Strana la querelle tra Governatori regionali e Ministero dell’istruzione, DAD o non DAD, DDI o non DDI, lezioni in presenza, in assenza sincrone e asincrone, un po’ a casa se non vuoi andare a scuola, un po’ a scuola anche se non ci vuoi andare a “lasciarci le penne”. Ma la questione che sembra passare in secondo piano, tra questo strano gioco di interessi più o meno personali o di categoria, è l’attività didattica per gli alunni con difficoltà di apprendimento.
Coniamo sempre parole nuove, più o meno “moderne” quali SOSTEGNO, BES, PEI, INVALSI, DSA, sigle dietro le quali, è vero che si cela un reale interesse verso l’alunno ma, nello stesso tempo ne rimarcano la “differenza”, la “diversità”. Tutto questo purtroppo diventa “normale”, in una scuola protesa alla “concorrenza” e che mira alla “competizione” e così, il cd “successo formativo” perde, in un momento come questo, quella connotazione positiva che la scuola ha tenuto sempre ad avere come sua mission, ops! come suo obiettivo primario. Di fronte a tale schizofrenia “politica” i docenti, le dirigenze scolastiche cercano in ogni modo di adattarsi, di essere ligi sia relativamente alle prescrizioni circa la sicurezza sanitaria che all’efficacia della didattica anche per quegli alunni… “fragili”. Dove fragilità individua non una malattia, ma una difficoltà su cui organizzare/realizzare un percorso, un progetto in grado di far emergere le potenzialità dell’alunno.
Certo la scuola in presenza, per questi alunni è: una richiesta forte dei genitori, un bisogno dei ragazzi, un dovere della società e delle istituzioni scolastiche. Questo risponde ad una necessità fondamentale dell’essere umano in ogni contesto ancor più in quello scolastico: far sentire l’alunno “incluso”.
Ma riservando solo a loro la presenza farà sentire doppiamente la loro diversità. Ma come? Si va verso il superamento di categorie concettuali, si cercano/pesano parole per non apporre lo stigma su chi sembra più “fragile” e poi si fanno scelte insensate e contra-dictorie. Allora che fare?
Forse è il caso di fermarsi un momento e riflettere meglio su certe prese di posizione e soprattutto non farsi scudo dell’emergenza per obiettivi di bassa politica. I provvedimenti adottati, potrebbero rivelarsi un boomerang e la gente potrebbe chiedere conto abbastanza presto, poiché le scelte sbagliate si pagano e non solo col voto.
DAD o non DAD questo è il problema.
Marcello VITALE