La tornata elettorale di Settembre 2020 ha incrociato il Referendum confermativo per la riduzione dei Parlamentari; Il rinnovo di ben 7 Consigli Regionali e di un migliaio di Amministratori Comunali ed in particolare è coincisa con i 50 anni di vita dell'Ente Regione che mi ha spinto a fare questa riflessione e a tracciare in modo sintetico un bilancio sulla sua attività.
Ora che l’esito delle Elezioni è noto e siamo venuti a conoscenza degli Eletti di Maggioranza e di Minoranza è possibile, specie per chi come me ama la cultura istituzionale e la politica, riaprire un confronto sui contenuti e sui temi decisivi; Tra questi uno degli argomenti principali su cui meditare è certamente “l’Ente Regione” e i suoi rapporti con lo Stato. Va premesso che le Regioni previste sin dal 1948 nella Costituzione Italiana sono state attuate 22 anni dopo nel 1970. Chiamo in causa l’intero Titolo V della Costituzione e in particolare mi soffermo sugli Articoli 114 – 116 – 117, che assegnano la Potestà legislativa alle Regioni assieme a quella esercitata dallo Stato, sia in via esclusiva che in via concorrente.
La riflessione propiziata dal cinquantenario è stata dettata dalla opportunità di valutare “di come hanno finanziato e di quali correttivi necessitano per riequilibrare i Poteri e le competenze delle Regioni con quelli dello Stato”.
La Puglia, a metà Luglio di quest’anno ha celebrato la ricorrenza dei suoi 50 anni nella nuova sede del Consiglio Regionale, con una Mostra e un Catalogo dedicato ai momenti più salienti delle 10 Legislature, che mi ha visto invitato e partecipe.
Entrando nel merito la questione principale da ridefinire da parte dei Responsabili è capire se “l’Italia deve continuare ad essere governata da colpi di DECRETI dal Centro o abbandonato alla frantumazione dovuta alle diverse Decisioni delle Regioni o dei Comuni”.
È sotto gli occhi di tutti la ripetuta contrapposizione insorta tra il Governo Centrale e le Regioni nella gestione della Crisi Sanitaria o di quella scolastica e a quali decisioni i cittadini sono chiamati ad osservare durante la Pandemia a causa delle palesi divergenze. Non sono mancati atti di impugnazione che hanno causato conflitti di competenza tra lo Stato e e le Regioni. In alcune Regioni è scattato l’obbligo di mascherina all’aperto in altre no, ed in difformità alle prescrizioni Statali.
Ha iniziato la Calabria e poi la Puglia e la Basilicata, come si vede, si è proceduto con determinazioni differenti.
È dunque, arrivato il momento di ripensare l’attuale Regionalismo e di individuare un punto di equlibrio che possa tenere insieme i vantaggi del Decentramento che avvicini il Governo ai cittadini e i vantaggi di un buon livello di uniformità che garantiscono a tutti condizioni di cittadini simili ed uguali; Questa prescrive la nostra “Costituzione”. Le funzioni Regionali sono, in particolare, disciplinate dall’Articolo 117 che accanto alla Potestà legislativa individua anche quella Amministrativa, sia sulle materie di propria competenza, che su quelle delegate ai Comuni attraverso l’utilizzo dei propri uffici. Entrando nel merito delle questioni, partiamo dalla prima disattenzione del Parlamento e dello Stato che con l’istituzione delle Regioni già sin dal 1970 ha dimenticato di sopprimere le Province, e dove questo è avvenuto sono subentrate al loro posto le Città Metropolitane con una limitazione di funzioni. La seconda disattenzione appartiene alle Regioni che a loro volta non hanno voluto delegare le funzioni Amministrative ai Comuni continuando ad esercitarli direttamente. In poche parole “Al Centralismo dello Stato” si è aggiunto il Centralismo Regionale, che significa per i cittadini obbedire ad una doppia Burocrazia.
