Come recita la Costituzione Italiana: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” Ma se è davvero così, perché sentiamo parlare di dispersione scolastica ogni giorno di più? Perché i ragazzi decidono di lasciare la scuola prematuramente? A loro, si aggiungono quei ragazzi che ottengono il diploma ma non hanno le capacità per affrontare la vita reale.
Il problema è che il nostro sistema scolastico si preoccupa dei programmi non svolti piuttosto che del bagaglio culturale dell’alunno e di ciò di cui ha bisogno, poi, nel suo futuro; ha il compito di promuovere o bocciare, o rimandare gli studenti. La verità è che la scuola dovrebbe essere quell’istituzione che appiana le disuguaglianze sociali e fornisce ad ogni ragazzo gli strumenti di cui egli ha bisogno per realizzarsi.
La dispersione scolastica è uno dei principali problemi del nostro Paese, che a seguito della pandemia si è aggravato; proprio per questo motivo, i ragazzi hanno la necessità di recuperare quel tempo perso. La scuola, quindi, deve preoccuparsi di coloro che sono stati lasciati indietro. In che modo? Mobilitandosi organizzando un piano di recupero degli apprendimenti e tenendo le orecchie aperte a completa disposizione dei ragazzi, la cui voce sentiamo sempre meno.
Grazia Ostuni