Pietro Pepe, conosciutissimo ad Altamura come “II Presidente Pierino Pepe”, nasce ad Altamura ii 13 dicembre 1941. Docente di scuoIa media, da sempre manifesta una grandissima passione per Ia politica, che coltiva sin da ragazzo. Segretario cittadino della Democrazia Cristiana, è eletto prima Consigliere comunale, poi Consigliere provinciale, Consigliere regionale per tre mandati e nel 2005 e Presidente del Consiglio regionale della Puglia,
Fondatore e Presidente onorario del Centro Studi Aldo Moro, nonché delegato del Centro Studi Normanno Svevi dell’Università di Bari. A febbraio 2011 è nominato Commendatore dal Presidente della Repubblica Napolitano. Oggi racconta il suo percorso politico e l’eredità lasciata ai cittadini.
Passione, educazione e cultura: potremmo sintetizzare in questo modo Ia sua storia politica ed istituzionale. Quale sentimento l’ha spinta a percorrere la strada della “politica fra le persone” in questi lunghi anni?
Mi permetto di integrare le sue tre parole chiave con altre tre: democrazia, politica, partito. Sono essenziali per raccontare e rappresentare in modo organico la mia lunga storia politica. Evidenzio che questa intervista coincide con l’ottantesimo anniversario della mia amata e mai dimenticata Democrazia Cristiana, partito che nel Iontano 1959 ha tenuto a battesimo il mio ingresso nella politica attiva, aderendo al Movimento Giovanile. E’ stata Ia prima esperienza che mi ha insegnato la strada per una buona politica, specie all’interno delle istituzioni e nelle relazioni umane, finalizzate al rispetto delle persone e della loro dignità, provando a dare risposte alle loro necessità grazie alla fortunata coincidenza di aver incontrato testimoni e maestri eccellenti. Uno per tutti: Aldo Moro.
Nel discorso di insediamento da Presidente del Consiglio regionale, ha parlato di “neoumanesimo”, ossia una nuova stagione della Puglia, cominciata con Vendola. Ha affermato: “Durante il lungo viaggio all’interno delle Istituzioni, il mio sogno è sempre stato quello di umanizzarle, di renderle vive, attente ai bisogni dei cittadini. Tutto il contrario della metafora del Palazzo lontano e distante dalla gente, e quella una concezione della politica che non appartiene a me, ne al presidente Vendola, con il quale mi accomuna la passione per la politica che pone al centro l’uomo e la dimensione delta speranza e del futuro.” Pensa di essere riuscito nell’intento di umanizzare le istituzioni?
Non nascondo che, a quindici anni dal mio congedo dal Consiglio regionale e dalla politica attiva, mi fa molto piacere essere citato in modo positivo assieme all’amico Presidente Vendola, con cui ho condiviso scelte politiche ispirate al neoumanesimo. Abbiamo inaugurato una nuova stagione politica in Puglia che, avvicinando le istituzioni alla gente, ha svegliato Ia partecipazione popolare. Sono orgoglioso che, durante I’esercizio delle mie funzioni da Presidente, la parola “dialogo” sia divenuta un metodo utile per dare le possibili risposte ai problemi del cittadini pugliesi. Usando una parola forte, come “testamento”, ho constatato tracce di riferimenti al mio operato anche in chi e venuto dopo di me. II messaggio che mi piacerebbe registrare in modo definitivo e che nella relazione politica trionfi I’amicizia, sentimento che proviene dalla mia formazione personale. Siamo chiamati a rappresentare la cosa pubblica e siamo responsabili del buon andamento delle istituzioni, che sono di tutti. La politica ha il dovere, eliminando le persistenti disuguaglianze, di essere nel presente la Speranza del futuro, avvicinando in modo sincero le istituzioni alla gente. Un sogno che, purtroppo, stenta a decollare.
Una delle protagoniste della politica nazionale e regionale stata Ia “legge sulla devolution” (una riforma costituzionale di iniziativa del centro destra spazzata via grazie al referendum del 25 e 26 giugno 2006, dove prevalsero i “no” con il 61,29% dei voti). Oggi, la destra torna all’attacco con l’autonomia differenziata. Per quale motivo l’unità della Repubblica a costantemente messa a repentaglio?
II dibattito politico attuale occupato, se posso essere sincero, dal vergognoso accordo tra Lega e Fratelli d’Italia sulle riforme costituzionali: l’autonomia differenziata ed il premierato. Premetto che non si pub modificare la nostra Costituzione guardando solo gli scenari attuali, anche perché – dopo il Parlamento – l’ultima parola per l’approvazione spetta ai cittadini attraverso il referendum. Con l’autonomia differenziata si andrà a dividere l’unità della Repubblica e ad allargare i preesistenti divari tra Nord e Sud. Non c’e niente di nuovo: dopo il vecchio progetto di secessione della Lega di Bossi, Si è passati alla devolution che stata bocciata nel 2005. Ora si insiste con la proposta del Ministro Calderoli, che potrà avere efficacia solo con I’approvazione dei LEP (livelli essenziali di prestazione). E vero che la Costituzione riconosce atl’articolo 5 le autonomie locali, infatti nel 2001 il centro sinistra yarò un provvedimento che attribuiva alle Regioni le competenze su ventitré materie, ma senza copertura finanziaria. Temo che questa sia la solita proposta di bandiera in occasione delle elezioni europee.
