A sei anni circa dalla pubblicazione dell’enciclica ‘Laudato si’- sembra che la salvaguardia della “nostra casa comune”, il pianeta Terra, non abbia fatto alcun passo decisivo. “Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla”. G. MASTROJENI, segretario generale aggiunto dell’Unione per il Mediterraneo, docente di Ambiente in diverse università, domanda: “Vuole sapere qual è il più trascurato dei fattori economici? Molto semplice: la libertà”. Si intuisce che non si riferisce alla libertà d’impresa né alla visione dell’economia come libero campo di battaglia da cui esce vincitore il più forte. “La vera libertà di cui abbiamo bisogno –puntualizza MASTROJENI- è la consapevolezza dei nostri limiti. Solo se impariamo a conoscerci in profondità possiamo evitare di diventare schiavi dei pregiudizi improduttivi, dei luoghi comuni, degli idoli”. Occupandosi della correlazione tra cambiamenti climatici e crisi umanitarie, sottolinea che bisogna partire dal piccolo, dalle abitudini di tutti i giorni, anche se le sfide ambientali richiedono una prospettiva necessariamente globale. L’alimentazione, l’abbigliamento, la mobilità e i trasporti, la gestione dei rifiuti, le buone pratiche del “voto con il portafoglio” nell’acquisto dei prodotti, spostando i consumi su binari più sostenibili, sono quei gesti, in apparenza irrilevanti, da cui può scaturire una trasformazione radicale degli assetti economici e sociali. Vi è anche quello che attiene alla responsabilità delle Istituzioni e delle classi dirigenti. Coloro che pensano a ottenere il massimo dei profitti, non si preoccupano dell’impatto socio-ambientale. Papa Francesco aveva messo in guardia: “L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente”. C’è bisogno di una “conversione ecologica” per far prevalere la “tendenza a concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune”. I giovani di Assisi hanno risposto all’appello del Papa e si sono provati a elaborare una piattaforma di sviluppo sostenuta da quella “ecologia integrale” che mira alla custodia del creato e alla promozione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. Nel documento finale tra l’altro chiedono:
-il tema della custodia dei beni comuni (specialmente quelli globali quali l’atmosfera, le foreste, gli oceani, la terra, le risorse naturali, gli ecosistemi tutti, la biodiversità, le sementi) sia posto al centro delle agende dei governi e degli insegnamenti nelle scuole, università, business school di tutto il mondo;
-venga attivata una comunione mondiale delle tecnologie più avanzate perché anche nei paesi a basso reddito si possano realizzare produzioni sostenibili; si superi la povertà energetica -fonte di disparità economica, sociale e culturale- per realizzare la giustizia climatica.
La solidarietà e la fraternità universale non possono restare semplici enunciazioni, ma divenire obiettivi raggiungibili.
In questo contesto appare sintomatico che il governo italiano abbia da poco deliberato la creazione del ministero della Transizione Ecologica.
AMBIENTE: Opportunità non problema!
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