La vendemmia, la vənnegnə
U zappatàurə il contadino (SECONDA PARTE)
Un altro lavoro che costava tanta fatica al contadino era la coltivazione della vite per la produzione del vino. C’è un detto che indica questo lavoro: cə tenə la vignə tenə la tignə, ‘chi ha la vigna ha la tigna’.
Oltre a fare il lavoro della ‘scatena’ per piantare le viti, che andavano piantate ad una certa profondità, c’era il lavoro che bisognava fare quando la vite cresceva a primavera: bisognava cioè zappare, zappè, la vigna per togliere l’erbaccia, togliere i germogli inutili sənəputè, combattere le malattie della vite, la peronospera in particolare, la pərnostrə e irrorare, pumbuè la vite con verderame, u vətrəjelə, mediante l’irroratrice, la pombə, e infine bisognava vendemmiare, vənəmè.Lavendemmia, la vənnegnə, era l’operazione più leggera e, a volte, la più allegra perchè vedeva la partecipazione di tutta la famiglia che allegramente provvedeva a tagliare i grappoli maturi e a metterli in particolari tipi di contenitori di legno, le bigonce, i uètənə. Però il nostro contadino doveva preparare tutti i contenitori di legno: botti, bigonce e tremogge che andavano irrorate di acqua per serrare le fessure che la dilatazione del legno aveva eventualmente prodotto nel tempo: questa operazione era detta stagnè i comətə. Bisognava anche preparare gli attrezzi necessari prima del giorno della vendemmia e si doveva poi provvedere a macinare l’uva con la machənettə pə macənè l’uvə,mettere il mosto u mmustə nella botte, la uottə, cioè doveva grommarla, ndartarè; poi doveva provvedere a sgrommarla, cioè togliere la parte liquida dopo 8-10 giorni, startarè e pressare il residuo più solido la vinaccia, la lənazzə, strengə, nel torchio, u cuenzə. Infine doveva rimettere il vino nella botte con un contenitore particolare di circa 10 litri, la quarterə, usando un grosso imbuto, la tramoggia, la tramutə.
Da notare che prima dell’introduzione della macchina per macinare l’uva, questa veniva schiacciata con i piedi da operai che la pestavano in grossi tini, i tinə.
Dopo la vendemmia, in tardo autunno, il contadino doveva potare la vigna, cioè eliminare tutti i rami ormai secchi, usando la roncola, la rungeddə o forbici particolari, la fuercə də putə; e poiché prima non si buttava niente, i rami secchi, i sarəmində, erano raccolti e riuniti in fascine, i sarcəniddə, trasportati in paese e deposti nel pagliaio, la pagghierə, per essere usati come legna da ardere in cucina al bisogno.
Il mestiere del contadino non è scomparso; ora è il lavoratore della terra, che fa le stesse operazioni in un modo più veloce e con meno sforzo grazie alla meccanizzazione che ha eliminato moltissimi dei pesanti lavori che faceva una volta; ecco perché adesso è difficile vedere per le strade contadini che camminano con le spalle ricurve in avanti ad angolo retto. Oggi dire ‘tu si nu zappatàurə’, purtroppo, è fortemente offensivo per una persona perchè ha anche una connotazione di persona rozza e ignorante.
Come abbiamo visto, fra il lavoratore della terra odierno o coltivatore diretto ed il nostro ‘zappatàurə’ del passato c’è una differenza abissale.
A vənəmè a vendemmiare, attività che vedeva la partecipazione di tutta lafamiglia: l’uva veniva tagliata, messa nelle bigonce e portata col carro in paese per essere macinata
A macənè l’uvə a macinare l’uva; dopo aver trasportato l’uva alla casa, bisognava macinarla con la machənettə pə macənè l’uvə; prima si pestava con i piedi in tini molto grandi..
