasione di ricorrere al patrocinio del Santo falegname. Santificare il lavoro è il messaggio di questa celebrazione di maggio. Gesù è stato educato al lavoro dell’umile artigiano dal padre per crescere nella dignità di uomo. Il lavoro onesto “diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza e sviluppa le proprie potenzialità e qualità”. Dal lavoro scaturiscono le virtù che educano alla sapienza e alla responsabilità attraverso l’obbedienza ai genitori. L’episodio evangelico che narra il ritrovamento di Gesù a dodici anni dopo tre giorni, è un insegnamento per tutti i figli, che hanno bisogno di un vero padre. Perciò Papa Francesco invoca una paternità a servizio dei figli da educare “con cuore di Padre”. Il Decreto papale “Patris corde” esalta l’amore paterno che si dona a formare una coscienza di uomo e donna collaboratrici della famiglia e della società. Il lavoro paziente, accompagnato dalla speranza di una vita migliore umana e spirituale, è un dono sacro alla persona che cresce in “età, grazia e scienza”. Il sacrificio paterno e materno crea esempio di maturità nell’adolescente che è stato fin dall’infanzia educato al senso religioso della vita. Nella sacra famiglia di Nazaret non mancava la preghiera e l’ascolto della Parola nella sinagoga. La lettera del Papa narra che S. Giuseppe ha esercitato un “coraggio creativo” davanti ai problemi, presenti in tutte le famiglie. Nelle difficoltà ha saputo trasformare il problema in opportunità a Betlemme in cerca di alloggio, in Egitto come emigrante, a Nazaret per una casa. Anche quando è mancato il lavoro ha cercato di risolvere le situazioni di precarietà con l’adattarsi all’ambiente in cui si è trovato per salvare Gesù e sua madre Maria. Egli si è affidato a Dio con il silenzio e l’ubbidienza. Ha servito i suoi con ‘tenerezza, con autorità, con carità”. Ogni figlio, considerato in prospettiva di un futuro, è “un mistero”, che si rivela man mano che cresce con lo studio o il lavoro. Il padre rispetta la sua libertà e con amore lo sa indirizzare al suo vero bene futuro e attende la sua maturità. La Chiesa ha bisogno del patrocinio di S. Giuseppe ancora oggi per le soluzioni di tante crisi all’interno e fuori di essa. Nel mondo intero la pandemia di questo tempo ha intensificato la “crisi economica, sociale, culturale e spirituale”, che può essere risolta nella fratellanza universale. La terra, donata da Dio, come un giardino da coltivare, viene distrutta dall’uomo che rifiuta la misericordia divina e crea mancanza di lavoro per l’ingiustizia e la corruzione. Il Papa invoca la protezione del Santo sulla Chiesa che cerca di convincere gli organismi sociali a collaborare per una pace universale attraverso il dialogo dove esistono guerre e armamenti, anche nucleari.
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