IL PARERE DELL’AVVOCATO MASSIMO MELPIGNANO SULLA RIFORMA DEL PROCESSO PENALE E SULL’URGENZA DI QUELLA CIVILE.
L’avvocato Massimo Melpignano è esperto di diritto bancario e finanziario, è presidente dell’associazione no profit Articolo 47-Liberi dal Debito.
Quale giudizio esprime sulla riforma del processo penale?
E’ difficile in questa fase di approvazione esprimere un giudizio, abbiamo un testo approvato da un ramo del Parlamento che dovrebbe essere approvato o modificato a settembre dall’altro ramo. Mancano soprattutto, come succede spesso in Italia, i decreti attuativi che dovranno essere emanati. Abbiamo quindi una norma scritta sulla quale stiamo discutendo per capisaldi che non sono stati ancora confermati e saranno perfezionati quando saranno emanati i decreti attuativi. Se vogliamo essere ragionevoli e non seguire le mode ricorrenti , diventa difficile esprimere un giudizio su una riforma che non si conosce nella sua completezza. Mentre lo spirito che anima la riforma, che è quello di ridurre i tempi dei processi, è corretto e credo che in questa ottica, eliminare tutti gli ostacoli, ovvero investire la magistratura penale su reati che possono essere sanzionati in maniera diversa, per esempio con salate sanzioni amministrative, può svolgere una funzione deflattiva. Se la strada che si imbocca è quella di fare in modo che il processo penale riguardi gli aspetti più devastanti, i fatti più rilevanti della vita sociale, certamente diventerà una buona riforma. Quello che bisogna evitare è che i cosiddetti reati minori possano essere archiviati dal P.M. e rimanere senza sanzioni. La violazione delle regole va comunque sanzionata, anche in maniera diversa, non a caso la ministra Cartabia, ha ricordato che la nostra Costituzione non parla di carcere, ma di pena e sul tipo di pena si può ragionare.
Quali sono le regole che sono cambiate per essere segnalati cattivi pagatori?
Sono entrate in vigore a gennaio di quest’anno, un poco sottotono le nuove regole di segnalazione al default. E’ un meccanismo un po’ complesso che nasce da lontano, diversi anni fa, lo stiamo subendo, nel senso che nasce sulla scia di regolamenti della UE, che come stato aderente siamo obbligati a recepire e ad applicare. Nella sostanza cosa succede. A molti di noi può capitare di avere dei ritardi di pagamento con i rapporti bancari, abbiamo ad esempio degli affidamenti, dei piccoli prestiti, dei mutui, li paghiamo in ritardo e su questo cambiano le regole. Il limite di tolleranza della banca viene di molto compresso, per quanto riguarda ad esempio i consumatori un ritardo protrattosi per 90 giorni per il pagamento anche di un importo minimo di 100 euro, può significare la segnalazione a default. Per quanto riguarda le imprese la soglia è un poco più alta, si parla di 500 euro e bisogna esaminare un altro parametro, che il ritardo sopravanzi l’1% dell’esposizione che si ha nei confronti della banca. Insomma un meccanismo non esattamente facilissimo e di immediata comprensione per tutti che ci induce a fornire una regola di buon comportamento: mai pagare in ritardo le rate e il ritardo se c’è, deve essere il più breve possibile, la banca non perdona. Le banche sulla base di questa normativa saranno obbligate a scegliere, tenere in ordine i propri bilanci, essere banche che si presentano sul mercato agli azionisti e nella comunità della finanza come banche solide ed affidabili o a chiudere un occhio ed aiutare cittadini e imprese. Proviamo da soli ad immaginare quale sarà la risposta delle banche e quali saranno i comportamenti che porranno in essere.
Ci sarà mai una riforma della giustizia civile? Cosa bisogna cambiare e migliorare?
Si parla tanto della riforma penale, ma un tema altrettanto importante è quello della riforma della giustizia civile che è nell’agenda del governo e ci sono anche dei testi che circolano. Impatta meno sull’opinione pubblica, ma impatta in misura maggiore sulle regole per l’armonia sociale e su quelle del buon funzionamento economico. Le norme di cui si deve occupare la riforma sono diverse: assetti societari, antitrust, privacy, tutela della proprietà privata. La strada imboccata è quella ampliare il ventaglio del ricorso agli strumenti ADR, cioè quelli alternativi al contenzioso, una strada che è stata imboccata diversi anni fa, nel 2010, introducendo una mediazione obbligatoria civile e commerciale che non ha sortito forse gli effetti sperati, ma quella è la strada. E’ stato introdotto lo strumento della negoziazione assistita e va detto che anche in alcuni ambiti i procedimenti in ADR incardinati presso le authority, anche in organismi in materia bancaria e finanziaria gestiti da Banca d’Italia o da Consob come l’arbitro bancario e finanziario, l’arbitro delle controversie finanziarie, hanno dato buoni risultati. Credo che si possa affermare che nessuno di questi risultati sia in linea forse con gli obiettivi che ci si era prefissi, ma cambiare un sistema ci vuole del tempo, richiede un cambio di mentalità di tutti gli operatori del diritto, un salto culturale e tecnologico, di strutture, di organizzazione e di logistica. Anche qui il tema centrale è la durata equa e ragionevole del processo. L’altro grande tema è quello di ampliare le possibilità di risolvere il conflitto con strumenti alternativi al processo e su questo il comportamento non collaborativo da una parte o il comportamento inutilmente ostativo alla ricerca di una soluzione stragiudiziale dovrebbe trovare sanzioni più incisive rispetto a quelle estremamente blande che oggi sono previste.