A cura di Sabino Zinni
Caro direttore,
«Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova» (Agatha Christie).
Quando ci sono tanti episodi che, in poco tempo, mostrano una comune matrice pur avendo come protagonisti persone completamente diverse tra loro (sia anagraficamente, sia per provenienza territoriale, sia per condizione sociale e per ruolo ricoperto) e situazioni eterogenee, una domanda sorge spontanea: ma cosa succede a questo nostro Paese? È possibile che le manifestazioni di dissenso, anche le più innocue e pacifiche, debbano vedere una risposta sempre aggressiva e, talvolta, addirittura violenta?
È possibile che, sia che protestino giovani studenti di scuola superiore, universitari, immigrati, aderenti al sindacato, riders, lavoratori, ma anche sindaci con la fascia tricolore e presidenti di regione, la reazione è, sempre e solo, improntata al prevalere di toni urlati e che le questioni si trattino, esclusivamente, come di ordine pubblico?
Come si fa a non cogliere il disagio sociale o la sensibilità politica in senso alto o le domande che stanno sotto la superficie della protesta ed a darne una risposta consona o, almeno, a provarci?
Le immagini di ieri, a Firenze e a Pisa , non sono possibili in uno stato di diritto.
Non è possibile manganellare e malmenare ragazzi inermi, rei soltanto di rivendicare la fine di una strage (quella dei palestinesi di Gaza) che la maggioranza dell’opinione pubblica, ma anche tanti governanti ritiene non più accettabile ed assolutamente da fermare.
Ma ciò che più mi preoccupa, da cittadino pensoso e pensante, è il clima di esasperata conflittualità che si sta, volutamente (?), creando e che porta ad usare toni incendiari e risposte eccessive e cariche di violenza verbale e, talvolta, ahinoi, fisica.
Credo che sia giunto il momento che i nostri governanti si rendano conto che siamo ad un punto di non ritorno nella tensione sociale che loro contribuiscono ad alimentare o, quantomeno, a non sopire con risposte politiche e non securitarie.
A tutti i cittadini che hanno a cuore lo stato di diritto e le garanzie democratiche, in testa, il diritto a manifestare il proprio pensiero ed a dissentire, beninteso con metodi non violenti, il compito di vigilare e di tenere alta la guardia affinché scene ed immagini come quelle di oggi non si vedano più.
Tratto da ODYSSEO
24 Febbraio 2024