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All’assessore Nino PERRONE abbiamo posto domande quasi tutte concernenti le deleghe comprese nel suo assessorato, alcune delle quali ci sono apparse inedite e particolarmente intriganti. Non volendone sacrificare nessuna, alcune le pubblichiamo su questo numero, altre sul prossimo.
- Assessore Perrone, il suo assessorato ad Altamura è stato per diverse generazioni ritenuto ‘ozioso’ nella migliore delle ipotesi inteso alla latina (otium!) ma generalmente tradotto come perdita di tempo visto che non da reddito. Altri erano gli assessorati con un peso specifico diverso e più pesante, quello ai Lavori pubblici e all’Urbanistica, perché pagavano – e lautamente! – sul piano elettoralistico e non solo. E’ancora così o sono cresciuti e cambiati l’interesse e l’attenzione verso le questioni che sono di competenza del suo assessorato?
Così come è posta la sua domanda sembra alludere a quel luogo comune, piuttosto diffuso, secondo cui “con la cultura non si mangia”. Non c’è alcun bisogno di smentire tale affermazione con argomentazioni ricercate poichè si tratta chiaramente di una iperbole polemica e un po’ retrograda ampiamente smentita dai fatti. Ne abbiamo avuto un riscontro con la pandemia e le chiusure dei teatri, dei musei, delle sale cinematografiche, delle biblioteche, delle librerie, delle scuole, delle palestre e di tutti i luoghi della cultura. Abbiamo potuto constatare quanto la chiusura di queste attività, erroneamente ritenute non indispensabili, abbiano avuto un forte impatto sull’economia reale e quanto si siano impoverite anche le relazioni sociali e la crescita culturale individuale. - Trovo particolarmente intrigante la delega alla “Democrazia partecipativa e al processo di coesione sociale”!
Vuole spiegare ai cittadini comuni, quelli che normalmente vivono lontani dal Palazzo, cosa significa e cosa su questo versante è stato già messo in atto e cosa ha in animo di mettere in atto nel futuro prossimo venturo?
È vero, spesso il lessico adottato nelle Pubbliche amministrazioni per spiegare alcuni processi amministrativi, può risultare opaco e poco comprensibile. Non credo però sia questo il caso. “Democrazia partecipativa” significa semplicemente condividere con i cittadini i processi decisionali e renderli partecipi delle conoscenze necessarie per prendere le decisioni più giuste e in alcuni casi chiamarli ad assumersi la responsabilità delle scelte e perfino compartecipare al raggiungimento degli obiettivi comuni.
Anche ad Altamura stiamo sperimentando nuove strade. Qualche esempio:
È in discussione nella commissione competente il Nuovo Regolamento per la gestione del patrimonio pubblico. E’ stata recepita tutta una serie di modalità che consentiranno un più facile utilizzo di beni comunali per finalità di pubblico interesse da parte dei cittadini;
È il caso, per esempio, del “Bilancio Partecipato”: una procedura prevista nell’iter di approvazione del Bilancio comunale che non era mai stata attivata prima. Consiste nel mettere a disposizione una dotazione finanziaria per realizzare alcune proposte avanzate direttamente dai cittadini attraverso procedure e modalità predefinite.
Altri esempi di “democrazia partecipata” sono quelli relativi alle procedure adottate per la partecipazione a diversi bandi nazionali e regionali. In questo momento stiamo definendo diverse candidature. Solo per rimanere in ambito culturale e sportivo ne posso citare alcune:“Altamura Città che legge”, “Sport nei Parchi”, “Sport nei quartieri”, “Sport e inclusione”, “streetArt”, “Educare in Comune”, “Luoghi Comuni” ecc. In tutti questi casi i progetti scaturiscono dalla condivisione con soggetti portatori di interessi, associazioni di cittadini, del terzo settore, culturali, professionali, imprenditoriali, sportive, che in vere e proprie sessioni di co-progettazione sono chiamati alla individuazione dei fabbisogni e delle soluzioni progettuali.
Per la gestione integrata della Rete Museale della nostra città, anche in vista del ritorno del turismo, si sta facendo ricorso a strumenti normativi nuovi. In particolare è stata avviata una procedura prevista nel nuovo Codice degli Appalti (ex art. 151/comma 3) che consente, in riferimento alla gestione dei beni culturali, di attivare dei Partenariati Speciali Pubblico-Privati in cui le Amministrazioni pubbliche e i soggetti privati, dotati di specifici requisiti, possono sedersi intorno a un tavolo e decidere le strategie necessarie al raggiungimento di obiettivi comuni.
Ovviamente in queste procedure ogni settore dell’Amministrazione è chiamato a dare il proprio contributo, sono coinvolti molti uffici e molte persone, ognuno con il suo portato di competenze.
E quindi, tanto per tornare alla domanda, la “democrazia” ha bisogno di essere praticata giorno per giorno. Non può limitarsi a esprimersi solo in occasione degli appuntamenti elettorali. La partecipazione costante ai processi decisionali genera anche un effetto secondario positivo: la “coesione sociale”. È evidente che partecipare alle scelte, farsi carico e comprendere i diversi punti di vista e i diversi bisogni, disinnesca sul nascere le contrapposizioni e i conflitti. Predispone a tenere conto del punto di vista altrui e, anche a costo di rinunciare a qualcosa, consente di perseguire le migliori soluzioni possibili nell’interesse di tutta la comunità.