Il coronavirus non si ferma. Continua a contagiare e gli ospedali scoppiano per mancanza di posti letto. Non colpisce per altro solo chi viene contagiato, ma anche chi dipende dal sistema sanitario per la sua sopravvivenza e ha bisogno di controlli, analisi, interventi. Dall’inizio della seconda ondata hanno chiuso oltre mille reparti ospedalieri in tutta Italia, sono stati ridotti o bloccati gli accessi agli ambulatori specialistici, accentuando sempre di più le disuguaglianze sociali: chi ha i soldi può permettersi di pagare una visita medica, chi non ha soldi rinuncia. La sitazione in Puglia non è da meno. Gli ospedali sono allo stremo a cominciare dai pronto soccorso, al 118, ai reparti covid. I contagi continuano a crescere nelle RSA(residenze per anziani) strutture che avrebbero dovuto proteggere gli anziani. Altro settore toccato dal contagio, da notizie diffuse dalla Regione, è la scuola, prima chiusa alle attività didattiche, ma poi riaperte in parte dopo la sentenza del TAR. Dal Dipartimento di Promozione della Salute hanno fatto sapere che il maggior incremento della diffusione del virus è correlato al notevole aumento dell’utilizzo dei mezzi pubblici, registrato in concomitanza con l’apertura delle scuole(come se ciò fosse una novità!). Per quanto riguarda i tamponi, in Puglia si registra una ridotta capacità di processo( un numero di 15 per 10.000 residenti)e tempi molto lunghi tra la richiesta e il processo. Altro problema è rappresentato dalla minor diffusione dell’app Immuni e dalla minor dotazione di personale addetto al tracciamento. Sono stati indetti bandi, qualche giorno fa, per riassumere personale in pensione, ma non si spiega perché i concorsi non sono stati espletati a giugno o a luglio, quando i contagi erano fortemente diminuiti. Un altro problema centrale è quello della medicina del territorio, quella del medico di famiglia, dell’USCA(Unità speciale di continuità assistenziale), che vanno potenziate, non solo per fare filtro verso gli ospedali ormai al collasso, ma soprattutto per assistere i pazienti positivi asintomatici, quelli positivi con sintomi non gravi. L’ospedale Perinei, come del resto altri ospedali della nostra Regione, è al collasso. Il pronto soccorso ha tutti i posti letto occupati, la cosiddetta “area grigia”, dopo la chiusura della Psichiatria, che avrebbe dovuto fare da filtro sia al pronto soccorso che agli altri reparti, non è ancora attiva, per carenza di personale e per mancanza di monitor e di erogatori di ossigeno; il sesto piano covid è quasi esaurito in questi giorni con cinquanta pazienti. Difronte a questo quadro drammatico, il gruppo di infermieri dell’area critica del Perinei ha preparato una richiesta da inviare al Direttore Generale della ASLBA, ai Sindaci di Altamura e Santeramo, nella quale, dopo aver esposto le criticità in cui versa la struttura, chiedono che “venga rafforzata la medicina territoriale, con l’operatività completa dei medici di base(il triage telefonico non può sostituire l’osservazione diretta del paziente) e l’incremento delle unità USCA(attualmente 1 su ogni 50.000 abitanti) per le visite domiciliari, il ripristino del personale medico nelle postazioni 118 dove figurano ad oggi carenti. Questo, sottolineano gli infermieri, eviterebbe inutili accessi al pronto soccorso e conseguente intasamento dei centri regionali covid”.
ASSISTENZA TERRITORIALE: QUANDO?
1,4K
previous post