ETIMOLOGIE ALTAMURANE (Lettera B)
bannә (u) 1-bando, avviso reso pubblico dal banditore [dal gotico bandwo, segno]. 2-banditore, imbonitore; tempo fa, quando non esistevano radio, TV e internet, un uomo girava per il paese, si fermava agli angoli delle strade e, dopo aver chiamato l’attenzione con un colpo di tamburino e di corno, comunicava a voce alta un’ordinanza comunale, l’apertura di un nuovo negozio, l’arrivo del pesce fresco, e cose varie
barrachenә (u) barracano [dall’arabo barrakan]: panno grossolano tessuto sul telaio casalingo con cui si confezionavano pesanti abiti da uomo, per l’inverno.
bascùgljә (la) bascula [dal francese bascule, bilancia a bilico]: bilancia per misurare carichi ingombranti; questi venivano posati su di un piano e mediante un sistema di leve venivano appesi al braccio corto di una leva, e messi in equilibrio con un piccolo peso, il romano, che veniva fatto scorrere sul braccio lungo e graduato; ora i carichi vengono pesati su bilance elettroniche.
bavùgljә (u) 1-bara [dallo spagnolo ba(h)ùl]. 2-cassa esterna che durante i funerali conteneva la bara vera e propria; era di legno pesante e adornata da finiture dorate, e veniva messa a disposizione del defunto se faceva parte delle varie confraternite religiose allora esistenti
beccherìjә (la) beccheria [dal francese boucherie]: locale dove veniva venduta al pubblico la carne di becco, il maschio della capra; ora è semplicemente un sinonimo di “macelleria”. Anche wucciarì, stessa etimologia.
bevә bere [dal latino bibere, che nel nostro dialetto è divenuto befә, bevә e vevә]. •Bivә a calìcchjә, arrangiati a bere direttamente dalla cannuccia.
bisciù (u) gioiello [dal francese bijou].
blugginnә (i) blue jeans: pantaloni da lavoro di tela grossolana, una volta di colore blu, ora anche di altri colori (jean sta per Genova, zona di origine di tali pantaloni).
borderò (u) estratto catastale [dal francese bordereau] da cui risulta l’atto di acquisto e l’intestazione di un immobile.
bramè bramare [dal provenzale bramar], desiderare con ardore.
bre (u) sacchettino [dal greco bréphos, neonato] in forma quadrata o più spesso in forma di cuore, con dentro alcune immagini sacre; veniva interposto tra le fasce del bambino all’altezza del cuore, a protezione dello stesso.
breccjә (la) brecciame [dal latino volgare briccia], pietrisco usato per lastricare strade
brisckә e brasckә gioco carte napoletane [dal francese brik a brak, gioco simile al nostro accòcchjә a ùnәcә], in cui il giocatore prende dal tavolo le carte, sia come se giocasse a scopә, sia come se giocasse ad accòcchjә a ùnәcә
brodә (u) brodo [dal tedesco brod]: liquido di cottura di carni o vegetali
brusckә (la) brusca [dall’inglese brush, spazzola]: robusta spazzola, usata per fare la seconda passata quando si pulisce il manto dei muli e dei cavalli. Anche brusckonә
buattә (la) latta [dal francese boite]: contenitore metallico, generalmente cilindrico e piuttosto grande. Dim buàttәlә (u), lattina di salsa, di birra, etc.
buchè (u) mazzolino di fiori [dal francese bouquet].
buchelә (u) boccale [dal greco baukalis]: largo bicchiere in materiale vario (terracotta, metallo, vetro, etc) con un manico ed a volte con beccuccio, usato generalmente per contenere l’acqua da tenere a tavola. Dim bucalettә.
buffè (u) buffè [dal francese buffet], credenza: armadio di legno a due comparti: quello superiore, a vetrina, per argenteria, bicchieri e tazze; quello inferiore, chiuso con due sportelli, per la biancheria da tavola.
buffәttonә (u) ceffone [dallo spagnolo bofeton] dato con la mano aperta sulla guancia: è come un buffetto, ma molto più pesante e sonoro
Vito Ciccimarra
Lillino Calia