IL GRANO CHE ARRIVA DAL CANADA METTE A RISCHIO LA QUALITA’ DEI NOSTRI PRODOTTI?
Nei porti pugliesi continuano ad arrivare navi straniere con carichi di migliaia di quintali di grano provenienti soprattutto dal Canada. Qualche settimana fa nel porto di Bari sono arrivate due navi con un carico di oltre 500 mila quintali di grano duro, destinato ad una società altamurana. Le navi battevano bandiera maltese e per eludere i controlli della sanità italiana, hanno sdoganato il carico di grano a Gibilterra. Come al solito, il tema dei controlli sanitari è fondamentale per garantire la qualità del grano e quindi della pasta e del pane del nostro territorio e del nostro paese. Eppure si continua ad aggirare le regole, con il vecchio trucco di sdoganare le merci presso altri porti europei, in questo caso Gibilterra, per eludere norme più rigidi. Da anni si parla di presenza di sostanze contaminanti, ho scritto diversi articoli su questo tema, nei grani che arrivano dall’estero. E’ nota la presenza nel grano e nei legumi che arrivano dal Canada di Don e di Glifosato e di altri metalli pesanti. Il grano in Canada si raccoglie a settembre, quando iniziano le nevicate e per anticiparla, si usa seccarlo con il Glifosato, che in questo caso accelera la maturazione. Il Glifosato è l’erbicida più diffuso al mondo, uno studio svolto con la somministrazione ai ratti sembra averne dimostrato la cancerogenicità, dopo attenta analisi delle prove disponibili, lo IARC(Intern.Agency Research Cancer) di Lione lo ha classificato tra i probabili cancerogeni. Secondo l’ AIRC(Assoc.Ital.Ricerca Canncro) forse in laboratorio l’erbicida provoca danni genetici e stress ossidativo, ma negli studi nell’uomo la cancerogenicità non è stata ancora dimostrata con assoluta certezza e lo considera tra i “probabili cancerogeni”. In Italia il suo utilizzo viene limitato alla pre semina e mai a pianta in fase di crescita, avendo votato insieme alla Francia in sede di Comunità Europea al suo non utilizzo in agricoltura. Negli USA dopo diversi ricorsi, i giudici hanno riconosciuto nel Glifosato la causa del cancro ad alcuni pazienti e imposto il risarcimento di milioni di dollari. Il DON(deossinivalenolo o vomitossina) è una micotossina tra le più diffuse negli alimenti, nei mangimi e nei cereali che produce effetti tossici sull’uomo e sugli altri mammiferi: inibizione della sintesi proteica e degli acidi nucleici, vomito, diarrea, malfunzionamento del sistema ematopoietico(anemia e leucopenia), abbassamento delle difese immunitarie. La presenza di queste sostanze non chiaramente salutari per l’uomo, certamente mettono a rischio la qualità della nostra filiera di prodotti legati alla tradizione del nostro territorio e del nostro paese.
RIAPRE LA CHIRURGIA AL PERINEI, MA GLI INTERROGATIVI SULLA CHIUSURA SONO TANTI

La sospensione per alcuni giorni del mese di dicembre dei ricoveri in emergenza- urgenza e dei pazienti oncologici, nonché le attività ambulatoriali della unità di chirurgia del “Perinei”, “in attesa del perfezionamento delle procedure di reclutamento dei medici specialisti” e la successiva riattivazione, pongono all’attenzione non solo interrogativi, ma una seria riflessione sulla governance di quella unità e dell’intero presidio. Non si può chiudere un reparto dedicato alla urgenza emergenza, quindi salvavita, per una questione burocratica-amministrativa, con la conseguenza di trasferire (ci sono stati casi di trasferimento) con urgenza pazienti gravi in altri ospedali. Non è certo la prima volta che al “Perinei” si chiude un reparto, tre anni fa per carenza di medici fi chiusa per un periodo l’ortopedia. Prima di arrivare a una tale scelta estrema e di grande responsabilità, si tenta di esperire percorsi per evitare la chiusura. Infatti la Direzione della ASL ha utilizzato lo strumento della mobilità interna, per inviare un chirurgo a rotazione da altri presidi, per un periodo di due mesi e riaprire dopo sette giorni l’unità di chirurgia, con tutte le attività collegate. Da alcuni anni sono stati istituiti i dipartimenti ospedalieri, per aree omogenie o per specialistiche, che rappresentano una federazione di unità operative semplici o complesse(ovvero reparti con a capo un dirigente medico o un direttore), sono gestiti da un comitato i cui membri vengono eletti dagli operatori afferenti alla stessa area e hanno come responsabile un direttore del dipartimento. La loro funzione è quella di razionalizzare le risorse umane ed economiche e nel caso specifico di carenza di personale, devono utilizzare a rotazione risorse all’interno dello stesso dipartimento. Perché questo strumento non è stato utilizzato subito per scongiurare la chiusura dell’unità operativa di chirurgia? Di chi sono le responsabilità del direttore del dipartimento o del direttore generale o di ambedue? Certo ci sono situazioni, che favoriscono queste scelte non razionali: una discutibile gestione e la nomina periodica di chi le gestisce,la maggior parte delle unità operative del “Perinei” sono dirette da direttori facenti funzione(che spesso mantengono questo incarico fino al pensionamento) che per mantenere quella funzione devono essere fortemente allineati.