La campagna elettorale, tutto sommato poco acrimoniosa e un po’ silente perché condotta quasi tutta sui social, si è conclusa con la vittoria risicatissima del candidato Petronella. A lui abbiamo chiesto di aiutarci a fare l’analisi del voto e i propositi che lo animano nel mentre si accinge a guidare l’amministrazione della nostra città.
Sindaco, il fenomeno della astensione, ancorché grave a livello nazionale, ha un di più di preoccupante quando si verifica a livello periferico, soprattutto comunale. La storia politica del nostro paese e della nostra città ci racconta di partecipazione al voto amministrativo locale quasi sempre massiccia. Ha individuato, se ve ne sono, le ragioni di tanto disincanto?
La disaffezione al voto e la pratica dell’astensione crescono e mettono radici anche nelle amministrative, che, per le proprie dinamiche, avevano rappresentano nel passato l’ultima grande roccaforte della partecipazione elettorale: i dati altamurani confermano la tendenza dell’allontanamento dei cittadini dalle urne. Per quanto fisiologico e strutturato sia questo dato, non si può fare a meno di notare che la bassa partecipazione registrata domenica 28 maggio e lunedì 29 maggio scorsi sia in realtà l’ultimo tassello di un trend negativo che attraversa ormai l’Italia intera da anni. Volgendo lo sguardo nello specifico di Altamura, si può notare l’esistenza, seppure non netta, di traiettorie diverse. I meccanismi della politica tradizionale sono ormai saltati. Noi tendiamo a recuperarli cercando di parlare con la gente e creare un rapporto con la gente.
La vittoria con uno scarto esiguo di voti sul suo competitor le suggerisce di tenere un approccio diverso con la minoranza in c.c.? Magari chiamandola a partecipare alla gestione amministrativa con il coinvolgimento diretto di sue espressioni?
La politica permea le nostre vite eppure siamo spesso portati a considerarla complicata o addirittura cinica e opaca. Siamo indotti nell’errore quando consideriamo la politica in modo superficiale, quando riduciamo la politica alle campagne elettorali e all’attività dei politici in cerca di voti, quando pensiamo che la politica significhi solamente andare a votare per eleggere il politico di turno che probabilmente ci deluderà. Questa concezione riduttiva della politica, rafforzata dagli eccessi mediatici, nasconde il legame che esiste tra cittadini e democrazia e avalla subdolamente una politica imposta dall’alto dove i cittadini sono tutti passivi, come accade nelle cosiddette democrazie di facciata, nelle finte democrazie. Paradossalmente questo atteggiamento negativo nei confronti della politica, che a volte rasenta il disprezzo e alimenta atteggiamenti di antipolitica, si è materializzato proprio in un periodo storico in cui i cittadini hanno ottenuto le più ampie possibilità di intervento e di influenza sulle decisioni politiche. Decidono i cittadini. L’apertura politica si realizza nella condivisione delle azioni programmatiche. I motivi politici potrebbero indurre a considerare altro.
Al secondo turno è fisiologico che l’affluenza cali perché manca la spinta interessata delle liste. I numeri ci dicono, però, che lei ha perso per strada più voti del candidato avversario, ( è partito in notevole vantaggio secondo i primi sondaggi), al punto da arrivare al traguardo della vittoria sul filo di lana. La ragione sta nel fatto che al primo turno aveva in appoggio più liste, la sua proposta programmatica mancava di appeal nel confronto diretto con quella di Moramarco o, più semplicemente, ha fatto difetto la sua strategia comunicativa?
La politica oggi è sempre più ridotta ad una rappresentazione simbolica, una sorta di show che illude il cittadino di partecipare attraverso un applauso o al massimo un’alzata di mano: facendo il tifo per un’immagine, in buona sostanza. Ma è proprio la sostanza che viene a mancare: e questo vuoto, a mio avviso, non può che essere riempito con la buona e concreta amministrazione del territorio. Meno slogan e simboli mirabolanti e più attenzione alla realtà del nostro territorio, è su questo fronte che si deve costruire un’offerta politica vera. Se posso usare una battuta, per governare la Città bisogna abitarla e conoscerla profondamente. Dobbiamo uscire dalla politica della virtualità, quella che vede il confronto nella sua semplice rappresentazione mediata, e tornare alla concretezza del lavoro politico che a volte è aspro e faticoso, ma che non può smettere di verificare sempre e comunque i propri esiti nella vita reale, nel mondo del lavoro e nel sistema produttivo, nella realtà delle periferie e del centro cittadino, insomma in Altamura che viviamo ogni giorno e che ha in sé le migliori risorse per superare di slancio questi anni di crisi.
Circa la metà degli aventi diritto al voto non si è portata alle urne al 2^ turno: la cosa la scoraggia sapendo che metà della popolazione della sua città non prende più sul serio la partecipazione democratica e magari nutre ancora tante remore nei confronti anche della sua proposta politica nonostante che lei abbia vinto la competizione elettorale?
Di fronte a questo quadro, la mia proposta è articolata su diversi piani – dalla ricostruzione di una politica rappresentativa e militante a una nuova architettura delle istituzioni e dei partiti, all’attenzione verso una governance multilivello che guardi al globale come al locale -. Quello di cui abbiamo bisogno è una politica “amatoriale”, che si contrapponga all’attuale arena professionalizzata. Occorre che i cittadini si trasformino in “dilettanti competenti”, capaci di civismo e volontariato, disposti ad accogliere con realismo efficace le sfide della convivenza civile.
Durante la campagna elettorale il suo avversario l’ha più volte criticato per aver lei rifiutato il confronto diretto, quello alla americana, per intenderci. Faceva parte della sua strategia comunicativa?
Certamente si è trattato di strategia. Personalmente non avevo previsto altri confronti dopo aver partecipato ai precedenti quattro durante i quali tutti i candidati hanno sviscerato le proprie programmazioni elettorali. Lo avevo anche comunicato formalmente.
Durante la campagna elettorale ha avuto modo di incontrare tanti cittadini elettori e no: quale esigenza le è stata rappresentata più frequentemente?
Le esigenze rappresentate dai cittadini sono state tante, seguirò la programmazione perché le ha racchiuse da subito. Avevo già previsto una analisi dei bisogni.
Negli accordi preelettorali per dare vita alla coalizione che poi l’ha sostenuta vi siete dati degli indirizzi per la formazione della giunta comunale o avete rimandato il tutto a risultato elettorale acquisito?
Abbiamo sempre avuto le idee chiare in merito. Avremo una ottima giunta e tanto lavoro da espletare.
Il risultato è stato ormai validato, quale provvedimento vorrà adottare ‘domani’ e quale dopodomani che possa far ricredere tanti dalla manifesta disaffezione alla partecipazione politica e all’impegno civico?
Le azioni di un politico non dipendono solo da lui, ma sono il frutto di decisioni prese insieme a una serie di persone. Conta la programmazione e sempre in maniera proporzionata al territorio secondo le sue priorità.
Luigi Langone