“L’uomo deve soggiogare la terra, la deve dominare, perché come ‘immagine di Dio’ è una persona, cioè un essere soggettivo capace di agire in modo programmato e razionale, capace di decidere di sè e tendente a realizzare se stesso” (LE, 6)
Il lavoro è una parte importante della vita umana. Occupa il nostro tempo, assorbe le nostre energie e ci costa fatica, è fonte di aspirazioni e di soddisfazioni, di delusioni e di frustrazioni. Ciascuno di noi attribuisce al lavoro un significato diverso nell’ambito della propria vita.
In generale si lavora per sopravvivere, per ottenere i mezzi necessari alla vita umana. In questo senso lavorare è una necessità spesso mortificante, perché il bisogno spinge ad accettare qualsiasi lavoro, anche quello poco gratificante. Quanti desidererebbero fare altri lavori o preferirebbero non lavorare del tutto piuttosto che fare quel lavoro accettato solo per arrivare a fine mese. Probabilmente, solo in pochi possono permettersi il lusso di scegliersi il lavoro che desiderano.
Fare un lavoro che non piace e non gratifica è percepito come una mortificazione della propria personalità. Ciò significa che dal lavoro non ci aspettiamo soltanto una retribuzione adeguata, ma anche delle soddisfazioni psicologiche e spirituali.
Il lavoro non è soltanto un mezzo per vivere, ma anche un valore in sé, in quanto contribuisce a realizzare la nostra umanità, ci fa sentire “utili” alla società e di conseguenza contribuisce a dar senso alla nostra esistenza.
Pertanto, ognuno di noi desidera fare un lavoro che lo realizzi come uomo e che al contempo con- senta una vita dignitosa e sicura. Ma quest’ideale raramente si può raggiungere nella sua interezza.
Il tema del lavoro ha sempre avuto grande importanza all’interno della Dottrina Sociale della Chiesa. Il primo documento a trattare di lavoro fu l’enciclica “Rerum Novarum”, emanata nel 1891 da Leone XIII che analizzando le precarie condizioni degli operai nella società moderna fornì le possibili soluzioni attraverso la mediazione tra le parti, un accordo tra le classi con l’istituzione di organizzazioni miste di padroni e operai escludendo del tutto lo sciopero come strumento di lotta. Il testo tende a tutelare i lavoratori pur riconoscendo le fasce privilegiate e denunciando il pericolo di ateismo e di rivoluzione sociale insito nelle ideologie socialiste e comuniste per la lotta di classe. L’enciclica fornì un’alternativa politica al socialismo e al capitalismo europeo e favorì la nascita delle prime banche cooperative.
In occasione del novantesimo anniversario della Rerum novarum, Papa Giovanni Paolo II emana l’enciclica sul lavoro umano “Laborem exercens”. Scrive il Papa: “il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale” (LE, 3) per sottolineare quanto il lavoro sia uno degli elementi che contraddistinguono l’uomo dal resto delle creature, costituendone in qualche modo la sua stessa natura.
A partire dalla creazione, per considerare poi le successive fasi evolutive, “le quali, in qualche misura, forse si stanno già delineando, ma in gran parte rimangono ancora per l’uomo quasi sconosciute e nascoste” (LE, 4) e nonostante la diversità dei modi di concepire il lavoro nelle varie epoche e civilizzazioni, vi è un principio di unità del lavoro: esso è un bene dell’essere umano, attraverso il quale non solo trasforma la natura, ma realizza se stesso e costruisce la società familiare e civile.
Anche l’ultima enciclica “Fratelli tutti” emanata da Papa Francesco è un messaggio che rilancia soprattutto il valore da attribuire alla centralità della persona, alla dignità del lavoro e a un rinnovato armonioso rapporto tra uomo e ambiente. Papa Francesco definisce il lavoro come ‘il grande tema’, ricordando che aiutare i più poveri con il denaro deve essere un rimedio per fronteggiare le emergenze, mentre il vero obiettivo dovrebbe essere sempre quello di consentire a tutti una vita dignitosa tramite il lavoro.
Questo è un messaggio di grande attualità, che ci ricorda, ancora una volta, che il lavoro non ha solo una dimensione economica, ma è anche un mezzo per la crescita personale e la corresponsabilità sociale verso il bene comune.
Concludo riportando le parole di Onofrio Rota – Segretario Generale della CISL – il quale, commentando proprio l’ultima enciclica di Francesco, evidenzia “l’urgenza di investire su un nuovo umanesimo del lavoro: il lavoro come opportunità di crescita umana, personale e collettiva, come luogo in cui fratellanza e amicizia trovano una delle terre più fertili”.
Giacomo ZALTINI