L’economia nazionale e quella locale avevano appena cominciato a recuperare un po’ di PIL dopo la crisi finanziaria del 2008, trasformatasi quasi subito in economica e sociale con l’aumento della disoccupazione e l’impoverimento della classe media, quando un’altra valanga, dai risvolti purtroppo ancora più tragici, le travolgeva: la pandemia da covid 19, con un numero spaventoso di morti giornaliere, e un severo ma assolutamente necessario lockdown, ne destabilizzava i fondamentali. Alcuni settori economici sono stati irrimediabilmente compromessi; altri, secondo gli esperti, avranno molte difficoltà a riprendersi.
Abbiamo interrogato i rappresentanti dei comparti economici cittadini più rappresentativi per avere maggiori e più puntuali dettagli sullo stato delle cose da noi e sulle prospettive.
Intervista a Peppino CREANZA , Presidente CIA sezione Altamura.
Il settore agricolo ha bisogno di giovani leve
- Il mondo agricolo, grazie alle sue organizzazioni sindacali, ha avuto indubbiamente un ruolo di primo piano nello sviluppo economico e nell’avvicendamento politico-amministrativo del nostro territorio. Conserva ancora questa egemonia?
Da sempre i corpi intermedi hanno svolto un ruolo importante per l’affermazione dei diritti della categoria al fine di creare migliori condizioni di sviluppo sociale ed economico. Ora stiamo vivendo una fase molto difficile in cui il mondo agricolo è chiamato a riproporre la sua funzione di traino per la ripresa economica del nostro paese e sicuramente le organizzazioni di categoria avranno la responsabilità di rappresentare le istanze del mondo agricolo. L’agricoltura è il settore che più di tutti negli ultimi decenni ha avuto un’evoluzione tecnologica passando dai trattori a testa calda degli anni ’60 alle macchine computerizzate. Quindi il nostro impegno sarà sempre più verso la creazione di imprenditori agricoli ancor più professionali. - E’ notorio che in alcune regioni del nostro paese un numero sempre maggiore di giovani ha scelto di fare l’agricoltore e/o l’allevatore; qualcuno lasciando addirittura la professione che svolgeva precedentemente. Da noi i giovani stanno rimpiazzando la vecchia generazione di agricoltori?
Il tema del ricambio generazionale è un tema su cui l’intera unione europea è coinvolta. Pur essendoci nel nostro territorio attenzioni di giovani a voler entrare in agricoltura rimane sempre forte l’impatto che soprattutto gli over 65enni hanno sul totale delle imprese agricole. Su un totale di circa 196000 capi azienda, circa il 6% sono rappresentate da giovani under 40 , mentre circa il 43% sono rappresentate da over 65enni . La massiccia presenza di over 65 è dovuta al fatto che dopo tanti anni di lavoro un coltivatore diretto riesce a prendere appena 600 euro di pensione al mese e quindi è costretto a continuare la conduzione dell’azienda e non favorisce l’insediamento di un giovane, ma nonostante tale situazione anche sul nostro territorio ci sono piccoli segnali di aumento di circa il 10% nel periodo 2016-2019, di giovani che vogliono dedicarsi all’agricoltura.
Anno 2016 under 35 5230
Anno 2016 da 35 a 40 anni 5730
Anno 2016 over 40enni 184840
Anno 2016 giovani under 40 erano il 60% del totale delle aziende agricole 6%
Anno 2016 over 65enni erano 83780
Rapporto giovani in agricoltura rispetto ad altri settori 2016 erano 12%, 2018 erano 13% - Quali sono le novità colturali e le nuove strategie che i giovani vorrebbero promuovere e adoperare?
Alla funzione primaria di produzione di beni alimentari, negli anni, all’agricoltura è stato riconosciuto il ruolo multifunzionale per i servizi che essa è in grado di offrire come agriturismo, fattorie scoiali, didattiche e sportive ed ad una serie di servizi che essa potrebbe offrire alla collettività in genere, come manutenzione del territorio e del verde urbano.
Un’attenzione particolare è volta all’agricoltura biologica e alla applicazione della tecnologia per migliorare la produttività delle aziende in maniera sostenibile
Le nuove generazioni hanno una grande propensione e sono più sensibili al valore dell’ambiente e consapevoli della re-sponsabilità e del contributo che posso portare alla ricerca e al Green Deal Ue. Occorre però sciogliere la questione del divario digitale; ci sono intere aree rurali che non hanno accesso alla rete, requisito per la sussistenza delle attività eco-nomiche nella aree interne dove il mondo agricolo è linfa e collante per le comunità. Senza contare che digitalizzare vuol dire anche semplificare e snellire la burocrazia.