MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI PER l’AVVENTO 2020
“Fratelli [e sorellej tutti”,
ho pensato di mettere per iscritto — rivolgendomi a voi con il saluto con cui Papa Francesco apre l’Enciclica da Lui firmata il 3 ottobre u.s. ad Assisi, sulla tomba di San Francesco qualche mio pensiero in occasione del tempo delI’Avvento, inizio di un nuovo anno Iiturgico, che attraverso quattro settimane conduce immediatamente la Chiesa al Natale e invita noi, discepoli del Signore, a camminare nel tempo e nella storia, per andarGli incontro ed invocare la Sua venuta.
Un cammino che il santo vescovo Agostino, rivolgendosi alia sua Comunitâ, descriveva cosi: “Canta come cantano i viandanti, canta e cammina! Non per cullare l’inerzia, ma per sostenere to sforzo. Canta e cammina! Senza smarrirti, senza indietreggiare, senza fermar- t/. Canto e cammina!” (Discorsi, 256, 3).
Qualcuno di voi, leggendo queste parole potrâ obiettare e con giusta ragione che in questi giorni, sofferti e difficili del coronavirus, non é poi cosi facile “camminare e cantare”, perché sembra essersi fatto, e non da oggi, molto buio su questo nostro mondo.
“Questa pandemia scriveva Papa Francesco il 13 giugno u.s. nel suo Messaggio per la IV Giornata Mondiale dei Poveri, che abbiamo celebrato il 15 novembre u.s. é giunta all’improvviso e ci ha cofto impreparati, lasciando un grande senso di disorientamento e impotenza. […j Ci sentiamo pi”u poveri e pit deboli perché abbiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertâ. La perdita del lavoro, degli affetti più cari […j e abbiamo scoperto di avere paura”.
Parole attualissime, in questi giorni nei quali stiamo rivivendo queste sensazioni, alle prese poi con i nostri occhi attratti dai colori di Speranza (alludo, scherzosamente, al Ministro, che ha verniciato l’ItaIia di rosso, arancione e giallo!), che rischiano davvero di chiudere il cuore alla speranza di giorni migliori. Anche Ie nostre Comunitâ ecclesiali stanno attraversando momenti nei quali con tante attivitâ “sospese”, con celebrazioni liturgiche colme di silenzio, con tante sorelle e fratelli vittime del contagio o allettati negli ospedali (pensiamo al “Perinei” e al “Miulli”) o ospitati nelle case per anziani e nelle RSA (tanti anche nel nostro territorio diocesano) o in casa, con alcuni nostri sacerdoti anch’essi risultati “positivi” sorge spontanea la domanda: “E noi, che cosa dobbiamo fare?” \Lc 3, 14).
Sorelle e fratelli, la risposta ci viene da questo tempo di Avvento: un tempo in cui invo care dal Signore che il cielo torni ad essere sereno e appaia prodigiosamente, come dopo una bufera di pioggia e di vento portata da nuvole nere, un arcobaleno con i colori della speranza!
Per noi, cristiani, significherâ innanzitutto “dare ragione della speranza che é in noi” (cf. 1Pt 3, 15), che é Cristo con la Sua luce: Lui, “sole di giustizia” e “luce del mondo”, eviterâ, a chi crede in Lui, di cadere neII’oscuritâ.
“Promuovere l’Avvento scriveva don Tonino Bello é optare per l’inedito, accogliere la diversitâ come gemma di un fiore nuovo, come primizia di un tempo nuovo”. E noi, come Comunitâ ecclesiale diocesana, siamo chiamati a “promuovere” questo Avvento, colorando di speranza tutta la vita cristiana, non cedendo alla paura e allo scoraggiamento, ma rinsadando innanzitutto Ie nostre relazioni, per essere “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32)!. E importante, infatti, il nostro stare insieme; non importa se “in presenza” o attraverso quelle forme di comunicazione “a distanza” con le quali, sia pur gradualmente e talvolta faticosamente, stiamo prendendo confidenza.
Saranno giorni, quelli deIl’Avvento, in cui saremo particolarmente “vigilanti nella preghiera”, non solamente nelle nostre chiese, ma soprattutto nelle nostre case e nelle nostre famiglie, riscoprendo con quella “fantasia pastorale” che i catechisti e gli animatori Iiturgici, con il proprio parroco, suggeriranno la dimensione domestica della catechesi e della preghiera. La novena deII’ImmacoIata e, in particolare, quella del Natale costituiranno appuntamenti e momenti da saper cogliere e vivere con gioia. Raccomando un’attenzione particolare agli adolescenti e ai giovani! Non posso che incoraggiare a dare continuitâ a questi nuovi e inediti percorsi di annuncio del Vangelo e ringraziare quanti, come operatori pastorali, si stanno impegnando perché la vita della Comunitâ non conosca pause o dimenticanze o assenze o lontananze pericolose.
Saranno giorni, quelli deII’Avvento, in cui saremo chiamati ad essere “operosi nella caritâ”, per una caritâ che ci richiami a “tendere la mano al povero” (cf. Sir 7, 32), per diventare ogni giorno di più “una Chiesa evangelizzatrice e attenta ai poveri”. E questo il cammino che ci attende in questo nuovo Anno Pastorale 2020-2021, per una caritâ che deve colorarsi innanzitutto di solidarietâ e di vicinanza alle persone ammalate: a ciascuno di loro giunga il nostro abbraccio, anche se a distanza, cosi come il nostro grazie a quanti come medici e infermieri se ne stanno prendendo cura.
Una caritâ che continuerâ a non far mancare attraverso quelle opere segno che la Caritas Diocesana ha messo a servizio di persone e di famiglie in difficoltâ (ie Caritas parrocchiali, Ie mense, gli empori della caritâ, il centro per I’accogIienza notturna) la propria attenzione a sorelle e fratelli che hanno bisogno di Comunitâ ecclesiali “buoni samaritani”. A questo proposito, desidero ringraziare i Presbiteri e, in particolare, Ie volontarie e i volontari (nella speranza che siano sempre piu numerosi e affiancati dai giovani), che donano un po’ del loro tempo per questa speciale relazione di fraternitâ, nonché quanti con la loro generositâ donano generi alimentari o offerte in denaro, perché nessuno si senta solo, emarginato o abbandonato!
“Vigilanti nella preghiera e operosi nella caritâ”, dunque, per “promuovere” l’Avvento e prepararsi cristianamente al Natale, ma anche disponibili ad essere collaborativi e obbedienti a coloro che hanno la responsabilitâ civile delle nostre Comunitâ (mi riferisco, in particolar modo, ai nostri Sindaci e alle Forze deIl’ordine), chiamati a far osservare disposizioni e comportamenti, che sono stati :ndicati per sconfiggere questo invisibile ma pericolosisSiMO VIFUS.
E cosi, la speranza infonderâ forza e coraggio, rivestirâ con i suoi colori il presente e i giorni avvenire e accompagnerâ sicuramente i passi di questa nostra umanitâ sui sentieri della giustizia e della pace, per “un cielo nuovo e una terra nuova” (Ap 21, 1)!
“Fratelli [e sorelle tutti”, un grande abbraccio, una speciale benedizione ed un augurio di Buon Avvento!
Altamura, 29 novembre 2020, Prima Domenica d’Avvento
+Giovanni, vescovo