Siamo, oramai, alla “Democrazia Contrattata”, che è l’altra faccia di un Regionalismo deteriore, mercantile e in alcuni casi straccione, espresso nei confronti dello Stato.
Nessuna Regione, va sottolineato, rinuncia alle sue clientele, e
tutti hanno sempre qualcosa da chiedere allo Stato che per i suoi vizi diffusi e per assecondare le pretese degli Enti locali e delle Forze sociali e Politiche continua ad indebitarsi e a non avere risorse per fare investimenti, e per realizzare le necessarie Riforme.
Le forze politiche, ed il Parlamento potrebbero sfruttare questo anniversario e avviare un “processo di Riforme condivise” e fornire cosi le Risposte adeguate per una necessaria manutenzione dell’Intero Sistema Regionale nel campo Amministrativo, Finanziario e Politico. I nodi centrali da scegliere sono in primo luogo la definizione delle Competenze: dopo il 1970 i Poteri delle Regioni furono ulteriormente ampliati dalle Riforme Costituzionali del 2001, specie con la modifica dell’articolo 117 che attribuì alle Regioni il cosidetto Potere Residuale, che in sintesi significa “Tutto quello che non viene esercitato dallo Stato può essere esercitato dalle Regioni”.
Questa situazione va chiarita e ridefinita perchè il conflitto tra i Poteri dello Stato e delle Regioni è sempre più pesante; Continuo è il pronunciamento della Corte Costituzionale. Non meno importante il problema scabroso dell’esistenza di 5 Regioni a Statuto Speciale che godono di particolari Privilegi che non si giustificano più perchè sono cambiate dopo 50 anni le condizioni di Partenza, come la Tutela delle Minoranze, del sottosviluppo e della perifericità il riferimento è alla Sicilia, alla Sardegna, al Trentino Alto Adige, al Friuli Venezia Giulia, alla Valle d’Aosta. Su tutte domina in questo periodo la questione della Sanità; Ci siamo accorti tutti che il diritto alla salute degli Italiani è diventata assai diversa da Regione a Regione. L’emergenza Sanitaria ci ha fatto scoprire l’importanza di un sistema di Prevenzione e di Assistenza socio – Santaria Territoriale uguale per tutti gli Italiani, che merita di essere affrontato e risolto.
Ancora attualissima la questione del Federalismo Fiscale, già prefigurato dalla Riforma Costituzionale, e attuato tardi, poco e male, con evidenti disparità tra i territori e i Comuni. Segnalo che allo stato non si sono fissati i livelli essenziali delle Prestazioni a cui ha diritto ogni cittadino; E’ mancata una visione ed un’idea organica di Perequazione Infrastrutturale per iniziare a colmare il divario tra Nord e Sud; Non vengono erogati servizi Pubblici simili in tutto il Territorio Nazionale, che fa sopravvivere la lotta delle Regioni ricche con più servizi riferiti agli Asili, alle Scuole e agli Ospedali contro quelle più povere; Per’altro questa è una lotta senza colore Politico.
Tant’è che due Presidenti delle Regioni Veneto ed Emilia Romagna hanno chiesto autonomia anche sulle risorse Europee del Recovery Found e di conseguenza chiedono di gestire le scelte di Politica industriale in modo diretto. Preciso che non sono contro la Regione e sostengo che tutelare e valorizzare l’autonomia Regionale è sempre più opportuno anche perchè le Regioni hanno garantito difronte ai Ritardi dello Stato, un confronto sociale e attenuato le tensioni sociali, essendo in prima linea nel territorio.
Vado a concludere con l’auspicio di una grande Riforma, e spero in una lettura più consapevole della Storia di questi 50 anni, che attraverso la responsabilità di tutti possa dare corpo e vita ad un Regionalismo Temperato, e alla ridefinizione dei Rapporti tra lo Stato e e Regioni.
Certamente sarà premiato chi avrà il coraggio e la forza di farlo.
Pietro PEPE
Già Pres. del Consiglio Reg. Puglia