E il premierato?
Sul premierato sento solo di dire che, secondo me, la riforma punta a potenziare il potere esecutivo e compromette il saggio equilibrio costituzionale che prevede Ia divisione dei tre poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario). Sembra un modo per assicurare la sopravvivenza della Presidente del Consiglio in carica.
Oggi non è più alI’interno delle istituzioni, ma rimane ugualmente punto di riferimento per tanti e tante. Qual è lo stato di salute della politica delta Regione e quanto è cambiata la qualità della classe dirigente a distanza di quasi vent’anni? Ritiene che il Presidente Emiliano abbia portato avanti degnamente gli obiettivi fissati dalla “primavera pugliese”?
La situazione politica in Puglia presenta le stesse difficoltà dell’intero Paese, che purtroppo vede i cittadini delusi e lontani. II Presidente Emiliano lavora costantemente per cambiare Ia classe dirigente e per svegliare la partecipazione dei cittadini, provando a ridare un’anima alla politica. II prossimo anno, con le elezioni regionali, deve essere presentata una proposta utile per sconfiggere I’antipolitica. Si spera in una classe dirigente all’altezza. Nel 2005, con Vendola avviammo la “primavera pugliese” con una politica caratterizzata da un forte desiderio di riscatto e con una particolare attenzione ai giovani, al mondo del lavoro ed al contrasto alle diverse mafie camuffate nelle istituzioni e sul territorio. E un lavoro che Emiliano sta confermando con determinazione, affrontando le sfide drammatiche dell’inquinamento, dell’immigrazione clandestina e della corruzione, con Province e territori considerate una nuova “terra dei fuochi”. Purtroppo un mondo senza politica e senza partiti rischia di vivere in emergenza continua, anche per i rigurgiti neofascisti presenti in questo periodo storico.
Durante le elezioni amministrative, in molte città (pugliesi e non), è emersa questa nuova “moda” di non presentare simboli di partito. II civismo ha preso piede e continua a rendere evidenti i problemi che attanagliano i partiti. Proprio il Sindaco di Altamura, Antonio Petronella, non solo è espressione di diverse liste civiche, ma soprattutto non proviene dal mondo politico in senso stretto. Questa estraneità è un rischio o un vantaggio?
Resto dell’avviso che la via migliore sia la rifondazione dei partiti. Le ragioni sono diverse: la loro identità culturale, il programma elettorale, la classe dirigente ed i simboli, utili ai cittadini nell’espressione del voto. La politica e trasparenza e rapporto costante con gli elettori. II civismo è utile per Ia definizione di problemi urgenti, ma non per Ia selezione dei rappresentanti. In via eccezionale – per la crisi politica e per l’assenza dei partiti – ha preso piede questo modo di fare alleanze indistinte tra liste civiche, che però si sciolgono dopo le votazioni. Anche Altamura è stata interessata da questo fenomeno. Al di là delle questioni morali e personali il Sindaco Petronella, pur privo di esperienza politica, sta dimostrando grande equilibrio e rispetto verso i cittadini, rapportandosi con i livelli istituzionali superiori in modo corretto e rispettoso della città, almeno in questi primi mesi di amministrazione.
Che consiglio sente di dare a tanti giovani appassionati, in questi anni bui per Ia politica e per i partiti?
I giovani sono il nostro futuro e per questo vanno sostenuti ed accompagnati, specie in un tempo in cui c’è assenza di buoni maestri a cui ispirarsi. II primo consiglio è far comprendere loro che senza studiare e senza la culture si rischia di cadere nelle mani del primo “pifferaio magico”. Partire, dunque, dallo studio e dalla conoscenza della nostra Costituzione e del faticoso lavoro per vararla: fatta di principi, di diritti e di doveri per i cittadini e lo Stato. Frequentare corsi di formazione politica prima di accedere a cariche elettive, ma soprattutto farsi una propria coscienza politica. Guardare alla storia di adulti credibili che hanno attraversato i livelli istituzionali con dignità ed onestà. Appassionarsi in modo serio, senza scoraggiarsi dinanzi a possibili sconfitte o delusioni. II mio percorso politico è stato graduale, segnato sia da successi nei livelli istituzionali e nella rappresentanza politica, sia da scottature (penso alla mancata elezione, nel 1983, a Senatore della Repubblica per una manciata di voti). Ho continuato a fare attività politica, sino ad essere riconosciuto con I’elezione a Presidente del Consiglio regionale. In sintesi: siate presenti perché Ia cosa pubblica appartiene a tutti, e tutti devono sentirsi corresponsabili a dare il proprio contributo per migliorare la situazione nel nostro Paese.
Teresa Rifino – Pubblicato sul giornale online “Insieme per la Puglia” – Area Metropolitana di Bari – aprile 2024