Rifiuti, aree mai bonificate, marginalità economica, servitù militari, assenza di sinergie tra Parco e istituzioni
L’ultimo Consiglio direttivo del Parco, è stato nominato il 21 dicembre 2015, con un ayyo firmato dal Ministero ambiente e tutela del territorio e del mare. Sono 4 designati dalla Comunità del Parco; il Presidente è designato dall’Associazione protezione ambiente; 1 tecnico è designato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale; 1 tecnico è designato dal Mistero politiche agricole alimentari e forestali; 1 tecnico si designazione del Ministro e della tutela del territorio e del mare Sono 8 i membri e l’incarico dura 5 anni. Ad oggi nessuna nomina è stata fatta, nonostante gli otre due anni di scadenza dalla precedente nomina e senza protesta di associazioni e organizzazioni sindacali di categoria. Funzioni dell’organo direttivo. Secondo lo Statuto il Consiglio direttivo svolge le seguenti funzioni: determina l’indirizzo programmatico e definisce gli obiettivi da perseguire,, verifica la rispondenza dei risultati della gestione amministrativa delle direttive generali impartite, elegge il Vice presidente e la giunta esecutiva, delibera i bilanci annuali, le loro variazioni e assestamenti e il conto consuntivo, esprime nota i valutazione sulle proposte di piano pluriennale economico-sociale. Il paesaggio con le città del Parco. Nel Parco non c’è solo la natura, un paesaggio agrario straordinario in cui l’operatore uomo è un fattore determinante per tutto quello che noi consideriamo essere patrimonio peculiare del nostro territorio, ci sono anche le città del Parco, delle quali il “ Centro Studi Torre di Nebbia” ha pubblicato una Guida per conoscere le loro bellezze, che sono fuori dallo stesso, infatti vollero rimanere tutte fuori dall’area. Tutti i nostri paesi sono dal punto di vista storico straordinari, ma il connubio storico tra città e campagna si deve ancora oggi consolidare. Molte cose sono cambiate, il degrado non ha solo interessato il territorio, ma soprattutto le nostre città nelle quali pezzi di storia sono state cancellate con demolizioni, devastazioni, trasformazioni, non sempre all’insegna della tutela storica e oggi diventa difficile fare uno studio storiografico dei nostri luoghi, a difesa della memoria che ci ricorda da dove veniamo e chi siamo. I nostri paesi sono straordinari e bisogna restituirli alla loro bellezza. Il Parco tra risorse proposte e criticità. E’ stato istituito il 10 marzo 2004 ha sede a Gravina e vi fanno parte 13 città: Andria. Altamura, Bitonto, Cassano Murge, Corato, Gravina, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto, che sommano 450 mila abitanti. La Murgia era stata considerata una pietraia sterile e pronta a diventare area di risulta. Poi si è passati a riconoscerla nel valore di immenso patrimonio ambientale e antropico. Anche i Sassi di Matera erano considerati la vergogna della città, poi sono stati valorizzati e sono diventati patrimonio dell’UNESCO. Le città e la Murgia sono una grande risorsa non solo turistica (la presenza di turisti è limitata), enogastronomica, per i prodotti di qualità che produce, per il suo patrimonio storico culturale. Ma ci sono delle criticità da risolvere. Nella sua area è vietata a giusta ragione, la caccia, ma non i permessi per le esercitazioni militari in tre poligoni di tiro dei cinque presenti, anche se uno non è mai stato utilizzato, che coprono un territorio di 24 mila ettari. Ancora oggi rimane territorio destinatario di scorie nucleari, anche al di là del Parco, tra il Parco delle Gravine e il Parco della Murgia, a ridosso del Bosco Difesa grande di Gravina.
Bisogna far leva su quelle che sono state le battaglie per smantellare le basi missilistiche nucleari sul nostro territorio negli anni 60. Il nostro territorio, nonostante l’istituzione del Parco è in gran parte abbandonato in condizioni di entra legalità, non solo per la questione rifiuti urbani, ma anche per versamenti di materiali a volte pericolosi,versati lungo le strade principali. A distanza di oltre 20 anni, bisogna bonificare aree inquinate e degradate per sversamenti illegali, prevenire incendi che devastano interi territori e controllare la proliferazione di cinghiali che devastano colture e mettono a rischio persone. La politica non è riuscita a sottrarre ancora oggi questo territorio dalla condizione di debolezza strutturale e di marginalità economica, infatti a 20 anni dalla nascita del Parco, le sue Comunità, in particolare i Sindaci, i Consigli Comunali, hanno lavorato poco in sinergia con l’Ente Parco. Il Parco ha bisogno di un impegno collettivo delle Istituzioni e della Comunità tutta. C’ è necessità di costruire una fliliera corta del grano e della carne, per farne apprezzare la qualità e la genuinità e valorizzare le poche energie che ancora resistono sul territorio, ma bisogna coinvolgere gli allevatori e gli agricoltori in maniera più diretta, comprese le associazioni di base che operano sul territorio. Si rende impellente un maggiore impegno sulla riconversione delle pratiche agricole, oggi più finalizzate sulla monocoltura cerialicola. Al fine di realizzare questi obiettivi, c’è la necessità di costruire laboratori di ricerca scientifica, stazioni sperimentali, uffici di consulenza tecnica e finanziaria, oltre a servizi di marketing e promozione.
Michele Lospalluto