La conferenza sul “Futuro dell’Europa”, indetta nel 2021, si concluderà entro la primavera di quest’anno e va a coincidere con il semestre della Presidenza francese. E’ chiamata a ridefinire i suoi “Trattati” e a discutere di un nuovo modello di crescita e di sviluppo europeo. Il lungo confronto tra i 27 Paesi riguarderà questioni epocali non più rinviabili come la globalizzazione, la crisi generale, la definizione dei rapporti esistenti tra gli stessi, l’adeguamento del modo di governare e la messa a punto della sua missione. Le sfide che l’Unione Europea deve affrontare in un tempo così turbinoso, caratterizzato da pericoli inediti ma anche da straordinarie opportunità, sono tante e complesse. Valga ad esempio emblematico la crisi provocata dalla pandemia: è stata un evento devastante che ha messo in evidenza tutte le contraddizioni di un mondo globale senza regole, producendo fratture nel corpo sociale e la messa in discussione della tenuta dei sistemi democratici, con la conseguente caduta di fiducia nei rapporti tra cittadini e istituzioni. Ma nello stesso tempo ha messo alla prova la tenuta dell’idea solidaristica che è stato, insieme a quello della pace, il motivo ispiratore dei padri fondatori della Unione Europea. Ideale europeo, è bene ricordarlo, nato come progetto di pace e di riconciliazione dopo la seconda Guerra Mondiale e perché l’Europa trovasse una sua collocazione nel mondo diviso dalla Guerra Fredda. Specie in un tempo in cui tornano a soffiare impetuosi venti di guerra nel cuore dell’Europa, (Russia contro Ucraina), è urgente accelerare il processo di Integrazione Europea, nella direzione di un’unica difesa e di un’unica Politica Estera. Passo dopo passo da Comunità Economica si è arrivati ad Unione Politica. È di questi giorni l’annuncio del Presidente della Commissione Europea di un sostanziale stanziamento pari a 43 miliardi di Euro da destinare alla produzione di microchips – micro processori europei, per i nostri computer, telefonini, smartphone per ridurre così la forte dipendenza dalla Cina e Taiwan. Ancora, ha messo a disposizione un fondo finanziario per aiutare gli Stati Membri in difficoltà, e per agevolare un loro Piano di Ripresa denominato “Next Generational Eu”. Ha continuato a guardare all’Italia e gli altri Paesi dell’Eu con occhio benevole in occasione del varo del nuovo Patto di Stabilità e di crescita, con proposte concrete quali lo scomputo degli investimenti per le transizioni sia ecologiche che digitali e il rientro del debito in tempi più lunghi. La scelta di lavorare per le prossime generazioni al servizio dei giovani è diventata strategica anche per tentare di rispondere alle loro aspettative e la Conferenza è chiamata altresì ad affrontare, accanto alle questioni di sostanza, anche quelle di metodo, se vuole scongiurare il declino e una vera ripartenza. Per dare una scossa all’Europa è necessario perciò procedere ad alcuni cambiamenti strutturali: rivedere il sistema di approvazione delle sue decisioni passando dall’unanimità del Consiglio a quello maggioritario; applicare su alcuni temi il principio della “Cooperazione Rafforzata”. Principio, per la verità storica, già presente nelle raccomandazioni del 1989, dell’allora Presidente della Commissione Europea Jacques Delors, che invitava a non sottovalutare il problema dei rapporti esistenti tra l’allargamento della Comunità e le relazioni tra gli Stati in vista della Moneta Unica; principio rilanciato nei “Trattati di Lisbona”. Questi propositi devono però fare i conti con altrettante criticità: dopo la Brexit, solo 19 paesi su 27 utilizzano l’Euro come moneta Nazionale; cosi come permangono modi di approccio diversi alle politiche migratorie; sulla lotta alle disuguaglianze, sui diritti civili e sociali, sulle dinamiche economiche ed industriali. Se non ci si muove subito, l’Europa continuerà ad essere bloccata ed ostacolata da alcuni Paesi che, pur beneficiando degli aiuti e dei fondi dell’Unione, non rispettano tutti gli indirizzi e i principi democratici. La Conferenza è una occasione per dare riscontro alle raccomandazioni che il compianto Davide Sassoli, da Presidente del Parlamento Europeo, e specie nei suoi scritti, soleva fare alle Istituzioni europee: non indugiare e avere più coraggio nell’attuare le grandi Riforme per consentire all’Europa di ritrovare se stessa sulla strada dei valori e degli ideali che l’hanno ispirata.
Prof. Pietro Pepe
Già Presidente del Consiglio Regionale Puglia