La corsa all’abbattimento degli alberi in una città cementificata sembra ineludibile in barba alle norme vigenti.
La villa di un comune oltre ad essere uno spazio per dare respiro alla città, è un luogo di aggregazione per una comunità, ma è soprattutto o dovrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della città, per essere ricordata non solo dai suoi beni culturali e dai suoi borghi, ma anche dal suo bel giardino. Tutto questo sembra non rientri nella “cultura” di questa città. Soffocata dal cemento, con decine e decine di appartamenti vuoti, con una dotazione di verde procapite tra le più basse d’Italia. Per il valore che rappresenta quella villa per i cittadini e soprattutto per quella partecipazione e condivisione, segno di democrazia, tanto predicata e sbandierata prima in campagna elettorale e poi durante la legislatura dalla precedente giunta Melodia, prima del progetto esecutivo, si sarebbe dovuto avviare un confronto tra cittadini, associazioni, tecnici ed esperti. Non c’è stata nessuna rivendicazione da parte di cittadini e associazioni, non c’è stato nessun dibattito in Consiglio Comunale, ma una semplice contestazione da parte dell’opposizione che non era stata coinvolta e ne metteva in discussione il progetto e la della maggioranza aveva risposto che era stata la Soprintendenza ad imporlo. Risposta molto discutibile da parte di alcuni tecnici. Un fatto è certo, che è stata persa una grande occasione per fare un progetto organico e di più largo respiro in quell’area, se ne parla da anni, con un confronto pubblico si tratta di un bene importante. Invece si è partiti con il transennare il muro a rischio crollo, con un impegno dopo molti mesi a ripararlo e poi ad un piano di restauro e risanamento deciso come al solito dai tecnici nel palazzo di città. Secondo l’art.1 della legge 1089/1939 modificato dalla legge. 124/2017,sono soggetti a vincolo d’interesse culturale beni pubblici o privati la cui opera di autore non più vivente superi i 70 anni di età fino a quando non sia stata effettuata la verifica degli organi della soprintendenza. La villa comunale così come gran parte del territorio Altamurano ricade in zona di zps ,natura 2000 sito di interesse comunitario in questo caso per la protezione degli uccelli.
Non sappiamo cosa abbia scritto la soprintendenza. Ad ogni modo i pareri in genere tendono alla conservazione e quindi ad effettuare meno modifiche possibili dell’ambiente soggetto a vincolo. Bisogna dedurre che l’intervento con enormi mc di cemento sprecato e’ una semplice scelta progettuale, molto ma molto discutibile,si modifica la vecchia sagoma sottraendo verde pubblico alla città abbattendo indistintamente alberi per creare delle enormi scalinate inutilizzate e che metteranno in difficoltà l’accesso agli anziani che saranno i maggiori fruitori dell’opera soggiogati doppiamente dalla soppressione dei bagni pubblici. Si poteva prevedere una più facile e migliore accessibilità per i disabili che non può essere considerata di secondo piano. Il progetto comunque doveva preventivamente essere preso in visione dal sindaco e dalla giunta che in questo caso erano i committenti in questo caso di sono resi complici di questo immane obbrobrio che si sta realizzando. Quella scalinata su via Q. Sella, la parte più discutibile del risanamento e del restauro conservativo( non è chiaro cosa è stato conservato) della Villa Comunale, alcuni tecnici l’hanno paragonata a quella del film “La Corazzata Potiomkin”, la cui scena madre fu girata a Roma negli anni ‘70. Quella scalinata è aperta ed allargata verso una zona che non ha niente a che fare con la villa. Era e doveva rimanere un semplice percorso pedonale di collegamento verso il quartiere a sud. Piuttosto sarebbe stato più utile cercare, in aggiunta, di realizzare un percorso di collegamento per le carrozzine,che invece,saranno costrette a fare lunghi giri per arrivare in villa. Ci aspettiamo qualche altra idea “geniale” per il collegamento con piazza Zanardelli. Questo succede quando la supponenza dei progettisti incaricati,li porta a chiudersi a riccio e a fare da soli. Purtroppo il danno è fatto. Lo sradicamento di alberi in città sembra una corsa ineludibile, sia nelle aree pubbliche che in quelle private, via dei Mille, Hotel via Matera, senza regole e non è dato sapere se l’ufficio ambiente ha autorizzato,siamo in zone dove nidificano i falchi grillai, specie protetta. Sarebbe stato corretto per la tutela del verde pubblico, quel poco che rimane, che i responsabili, dopo il taglio, ripiantassero gli alberi più o meno delle stesse dimensioni di specie autoctone.
Michele Lospalluto