Venerdì 17 novembre, dalle ore 18.30 alle 21.00, nella Sala “GIORGIO” dell’ABMC, si è tenuta la quarta conferenza-dibattito del ciclo “DIALOGHI ALTAMURANI” sul tema: “IN POLITICA DA CRISTIANI”. Una partita della nazionale di calcio, il tempo inclemente e la celebrazione contestuale del consiglio comunale non hanno ostacolato la presenza di un pubblico motivato e attento. Michele LOSPALLUTO, redattore di ALTAMURA in DIALOGO, ha condotto la serata che ha visto come relatori il Dott. Ernesto PREZIOSI, Presidente Nazionale dell’Associazione “ARGOMENTI2000” e la Dott.ssa Debora CILIENTO, Consigliera Regionale Puglia.
Aprendo la serata, il moderatore non ha mostrato nessuna reticenza a dichiarare che, nonostante non abbia vissuto una storia religiosa cristiana, non ha trovato né paradossale né incoerente poter porre domande su un tema caratterizzato e caratterizzante, ‘In politica da cristiani’ appunto, considerato che il magistero degli ultimi pontefici, e soprattutto di Papa Francesco, lo hanno sempre visto attento e plaudente osservatore. Le domande, molto criteriate e assolutamente pertinenti da lui rivolte, hanno dato agli intervistati la possibilità di illustrare il proprio punto di vista argomentandolo non con astratte narrazioni ma facendo ricorso a personali esperienze di vita e a consolidate analisi storiche e politologiche.
Al Dott. Preziosi è toccato, grazie alla sua lunga frequentazione col mondo cattolico e alla sua infaticabile attività professionale, tratteggiare, nei limiti imposti dalla tempistica della serata, con puntualità le motivazioni geopolitiche, culturali e sociali della scelta politica dei cattolici nell’immediato secondo dopoguerra Con un carico di ideali rivenienti dal loro credo religioso, i cattolici entrarono nella Costituente e diedero un contributo fondamentale alla costruzione dell’impianto costituzionale del nostro paese.
Alla domanda sulle cause della fine del partito unico dei cattolici italiani e della conseguente loro diaspora, il Dott. Preziosi ha risposto affermando che le ragioni sono state sostanzialmente la caduta del muro di Berlino e soprattutto la morte tragica di Aldo Moro. Con la morte di Moro muore un progetto politico dal percorso lungo: portare il più grande partito comunista dell’occidente, e popolare al pari della DC, nell’area di governo e realizzare il sogno di una democrazia compiuta, quella dell’alternanza. L’implosione del sistema sovietico destituiva poi d’ogni motivazione la sussistenza di un partito, la DC appunto, per più decenni ritenuto come il muro più esposto dell’alleanza atlantica e che, solido culturalmente e conservato forte sul piano elettorale, ne era la imprescindibile garanzia. A questi motivi se ne sono aggiunti altri non meno perniciosi per l’unità del partito, prima fra tutti la diffusa corruzione a tutti i livelli che ha partorito l’antipolitica della Lega Nord di Bossi e dato pretesto a Berlusconi di ‘scendere in campo’. Inoltre, le correnti che nella DC prima maniera erano segno di ricchezza culturale che la faceva attenta alle diverse esigenze della società civile nel suo complesso e capace di grandi mediazioni, divenute pacchetti azionari come criterio per la spartizione del potere fine a se stesso, sono finite per trasformarsi in partitini inconsistenti e per lo più personali. Il quadro si completa con l’impoverimento culturale della sua classe dirigente.
Quando gli è stato chiesto, con verosimile malizia, del collateralismo tra DC e Gerarchia Ecclesiastica, il dott. Preziosi non ha mancato di far notare, con la schiettezza che lo caratterizza, come quella prassi fosse funzionale ad un disegno politico molto serio e cioè creare una barriera per fermare il comunismo staliniano di stampo ateistico e anticlericale e la deriva classista della società italiana che aveva nel PCI il promotore. Venute meno queste ragioni, il rapporto di sostegno reciproco si è immiserito nello scambio di favori.
Quanto alla prospettiva, vale a dire sul come oggi si debba collocare politicamente il mondo cattolico, l’intervistato ha escluso in maniera categorica nel medio periodo e in queste condizioni socioeconomiche e politiche la riedizione del partito unico dei cattolici.
L’unità i cattolici la devono ricercare e praticare sui comuni ideali, quelli che hanno ispirato i padri nobili del partito e della Costituzione, che devono far lievitare in tutte le formazioni politiche-partitiche.
Ai tanti gerarchi ecclesiastici che suggeriscono la equidistanza dalle diverse formazioni politiche, col pretesto che la scelta di parte divide, inducendo di fatto all’indifferenza che si esprime nella astensione dal voto, occorre far notare che la scelta politica necessariamente divide quanto alla adozione dei mezzi per perseguire fini che, invece, devono essere condivisibili e condivisi e che la partecipazione democratica è un dovere civico e, per i cristiani, morale. E se è vero che il futuro è nelle radici, i cattolici hanno buoni motivi per sperare nel loro recupero di credibilità e valenza sociale.
Alla dott.ssa Ciliento, nostra corregionale e a noi nota per il suo lungo, appassionato, disinteressato impegno nel sociale prepolitico e poi nella politica attiva, che l’ha vista assessore agli affari sociali, all’istruzione e al personale nel comune di Trani prima e ora Consigliere Regionale per la Puglia, il moderatore ha posto con insistenza domande dal coinvolgimento esistenziale. Le ha chiesto, infatti, chi e che cosa l’abbia indotta a fare la scelta dell’impegno politico in prima persona e a quali figure del mondo politico ed ecclesiale si è ispirata, mostrando nel contempo di che spessore è stato e continua ad essere il suo impegno politico e il suo essere cristiana cattolica.. Ha risposto con dovizia di aneddoti e di argomentazioni ineccepibili. L’impegno politico l’ha sentito come la risposta ad un dovere, oltre che civico, morale, intimamente convinta che per un cristiano la politica “è la forma più esigente della carità”, come diceva Papa Paolo VI e “l’arte nobile e difficile”, secondo la declinazione di Don Tonino Bello. La ‘vocazione’ all’impegno politico e la determinazione con la quale l’ha perseguito sono senza dubbio il frutto germogliato in lei dell’esempio di personaggi che lasciano il segno come Aldo Moro, il grande statista che dava alla politica nazionale e mondiale una ‘visione’, Don Tonino Bello, il vescovo col ‘grembiule’, che le ha inculcato il dovere del servizio costante, amorevole e disinteressato, e il grande amico Guglielmo Minervino, dal quale ha appreso la determinazione nel dare corpo ai sogni diurni e l’arte della mediazione possibile, che è la cifra della politica.
Luigi LANGONE