<<La storia di Lara>> di Anita Nuzzi è una caleidoscopica silloge poetica che raccoglie le “visioni” dell’anima della scrittrice, della ˂˂razionalità cortese di questo ingegnere che lascia intravedere margini di poesia in due rette all’infinito˃˃, come ella stessa scrive nel componimento “Sulle corde di violino”.
Ed è nello spazio/tempo di queste due rette che si dipana il filo delle poesie scritte nell’arco di vent’anni di questo libro, poesie che abitano proprio “tra”, tra le rette della carne e dell’anima, del dolore e dell’amore, del tempo cronologico e del tempo del flusso della coscienza, della solitudine e della compagnia, del maschile e del femminile, del senso di appartenenza alla propria terra e dell’apolidicità, dell’autobiografia e dello scrivere poeticamente di esistenze altrui.
Tra carne e anima, parole spesso presenti che fanno emergere la dimensione olistica dell’essere umano, la cui spiritualità vive e si nutre necessariamente della fisicità delle sensazioni dei cinque sensi: gli odori dell’erba bagnata e del profumo dei fiori del lillà o della rosa, “esile regina silenziosa” (La sera del cuore); il gusto della “caramella che mastico” (La dolce ignoranza), del sorso di caffè (Uragano di mare), di spezie e aromi, delle castagne calde nel camino (Natale), del vino nel bicchiere; la vista dei colori della natura tra i quali sembra ergersi a preferito l’azzurro e le sue mille sfumature, forse perché è il colore del mare…; i suoni delle note o di un “accordo in la minore”, i rumori, il rumore persino di “una piuma che cade” (Sipario), il “rumore del silenzio”; il tatto delle dita incrociate e dell’erotico “ti tocco piano” (Alba), della neve calpestata a piedi nudi(Uragano di mare).
Tra la solitudine di una passeggiata, di un perdurare di un ricordo, di un viaggio in treno guardando il paesaggio murgiano e anche la sensazione di non essere mai soli, sentendo “un angelo soffiato sulle spalle” (Lelhael) o un giocoliere, un clown, un cantastorie, un giullare o un matto che sia, aiutante incompreso che permette di vedere quello che i più non sanno vedere; tra il viaggio dentro di sé e il vibrare all’unisono con il dolore altrui come in Fiori d’acciaio a Parigi, dedicata agli attentati del 2015, o in Una parola per la vita, voce di un condannato a morte.
E questo spazio/tempo viene espresso con uno stile di scrittura poetica che presenta utilizzi e funzioni diverse o nuove per i segni di interpunzione, come nel caso del punto posto all’inizio di un verso o una strofa, per i segni grafici, come parentesi tonde e quadre, che entrano a far parte insostituibilmente del testo poetico, per i caratteri corsivo e grassetto, che creano altri versi o testi poetici all’interno di uno stesso componimento. Le parole vengono certosinamente svelate e collocate nello spazio/pagina sia per la loro pluralità semantica, sia per la loro caratterizzazione acustica e fonetica, sia per la loro spendibilità analogica ma sempre aprendosi a rinvii estatico-religiosi, a tramiti metafisici, a stratificazioni esistenziali sempre più profonde. La struttura tradizionale della poesia è modificata sperimentalmente a favore di una sempre nuova e imprevedibile struttura dei versi o della strofa posti ora naturalmente a sinistra, a volte al centro, più imprevedibilmente a destra con lo scopo di scrivere sì poesie attraverso anafore, allitterazioni, onomatopee, ardite analogie e costruzioni fonetiche o beffardi e inaspettati giochi di parole ma sempre anche con il desiderio di cogliere la gratuità della poesia intesa come opera vitale aperta all’immediatezza del sentire dell’autrice e, auspicabilmente, del lettore.
Ed è anche per questo che “La storia di Lara” è un libro di poesie che sta “tra” l’autobiografia e il dar voce alle vite altrui, in quanto alcuni testi sono palesemente autobiografici e altri probabilmente ispirati, consapevolmente o inconsapevolmente, a esistenze altre. Non a caso l’ultimo testo poetico è “La storia di Lara”, che dà il titolo all’intera silloge, che racconta la storia di Lara, che scrive un po’ della storia finora di Anita, storia non conclusa ma disposta al dialogo con chi incontrerà le pagine di quest’anima poetica per cercare “insieme” nel tempo, “a lungo penetrando come lava nei solchi terreni dell’esistenza” (Notturno), “tra le pieghe di una tenda il lento comporsi del decomporsi della memoria” (Effimero), “tra le trame dei fili”; tra le trame di uno specchio”… la verità della vita senza paura e con coraggio.
Rosamaria Baldassarra