Un nuovo patto fiscale e nuove istituzioni finanziarie mondiali con la riforma di quelle esistenti (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale) saranno la prima risposta al mondo post-Covid.
Nel documento finale dell’evento di Assisi, “Economy of Francesco”, i giovani partecipanti hanno anche affrontato gli aspetti finanziari che incidono notevolmente nell’acuire le disuguaglianze e nell’accrescere la povertà. Chiedono come primo atto che siano aboliti i “paradisi fiscali”. È inconcepibile, ingiusto e immorale che alcuni Stati consentano a troppi capitali di affluire nei loro istituti finanziari poiché oltre all’anonimato garantiscono una tassazione irrisoria. La fuga dei capitali e l’evasione fiscale pesano moltissimo sull’economia e sullo sviluppo sociale perché sono “denaro sottratto al nostro presente e al nostro futuro”. Una stima recente dei depositi nei paradisi fiscali ha fatto supporre che con il loro impiego si sarebbero saldati abbondantemente tutti i debiti pubblici degli Stati del mondo. Ecco perché i giovani di Assisi rilevano che “un nuovo patto fiscale sarà la prima risposta al mondo post-Covid”. Altra richiesta è quella di dare vita a nuove istituzioni finanziarie mondiali e di riformare quelle esistenti (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale). J. SACHS, economista della Columbia University, ha dichiarato che una sostanziale porzione dei nuovi “diritti speciali di prelievo” che il FMI sta per emettere sia dedicata alla distribuzione dei vaccini nei Paesi più poveri, dove le campagne vaccinali sono a zero, ma il Covid continua a mietere centinaia di migliaia di vittime. Un esempio concreto e attualissimo di come potrebbe essere riformato in senso democratico e inclusivo il FMI. Altro esempio riguarderebbe la ristrutturazione o la cancellazione del debito estero dei Paesi in difficoltà soprattutto a causa della pandemia. Vi sono molte resistenze in merito alla cancellazione anche parziale del debito, perché ci si riferisce anche nell’Unione Europea al rispetto dei Trattati sottoscritti e alle norme statutarie degli istituti finanziari. In verità chi controlla il debito (le grandi banche private e pubbliche), controlla l’attività, le scelte, i bisogni, la vita sia se si tratta di uno Stato che di un singolo individuo. Ecco perché gli istituti bancari e i rispettivi manager, dirigenti e azionisti mai si sognano di rilevare l’impatto sociale delle loro decisioni. Nel caso della ristrutturazione del debito impongono piani modellati su una visione neoliberista dell’economia che prevedono la svalutazione della moneta nazionale, forti tagli alle spese pubbliche (sanità, istruzione, pensioni) e aumento delle tasse. Ulteriore richiesta viene rivolta alle istituzioni nazionali e internazionali affinché introducano una fiscalità premiale per quelle imprese che operano nel rispetto della “sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale perché solo ripensando la gestione delle persone dentro le imprese, sarà possibile una sostenibilità globale dell’economia”. I giovani di Assisi non si sono esercitati nel delineare un’economia da paese dell’Utopia, ma hanno chiesto quello che è possibile realizzare se il criterio dei rapporti economici è quello della fraternità universale e le modalità sono quelle del dono e della gratuità.