“Donna, Vita, Libertà”. Sono queste le tre parole che sentiamo urlare ormai da tre settimane. Paradossale come il mondo si sviluppi, fa progressi in ambito scientifico, tecnologico e via dicendo, eppure rimane fermo, immobile sulla tutela e valorizzazione dei diritti umani come delle donne in questo caso. Ancora più in particolare in Iran. Già nel 1979 la donna iraniana gode di pari dignità sociale ed economica, ma i loro diritti secondo il punto di vista occidentale, devono essere ancora pienamente acquisiti. Di fatto alcuni dei diritti acquisiti dalle donne durante il periodo monarchico iraniano sono stati poi aboliti o ridotti secondo la legge islamica che, se non rispettata, risponde con sanzioni davvero drastiche; si può dire che la lotta ai diritti per le donne afgane e iraniane non è ancora terminata. Ad oggi quelle donne possono svolgere diverse mansioni a patto che si coprano con il velo islamico, l’hijab, e indossino abiti lunghi per coprire braccia e gambe. Il regime attuale in Iran ha istituito nel 2005 un nuovo corpo delle forze dell’ordine, la polizia morale, che ha come unico compito quello di controllare e arrestare eventualmente le donne che violano il codice di abbigliamento. È surreale pensare che lo stesso regime pretenda che le leggi iraniane fossero rispettate, senza che egli rispetti gli iraniani.
È accaduto il 13 settembre scorso e si chiamava Masha Amini, 22 anni, arrestata prima, uccisa poi dalla polizia morale iraniana poiché non indossava correttamente l’hijab. Le donne iraniane, fin da subito, sono scese in piazza bruciando i loro hijab e tagliandosi una ciocca di capelli come simbolo di protesta. Ma questa protesta è diversa dalle altre. Lo è per tre motivi: 1. protagonista principale è la donna, 2. Cambio generazionale: persone di tutte le età, specialmente giovani, ne hanno preso parte, 3. Gli uomini protestano con le donne e per le donne. Ad oggi si registrano, tra uomini e donne, all’incirca 200 vittime.
A questa lotta ha preso parte tutto il mondo. Infatti, diverse donne sui social hanno pubblicato un video in cui si tagliavano anche loro una ciocca di capelli come segno di solidarietà e molti sono gli hashtag, i Twitter e i post a riguardo. Motivo per il quale il regime ha bloccato ogni forma di comunicazione e condivisione con l’Iran, d’altronde se non possiamo eliminare un’ingiustizia almeno dobbiamo manifestarla.
Ancora una volta combattiamo contro tre giganti: l’ingiustizia, la paura e l’ignoranza ed oggi tutto il mondo parla del coraggio delle donne di quel Paese, simbolo di una lotta per i diritti e per le libertà non solo femminili, ma dell’umanità intera. Forse è vero che siamo nati dalla parte fortunata se pensiamo che ragazze, ma anche ragazzi, si trovano a fronteggiare con questa situazione assurda. Sandro Pertini diceva “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”; il futuro dei giovani dipende dalle scelte di oggi prese dagli adulti, che spesso desistono dal conficcare più a fondo le palafitte, credendo che non vi sia più terreno solido.
Caterina Disabato