E’ trascorso un mese dalla scomparsa terrena dell’amico Angelo, nome di battesimo, con le ali invisibili sempre aperte verso il cielo. Il 15 aprile si celebra la messa di suffragio nel ricordo della sua vita, finita alla soglia dei 70 anni. Già sono stati scritti due messaggi nel giorno del decesso da amici, che hanno lodato il suo lavoro premiato, la cultura, la passione poetica, il suo volontariato, come vice presidente, nel LICEF “Antonio Iervolino”, il pubblicista di storia delle tradizioni locali nelle riviste Comunità in Cammino, Altamura in Dialogo, In Città. Il suo impegno nella carità certamente deriva da una ottima radice quale è la famiglia Calia-Oliva con cinque figli, a pochi passi dalla Cattedrale, nella quale hanno vissuto i misteri della fede cristiana. Le tradizioni contadine degli anni ’50 erano affidate sempre al volere di Dio, come ha scritto nei suoi articoli sui lavori agricoli. Da quella radice è sorto il germoglio cresciuto nello spirito di san Francesco appreso in gioventù nella parrocchia della Consolazione nel gruppo GIFRA, Gioventù Francescana. Nel giorno delle esequie il presidente della concelebrazione don Vincenzo Panaro, nell’omelia, ha sottolineato la spiritualità di Lillino sviluppatasi alla luce di san Francesco d’Assisi. Da adulto, con la sua oblazione si è inserito nel Terz’Ordine francescano, maturato in seguito con la sua famiglia, la moglie Cecilia e i tre figli. Nella Cattedrale ha contribuito con la sua presenza ad elevare la cattolicità dei cristiani fino a dirigere, insieme alla moglie, il Centro Amoris Laetitia, per la formazione cristiana delle famiglie secondo l’enciclica di Papa Francesco. La Concelebrazione di don Vincenzo, con don Vito Incampo, già parroco della Consolazione, don Angelantonio Cianciotta, parroco della Cattedrale, assistiti dai diaconi, don Benito Bolognese, don Leonardo Ferrulli, don Pietro DIPACE, è stata seguita in una chiesa gremita di parenti, amici e fedeli. La mia gratitudine è legata ad un ricordo del dicembre 2015, quando mi invitò a partecipare ad un pellegrinaggio, da lui organizzato, per respirare più direttamente lo spirito di san Francesco.
Un pullman con una cinquantina di amici si diresse ad Assisi, con due tappe intermedie: al santuario di Santa Maria d’Arabona a Manoppello, diretto dal cugino Nicola Lomurno, e al santuario del Sacro Volto, venerato come immagine impressa sul panno della Veronica, che asciugò Gesù mentre portava la croce. I tre giorni vissuti nelle basiliche di Assisi, anche con gli incontri spirituali del francescano padre Moroni, attuale Custode del sacro Convento, furono preziosi per il nostro spirito che si arricchì della vita pratica francescana. Infatti chiesi a Lillino: “Come vive un oblato laico francescano”? Mi rispose che gli oblati offrono la loro esistenza sullo stile di san Francesco con i voti di povertà, obbedienza e castità proporzionati alla vita famigliare, che esige una moderazione nell’esercizio delle promesse fatte. Esse scaturiscono dallo spirito delle beatitudini che invitano al distacco assillante della ricchezza per vivere con giustizia e solidarietà. L’obbedienza alle leggi evangeliche dona la pace interiore che accetta ciò che Dio vuole. La castità è l’esercizio di un amore coniugale con fedeltà ed equilibrio dei sensi. Con la fede nella misericordia di Dio si supera la debolezza umana vivendo con la frequenza ai Sacramenti. Assisi è il luogo che accoglie i pacificatori che si riuniscono per gridare al mondo l’amore di san Francesco, che ha abbracciato tutti gli esseri creati per il rispetto della natura dell’universo. Ad Assisi giungono le marce della pace organizzate ogni anno per una cultura di fraternità e di ecumenismo. Respirare questi valori umani e cristiani significa sconfiggere odio e guerre che distruggono popoli e nazioni. La visita a Gubbio concluse il pellegrinaggio, nel quale Lillino ha manifestato mitezza e dedizione. La foto di Lillino, che apre una porta di Assisi, può esprimere la prontezza ad aprire il proprio cuore a Gesù che bussa, sull’esempio di san Francesco.