Nella Pasqua del 1943, in pieno svolgimento del secondo conflitto mondiale, è da segnalare la vicenda di Lucia Mastromarino, esercente di un noto negozio di lane e biancheria in via Vittorio Veneto 106 , accanto alla sua abitazione. Madre di 10 figli nel 1929 rimaneva vedova del marito Oliva Angelosante che ritiratosi dalla guerra del primo conflitto mondiale, si ammala e muore, lasciandola sola alla sussistenza della numerosa famiglia.
Durante il secondo conflitto mondiale due suoi figli Gennaro e Giuseppe erano prigionieri. Giuseppe prigioniero in Inghilterra, Gennaro, ufficiale catturato in Africa e deportato nel campo di Yol, sotto l’Himalaya.
Venne a conoscenza della presenza di prigionieri inglesi evasi e, in collaborazione con altre madri e con l’avvallo e sostegno del cappellano militare del Campo 65 ( in via Gravina) don Ciccio Jolis, fornì loro alimenti e conforto nella Pasqua del 1943, consentendo loro di rientrare nelle linee di appartenenza.
Per quest’ultima iniziativa ella fu sottoposta dall’OVRA, la polizia segreta fascista, a perquisizioni, interrogatori con l’accusa di collaborazione col nemico. La sua risposta da donna ferma e decisa fu la seguente:
Noi madri ci auguriamo che le madri di questi giovani si comportino allo stesso modo verso i prigionieri italiani. Né i nostri figli, né i loro avevano motivo di odiarsi: sono stati mandati ad ammazzarsi fra loro.
Dall’Ambasciata britannica in Roma a firma del Maresciallo Alexander ebbe un significativo Attestato di Benemerenza e gratitudine che così recita: “la ringraziamo per il prezioso aiuto da lei dato ai prigionieri alleati evasi ed ai militari operanti dietro le linee”.
Per queste motivazioni è stata già inviata istanza di dedicazione di una via alla Amministrazione Comunale.
Lillino CALIA
Nipote